Cucina di pesce a L’Ancora del Nettuno Lounge Beach di Torre Annunziata: in carta peschiamo il Falerno Bianco di Moio, la storica azienda di Mondragone, una delle prime in Campania, fondata da Michele e gestita adesso dal figlio Bruno. Una azienda che ha fatto epoca, difendendo il nome del Falerno in un’epoca storica in cui i vini meridionali semplicemente non esistevano, masse indistinte che finivano al Nord o in Francia.
Era da tempo che non avevamo questo bianco da Falanghina in purezza nel nostro bicchiere e dobbiamo dire che ci siamo trovati davanti ad un piccolo grande vino. Uno di quei casi un cui non c’è partita tra la qualità e il prezzo. Provato su un paio di piatti di Andrea Raiola oltre che sulla buona pizza margherita di Luigi Spagnoli, si è dimostrato un grande bianco da pasto. Capace di reggere il confronto anche con il Fiano di Marsella del 2014.
Un vino sicuramente ancora molto giovane, in cui l’acidità spinta continua a farla da padrona rinfrescando la bocca e spazzando via il cibo in modo efficace e piacevole. Ma ci è piaciuto anche il tono sapido e minerale al palato, le buone note di frutta al naso, la chiusura leggermente amara che fa venire voglia di tornare a bere. Un Falanghina autorevole, molto diversa da quella dei Campi Flegrei perché nel bicchiere esprime soprattutto la potenza. Bisognerà fare un ragionamento sul Falerno Bianco che troppo spesso viene messo in secondo piano rispetto al rosso e che invece ha il vantaggio di avere un solo vitigno e dunque un profilo sensoriale più omogeneo pur nella diversità delle interpretazioni. La conferma, insomma, che Moio resta sempre un riferimento territoriale molto preciso ed efficace, non a caso a Napoli è una di quelle aziende che ristoratori e pizzaioli inseriscono sempre con piacere.
www.cantinemoio.it
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