di Virginia Di Falco
«Un paradiso a due passi da Roma». Ha ragione Giuseppe Cerasa a definire così la Tuscia, nel volumetto uscito per la fortunata serie delle Guide di Repubblica. E non si può non pensarci mentre se ne attraversano il verde, il grano e gli olivi, in una campagna che da sola vale il viaggio. E poi la Storia, i palazzi, le chiese.
Tra i borghi medievali da visitare, sicuramente Farnese, arroccata su una rupe di tufo che guarda al lago di Bolsena ma anche alla Toscana. Meno di 1500 anime abitano in stradine e vicoli tra i più fioriti d’Italia.
In uno di questi, c’è l’osteria Piazzetta del Sole di Miriam Mareschi e Antonella Ferrari, da un bel po’ di anni roccaforte enogastronomica della Tuscia; e dall’edizione 2020 della Guida Slow Food anche Chiocciola.
Un luogo protetto, raccolto, intimo. Qui il nome ‘piazzetta’ sta senza dubbio per chiacchiere e condivisione. Ma con i ritmi lenti delle vecchie osterie.
Una sala che ritroviamo ancora più elegante, dove il gusto dei particolari è sussurrato – proprio come tutto il resto, senza ostentazione. Luce calda, legno caldissimo, fiori freschi ai tavoli. Miriam in sala e Antonella in cucina, in una divisione del lavoro che sfuma nel loro racconto del territorio per voce sola — nel calice come nel piatto.
La novità in realtà c’è (oltre alla conquista della Chiocciola). Ed è che Miriam, a furia di cercare etichette naturali in zona, per una carta sempre curiosa e in movimento, è diventata vignaiola ed è riuscita a produrre le sue prime bottiglie.
Abbiamo provato il bianco Itinera (Malvasia con il 70% di Procanico) e il rosso Tibu (Grechetto rosso), entrambi da antichi vigneti recuperati, in accompagnamento a piatti sempre pieni di sapore e carattere, ma che riescono a mantenere un distintivo tratto gentile.
L’autunno dei boschi e della campagna sta tutto nelle semplici voci del menu giornaliero, dove trovate quattro o cinque piatti per portata e dove la traccia da seguire è ben delineata, dai fichi ai funghi; dai formaggi caprini prodotti in zona, alla pasta fresca fatta a mano con acqua e (diverse) farine, fino alla carne maremmana e ai dolci di stagione.
L’antipasto più succulento è quello con fichi e prosciutto. Ogni fico avvolto nel prosciutto locale cotto al forno, servito con salsa al sesamo e crackers di pane.
I primi sono di pasta fresca, e oltre all’imbattibile lasagna di Antonella, sono da provare anche le “biche”, versione femminile dei lombrichelli, con i porcini, dal sapore confortevole; e le fettuccine con farina di grano arso con finferli e salsiccia.
Ancora porcini (ma sono appena arrivati, conviene approfittarne) spadellati con le patate, oppure il sapore più robusto e piacevolmente amarognolo dello spezzatino maremmano alla cacciatora.
Si chiude con una torta alle nocciole, oppure con una mousse profumata alla cannella.
Una cucina schietta, con i piedi ben piantati nel territorio ma mai piatta o monotona: troverete ricette solide ma anche tanta curiosità. E, soprattutto, un posto dove stare bene.
Conto sui 40 euro.
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QUESTA LA NOSTRA PRIMA RECENSIONE:
di Virginia Di Falco
Farnese è un piccolo borgo medievale in provincia di Viterbo, incastonato tra la pietra tufacea e gli ulivi che segnano il paesaggio della Tuscia e della Maremma tosco-laziale. Qui, tra le viuzze del centro storico ingentilite dalla condivisione di fiori e piante sulle scale e nei cortili delle case, trovate il piccolo ingresso, quasi nascosto, dell’osteria Piazzetta del Sole.
Aperta nel 2002 da Miriam Mareschi e Antonella Ferrari, che si dividono tra sala e cucina, la Piazzetta è uno di quei posticini, sempre piacevoli, a metà tra l’osteria curata e l’aria di casa.
Proprio come in una grande sala da pranzo, arredata con mobili d’epoca e resa calda dal legno di soffitto e pavimento, con i tavoli distanziati il giusto ma che consentono di condividere qualche momento di socializzazione come ai vecchi tempi, quando c’era sempre un personaggio, tra i clienti abituali, ad aprire la discussione su come funziona l’universo mondo.
Il servizio è informale, quasi familiare, ma con la professionalità necessaria. Con una sobrietà e un tocco di carattere che leggerete sia nella conduzione della sala che nella mano in cucina.
Uno sguardo attento, colto, ai piatti della tradizione locale con una virata verso l’alleggerimento che non è mai esasperata. Dove, cioè, l’alleggerimento non è una missione divina prescritta dal Corano ma il tentativo di rendere più equilibrati piatti che solo 50 anni fa rispondevano ad esigenze alimentari (ed energetiche) diametralmente opposte rispetto a quelle odierne. Con il risultato di servire dei piatti che, per quanto ricchi e dalle porzioni indubbiamente generose, si lasciano gustare e non costringono al doloroso silenzio della digestione difficile una volta finito.
Il menu, molto ben organizzato, prevede la scelta di sette antipasti, quattro primi piatti, sei secondi e quattro dessert. Si privilegiano prodotti locali e di stagione, soprattutto verdure ed ortaggi, anche qui con uno sguardo alle produzioni biologiche, ma senza esagerare: contano molto di più le relazioni tra le persone, i contatti, la rete di produttori. Con le dinamiche tipiche della comunità piuttosto che della società.
Esattamente come nella piccola carta dei vini, compilata a mano a seconda delle disponibilità, con ricarichi onestissimi e la curiosità per le nuove aziende, soprattutto laziali e in particolare del Viterbese.
Tra gli antipasti, una panzanella ancora molto estiva, freschissima, “scomposta” dalla fantasia della chef, dove il classico piatto di pane raffermo, pomodori e profumi dell’orto qui prevede l’aggiunta di tonno, pecorino di Farnese e cipolle. Molto gustosa e fresca anche la crudità di zucchine, tagliate sottilissime e servite in una sorta di insalata con pere, pinoli e grana.
Tutti ricchi, di ingredienti e sapori, i primi piatti. Dalla consistenza dei maltagliati in una delle combinazioni più ricorrenti nella Tuscia: finocchio selvatico, pomodorini secchi, guanciale e pecorino, con una pasta fresca all’uovo porosa il giusto e la cottura del guanciale che esalta la morbidezza del grasso più che la sapidità. Alle tagliatelle fatte a mano e condite con il sugo di polpettine a base di pomodoro e cipolle, un classico piatto casalingo ben eseguito ma reso più vivace dalla spinta acida data dall’aggiunta del limone al macinato di carne. Golosa e piena, infine, la lasagnetta alla parmigiana con mozzarella di bufala.
Tra i secondi, un delicato coniglio in agrodolce, prova ben riuscita di come si può ‘addomesticare’ una carne senza snaturarla e un filetto di maiale dalla cottura indovinata, in crosta di pistacchi e ancora un rimando alla cucina di casa con le patate al forno dal taglio irregolare.
Chiusura dolce ma non stucchevole con una crema di ricotta e salsa di pesche.
Nel complesso una esperienza molto più che piacevole, soprattutto per chi necessita di una pausa con una cucina pulita, genuina e una non trascurabile dose di fattore umano.
Conto sui 35 euro.
Osteria Piazzetta del Sole
Via XX Settembre, 129
Tel. 0761 45 86 06
- 392 98 93 879
Aperta:
dal giovedì alla domenica tutte le sere, pranzo solo sabato e domenica
www.piazzettadelsole.com
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