PAPA
Uva: primitivo
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
In quell’ora che segna il lento volgere al termine di un lungo pasto, arriva il passito. Il vino dolce che prolunga e ammorbidisce il difficile distacco dalla tavola dove si è consumato il rito del cibo e della convivialità. E’ un piacere che non limita il tempo, ma già sa di congedo. Mi piace associare immagini romantiche all’idea dei vini dolci che in Campania sono sempre meno “idea” ma realtà concreta. Da qualche anno, abbiamo, infatti, una discreta produzione, che, ultimamente mostra competenza e grande fantasia, in barba a coloro i quali associano al passito solo quello di Pantelleria.
Durante una delle degustazioni nel corso di Vitigno Italia, hanno fatto capolino le piccole vigne. Una carrellata interessante e sorprendente. Mi aspettavo fossero vini più “timidi”e negli schemi ed invece mi sono dovuta ricredere. Ho scelto per la degustazione il Fastignano 2003 della cantina Papa. E’ un’azienda di Falciano del Massico in provincia di Caserta ed il suo vino dolce è un rosso da uve primitivo. E’ risultato un vino di grande carica espressiva, molto personale dato il trattamento di fermentazione e maturazione così prepotente in legno. La scelta dell’annata per la degustazione che Papa ci ha proposto è stata ardita e questo mi ha colpito. Un vino quasi al limite del suo percorso eppure ancora così forte, espressivo, gradevole.
All’esame visivo risulta di un rosso granato denso e già si nota l’età nel colore, in cui esprime l’aranciato di un vino assolutamente compiuto. Il naso e la bocca sono un tutt’uno. Chiuso, appena versato nel bicchiere, si ossigena ed esprime pian piano la sua forza ruvida. Io noto subito un ricordo di amarena sotto spirito cui seguono le spezie. Fitte ritroviamo la cannella, poi il pepe ed ecco la bacca di ginepro. Percepisco un gusto cupo, leggermente affumicato. Il vino urla ancora il suo legno e spiazza piacevolmente il mio palato da “signorina del bianco” abituato, dalla degustazione, a una dolcezza più immediata e comprensibile. Al tatto è ancora morbido ma non propriamente dolce. Inatteso, azzardato, domato.
Per l’abbinamento col cibo non posso che rimettermi al suggerimento della Sommelier Nicoletta Gargiulo che consigliava l’anatra. Per un abbinamento personale, forse un po’ vizioso, lascerei questo bicchiere da sorseggiare in meditazione, magari con un sigaro, così da prolungare la tavola ormai da tempo dismessa.
Questa scheda è di Sara Marte
Asssaggio del 22 novembre 2007, Vino dei Blogger-12
Voglio utilizzare la nuova edizione del Vino dei Blogger per mettere in vetrina il rosso dolce di Falciano del Massico, un bel paesino di buona tradizione vitivinicola in provincia di Caserta. Già, proprio così, al termine quasi della cavalcata trionfale del vino italiano nella quale sono state cannibalizzate alcune tipologie (i rosati, i moscati), tiro fuori dallo scaffale della memoria il Fastignano 2003 dell’azienda Papa, piccola realtà impiantata a Falciano dove da oltre cento anni l’Ager Falernum, l’antica Bordeaux di Roma, è sopravvissuto soprattutto grazie al primitivo portato alla fine dell’800 dalla famiglia Zecca originaria, ovviamente, della Puglia.
L’uva si è ben insediata in questa conca calda e assolata in riva al mare protetta dal Massico e dalla catena collinare e montuosa dove fu costruita Sinuessa, oggi Sessa Aurunca. Le tracce del passato non sono un esercizio scolastico, quello del genere delle citazioni prese dai libri delle citazioni usate per i temini, ma vivono profonde nei toponimi, nei reperti archeologici imponenti e familiari, nelle stesse consuetudini agricole del territorio prima impaludato e poi liberato dalla malaria, qui dove regna la bufala. La viticoltura e la vinificazione sono proseguite grazie a Michele Moio a Mondragone, poi con Villa Matilde nella vicina Cellole, siamo a ridosso del confine tra Lazio e Campania e, dunque, con la nascita di altre piccole aziende (Masseria Felicia, Papa, Trabucco, Perrotta Amore) che hanno legato il loro nome al Falerno.
Antonio Papa e il padre Gennaro hanno chiamato Maurilio Chioccia da Orvieto ad interpretare la loro uva e, sarà stata influenza dell’Aleatico laziale, la suggestione del passato dolce di residui zuccherini, improvvisa è nata l’idea di fare un passito usando le uve di una vigna di circa 80 anni appena fuori il paese, precedente la fillossera che in Campania è arrivata negli anni ’30, poco prima della guerra. Il procedimento è molto semplice, l’uva si raccoglie surmatura, la resa, pensate un po’, difficilmente supera i 20 quintali per ettaro, si vinifica con calma e tempi lunghi, poi, dopo la svinatura, si decanta in acciaio. Segue il passaggio in legno, secondo se non addirittura terzo passaggio, poi ancora acciaio e voilà, alla fine abbiamo il Primitivo dolce. Non è il punto forte di Antonio, intendiamoci, loro vanno alla grande con il Campantuono, un Falerno dalla longevità straordinaria, ma è, come si dice a Napoli, uno sfizio capace di regalare buone soddisfazioni a chi lo apprezza e lo prende come tale. Il Fastignano, ancora Roma, prende il nome da un vino antico, il Faustino e in questo suo proporsi manifesta la voglia di trasmettere continuità e sicurezza: la dolcezza è frutta, non stucchevole, la struttura potente, l’alcol viaggia sopra i 15 gradi, ma la freschezza rimette equilibrio nel bicchiere potente, ricco, infinito, davvero molto piacevole.
Sinceramente amo molto bere il Fastignano chiacchierando per molte ore sulla tavola domenicale, ma vi accontento segnalando una crostata di castagne, magari fatta da Antonietta, la moglie di Berardino Lombardi, e servita nel suo agriturismo Terre di Conca, il buon ritiro di Luigi Cremona, o il sacro luogo di degustazione di Fabio Rizzari a Giampaolo Gravina quando vengono in Campania. Bevete Fastignano, ora è in giro un po’ di 2005.
Sede a Falciano del Massico, Piazza Limata 2
Tel. e fax 0823.931267
Sito: http://www.cantinapapa.it
Email: cantinapapa@libero.it
Enologo: Maurilio Chioccia
Bottiglie prodotte: 10.000
Ettari: 4 di proprietà
Vitigni: primitivo
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