VILLA MATILDE
Uva: aglianico e piedirosso
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Un tappo appena appena più lungo separa questo vino dalla fascia media a quella alta. A quattro anni dalla vendemmia, infatti, il sughero ha fatto quasi completamente il suo dovere e la prima sensazione è quella di un vino ossidato. Poi, dopo qualche minuto di buona ossigenazione il Falerno si riprende completamente e mostra tutta la potenza della zona calda della conca in cui viene prodotto, a cominciare dal colore, un rosso rubino cupo, impenetrabile, vivo. I sentori di chiuso lasciano il campo olfattivo a spiccate note balsamiche fresche molto gradevoli, alla confettura di amarena, sottofondo di cotto, al caffé ben tostato, quasi bruciato, che regalano un naso complesso, molto lungo e intenso, tipico, appunto, dei rossi di grande stoffa. Eppure stiamo parlando del base di Maria Ida e Tani, venduto ben al di sotto dei dieci euro, siamo a quota sei, di una annata un po’ difficoltosa per via di un tempo incerto e piovoso che ha spinto molti produttori ad evitare di produrre i propri top wine. Invece in questo caso il Falerno conferma l’unicità del terroir in cui viene prodotto, sviluppando concentrazione e buona frutta. L’ingresso in bocca è abbastanza morbido ma non ruffiano, l’uso del legno appare evidentemente poco accennato, siamo già alla fase di ripensamento del ruolo di questo strumento, mentre spiccano con molta evidenza l’alcol, la freschezza e la mineralità. Come sempre nei blend tra aglianico e piedirosso, nei primi anni prevalgono le caratteristiche del vitigno meno nobile che contribuisce in genere a diluire la struttura del vino, ad ammorbidire l’ingresso e a renderlo più bevibile lasciando in sottofondo spesso alcune note verdi non sempre gradevoli mentre con il passare del tempo emerge con prepotenza l’aglianico grazie alla sua stupefacente struttura. Così il vino cambia stoffa con il passare delle stagioni avanzando la sua candidatura per le grandi occasioni. Sicuramente il Falerno 2002 è in questo momento un rosso molto autorevole, la cui struttura tannica risolta ma comunque presente esige l’abbinamento con formaggi ben stagionati oppure con piatti di carne salsati e speziati come può essere ad esempio una braciola di capra. Potrebbe vivere ancora molto a lungo, credo almeno una decina di anni ancora, ma in questo caso ha bisogno, ripeto, di essere ritappato. Così com’è lo promuoviamo a pieni voti per la tipicità e per il grande rapporto tra qualità prezzo, di gran lunga superiore da questo punto di vista alla maggioranza dei Taurasi in circolazione, paragonabile semmai al target dell’Aglianico del Vulture. Tra i tanti vini in cui è impegnato Riccardo Cotarella, credo che questo sia tra quelli che maggiormente ha interpretato il genius loci del territorio, ci riferiamo al Massico nel quale esplode la potenza della frutta mentre altrove vince soprattutto l’equilibrio e l’eleganza tipica dei vigneti piantati nelle zone fredde. Il mio consiglio agli appassionati è comunque quello di comprare due o tre casse di Falerno rosso base di Villa Matilde, conservarlo e stapparlo sempre almeno dopo quattro, cinque anni, per poter godere meglio della linea evolutiva.
Sede a Cellole, Via Domitiana, 18, Km 4,700. Tel. 0823 932088, fax 0823 932134. E mail: info@fattoriavillamatilde.com , sito www.fattoriavillamatilde.com. Enologo: Riccardo Cotarella. Ettari: 90 di cui 62 vitati. Bottiglie prodotte: 550.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, abbuoto, coda di volpe rosso, falanghina, coda di volpe
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