di Marina Betto
Il bello d’Italia è che ha tante storie da raccontare; le saghe familiari che si intrecciano tra i rami di alberi genealogici antichi sono presenti anche nel mondo del vino. L’attività agricola è stata la prima grande occupazione delle famiglie nobili e la storia del vino Fiorano è stata fatta dal Principe Alberico Boncompagni Ludovisi. Siamo sull’Appia Antica alle porte di Roma in piena campagna romana cioè così vicini alla città e nello stesso tempo così lontani, distanti da smog e traffico, nella quiete campestre di biondi campi di grano qua e là interrotti dalla chioma verde scura di magnifici pini. La Fattoria di Fiorano è un oasi accogliente dove Alessia Antinori riceve i suoi ospiti per far assaggiare loro il suo vino e spiegare la sua attività di imprenditrice vitivinicola. Marchesi Antinori è uno dei brand vinicoli più prestigiosi del mondo e Alessia si è forse ritagliata qui a Fiorano il suo campo. L’ultima annata prodotta di Fiorano è stata la 1995 quando la produzione subì un arresto voluto dal Principe Alberico; nel 1998 per volere dello stesso Principe fu espiantata la vigna, tutti i filari di Merlot, Cabernet, Semillon e Malvasia con i quali si producevano un vino rosso e due vini bianchi eccezionali. Oggi Alessia ci riprova seguendo i consigli di suo padre e con l’aiuto di Renzo Cotarella, nonostante la guerra legale in corso con Alessandroiacopo Boncompagni Ludovisi per i diritti sul nome.
L’occasione per bere il suo vino è stata una cena in campagna, tra tanti amici fatta ai bordi di un orto lussureggiante occasione per sorseggiare anche due vini veramente speciali il Fiorano Semillon 1995- Fattoria di Fiorano e il Cervaro 1995- Castello della Sala. Renzo Cotarella ha mosso i suoi primi passi in Antinori a Castello della Sala spinto da passione e dal piacere di lavorare a fianco del marchese Piero che aveva già nei primi anni “80 idee innovative sul vino, progettando il Cervaro come bianco da invecchiamento o comunque in grado di evolversi, la cui vera prima annata è la “86. Renzo ricorda che l’annata fu fresca con un agosto piovoso, elementi che si ritrovano nel vino con accenti verdi e di fungo porcino. Del Castello della Sala 1995 sono rimaste pochissime bottiglie e quelle degustate in questa serata sono arrivate tutte da New York. Il menù ideato da Benny Gili (La Baia- Fregene) ha previsto tre piatti di pesce: Risotto alla crema di scampi crudi e paprika affumicata, gli spaghetti con le telline (un grande classico del litorale laziale) e la spatola con i pinoli, annaffiati da Fiorano bianco 2014 e Fiorano Rosso2011- Fattoria di Fiorano .
Il Fiorano bianco profuma di erbe aromatiche e in bocca ha suadenza e grassezza glicerica, un tessuto morbido e vellutato che riempie la bocca e un filo di sapidità lunga e affumicata che lo contraddistingue; il Fiorano Rosso profuma di macchia mediterranea, ciliegie e spezie, possiede un’ impronta tannica subito evidente a cui segue la freschezza e il sapido ben integrato. Per il dopocena insieme alla selezione di formaggi biologici e biscotteria secca ecco le star della serata: Fiorano Semillon 1995- Fattoria di Fiorano e Cervaro 1995- Castello della Sala. Il Cervaro 1995 profuma di idrocarburi e sale, gomma pane. In bocca miele e fumo si mescolano alla vaniglia e ad un certo non so che di zuccherato; fresco e molto persistente per i suoi 22 anni regala ancora note citrine. Il Fiorano 1995 ha veste giallo oro carico, brillante; naso che ricorda il miele, i frutti antichi e tannici, gli idrocarburi. La bocca è sapida lievemente ossidata tanto da sembrare un vino macerato, di quelli che subiscono un lungo invecchiamento in anfora. Due vini straordinari così diversi, uno Semillon (il vitigno con cui si fa il Sauterne) l’altro Chardonnay, due realtà distanti ma ancora capaci di dare intensità, freschezza, brillantezza. L’ossessione di Piero Antinori è sempre stata l’innovazione di uno scenario possibile e la sua produzione di bianchi rappresenta oggi un modello di produzione.
Il Fiorano è totalmente un altro vino con una leggera botritys che lo ammanta, in cui si sente il terreno lavico laziale, i venti salmastri che arrivano dal Tirreno, forse meglio oggi che 22 anni fa; unico nel suo genere perchè non esistono Semillon in purezza in Italia; un vino innovativo ancora oggi figuriamoci cinquanta anni fa . Due vini con un’evoluzione opposta, uno che va sull’acidulo l’altro più dolce, il Cervaro nervoso mentre il Fiorano si può definire morbido. Due vini dalla fondamentale personalità.
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