di Luca Miraglia
“Un vino fatto da una donna ha sempre una marcia in più”.
Con questa personalissima ma pienamente condivisibile premessa si è concluso, nella cornice – accogliente come al solito – dell’enosteria Cap’Alice di Mario Lombardi, anche il terzo ciclo degli incontri “Storie di vini e vigne” organizzati con passione e non comuni capacità dalla giornalista Marina Alaimo. Incontri che hanno visto come ultima protagonista in ordine temporale la vulcanica Rosanna Petrozziello, titolare dell’azienda “I Favati” di Cesinali (AV), la quale ha presentato una doppia “verticale” dei vini bianchi di punta, ovvero il Fiano di Avellino “Pietramara Etichetta Bianca” nelle annate 2010, 2011, 2012 e 2013, ed il Greco di Tufo “Terrantica Etichetta Bianca” nelle annate 2009, 2010, 2011 e 2012.
Si tratta di una realtà che ha restituito nuova vita – grazie al rinnovo generazionale della famiglia ed in particolare all’iniziativa di Rosanna, che per dedicarsi alla vitivinicoltura ha lasciato la sicurezza del posto in banca – ad una tradizione agricola risalente ai primi del ‘900 ma che si stava perdendo.
La scelta di intraprendere l’arduo percorso è stata fatta, con risolutezza ma anche incoscienza (come la stessa Rosanna ammette) nel 1996, con il primo passo del reimpianto di vigneti sui terreni ormai pressoché abbandonati dell’antica proprietà familiare.
Tuttavia il salto di qualità va datato al 2007 ed all’incontro con il giovane enologo Vincenzo Mercurio, insieme al quale sono state approfondite innanzitutto le caratteristiche pedoclimatiche dell’areale di Cesinali (sito non lontano da Atripalda e sino ad allora poco dedito alla coltura della vite), poi quelle dei terreni, per giungere al perfezionamento di tecniche di cantina in grado di valorizzare i vitigni tipici della zona (Greco di Tufo, Fiano di Avellino ed Aglianico).
Si è infine puntato, grazie alla scelta di attuare vendemmie differite nel tempo, all’ampliamento della gamma dei prodotti, che attualmente comprende anche due spumanti vinificati con il metodo charmat ed ha raggiunto all’incirca le 150.000 bottiglie annue su 16 ettari vitati.
Molto interessante la scelta di proporre a confronto, durante la serata, in una doppia “verticale”, i due vini simbolo dell’azienda, il Greco ed il Fiano, dalle caratteristiche notoriamente assai differenti ma che hanno mostrato, in degustazione, alcuni tratti salienti comuni, quali lo spettro olfattivo molto ricco ed una grande esuberanza di fondo, segno quest’ultima di notevoli prospettive in termini di capacità di invecchiamento.
Le quattro annate di Fiano – proposto in apertura nei millesimi 2010, 2011, 2012 e 2013 – hanno evidenziato, in particolare all’olfatto, una comune, gradevole nota fumé, quasi da riesling alsaziano, seguita da sentori di grande finezza minerale che, nell’annata più giovane, si sono manifestati in note di tè e camomilla.
Il palato si è dimostrato di grande equilibrio, con una bella salinità ed una verve giovane – anche nel millesimo 2009 – che ha costituito un’ulteriore riprova della longevità di questa tipologia di vino.
Per converso, il Greco – vino imprevedibile ma spettacolare come pochi – ha generato emozioni diverse per ogni singolo assaggio: dal naso evoluto, ma molto piacevole con i suoi sentori di mela cotogna e miele, dell’annata 2009, alla struttura ricca e sapida della 2010 e della 2011 – ambedue efficacemente definiti da Rosanna “vini da carne” – per concludere con la tensione dinamica percepita nel millesimo più giovane, dai multiformi sentori olfattivi (nespola, anice) e dal sorso pieno ma nel contempo sottile ed elegante.
Vini che, nonostante la zona di provenienza sia ancora considerata fra quelle “minori” dell’areale irpino, hanno dimostrato con chiara evidenza che la cura in vigna e l’attenzione in cantina, basate sulla grande passione per ciò che si sta facendo, possono condurre a risultati inaspettati e di piena soddisfazione: quella che abbiamo percepito nello sguardo e nelle intense parole di Rosanna Petrozziello, un’altra donna del vino forte e decisa.
La scelta degli abbinamenti gastronomici effettuata per la serata ha privilegiato il mare, peraltro con due piatti a tinte ben delineate: in primis il polpo alla brace su crema di patate, accompagnato da un fiore di zucca ripieno di ricotta; a seguire una tagliata di tonno rosso con insalata di scarola ed arance.
La conclusione è stata affidata ad uno choux con crema di limoni e frutta di stagione.
Anche quest’ultimo appuntamento della stagione ha visto un pubblico numeroso ed attento, equamente suddiviso tra volti nuovi ed habitués, tutti entusiasti di un format che deve il suo crescente successo alla capacità di coniugare l’informazione enogastronomica, la conoscenza di personaggi di intensa personalità e la convivialità di una serata “diversa”, rappresentando perciò un unicum in un panorama di eventi fin troppo omologati: aspettiamo quindi, con ansia, la prossima stagione!
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