di Roberta Raia
Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto.
E’ accaduto! L’ Ager Falernus si sposta a Napoli, siamo in trenta, in una sala elegantissima di villa Domi, a partecipare all’orizzontale 2004 dell’immortale Falerno, organizzata da Monica Piscitelli e Luciano Pignataro con l’intervento di Marco Ricciardi e Maria Teresa Lanza. Sono loro ad accompagnarci in un sentiero intriso di storia, tradizione e professionalità, aprendo il varco della sensorialità dei vini in degustazione e rendendo partecipe la platea con spunti tecnici.
Il Falerno può essere considerato il primo Cru al mondo, la prima DOC dell’enologia mondiale: già gli antichi Romani, infatti, conservavano il prezioso vino in anfore sigillate con appositi tappi, catalogandole con delle targhette che indicavano la provenienza delle uve, l’annata e il nome del produttore.
Il Falerno, il vino degli eletti, di cui hanno tessuto le lodi Plinio, Marziale, Orazio e Virgilio, rendendolo eterno, riesce ancora oggi a stupire, imponendosi con il gusto sapiente dell’esperienza, la magia del passato ed un carattere saggio che lo rende maestro sulla nostra tavola.
Oggi l’area geografica di questo eccellente vino è estremamente ristretta, limitata ai comuni di Sessa Aurunca, Cellole, Falciano del Massico, Carinola e Mondragone, ubicati all’estremità nord-occidentale della provincia di Caserta, zona che gli antichi Romani chiamavano Ager Falernus. Qui si vinifica il Falerno DOC, nel territorio dei rilievi calcarei del Monte Massico che, partendo dalle pendici del vulcano spento di Roccamonfina, arriva alla costa, confinando con le piane del Volturno e del Garigliano fra Mondragone e Sessa Aurunca.
In questo territorio estremamente eterogeneo, germina la culla del Falerno: la carezza del mare, la protezione paterna del Monte Massico e la presenza del vulcano spento di Roccamonfina, fanno di questo territorio una zona d’elezione, costituendo un microclima unico e pregevolissimo. La litologia “ isterica”, inoltre, ora costituita da terreni sciolti, ora a medio impasto, ora argillosa, rende questo fazzoletto di terra particolarmente vocato alla coltivazione della vite e alla produzione del Falerno, in tutte le sue sfaccettature.
Il Falerno è una DOC di “territorio” (cioè che prende il nome da un luogo e non dal vitigno, come accade spesso in Campania); potremmo considerarla una DOC “anomala”, in quanto nel disciplinare sono ammessi due uvaggi diversi:
– Falerno del Massico rosso, prodotto nelle seguenti percentuali: Aglianico 60-80%, in uvaggio con Piedirosso e Barbera
– Falerno del Massico Primitivo, prodotto con uve del vitigno primitivo sia in purezza che in uvaggio con il 15% di Aglianico, Piedirosso e Barbera.
In questo scenario così disomogeneo, sia dal punto di vista del territorio e dell’uvaggio, sembrerebbe impossibile mantenere un’unicità del prodotto e un filo conduttore nel trend di produzione. Tuttavia il Falerno riesce a conservare delle caratteristiche comuni, quali struttura, la concentrazione, il frutto e l’alcolicità,
nonché il pregio ormai affermato di un’importante longevità.
Il Falerno, mette d’accordo Aglianico-fili e Primitivo-fili, riuscendo sempre e comunque ad esprimere un etereo carattere antico, sostenuto da una cosciente modernità, convergendo in una saggia contraddizione che lo rende unico. Un aspetto importante è dato dalla capacità del singolo produttore nell’esprimere al meglio il vitigno, attenendosi ad un modello di un vino tradizionale come il Falerno.
L’orizzontale dell’annata 2004 ci ha consentito di analizzare attraverso i sei vini in degustazione, costituiti da uvaggi diversi, la modalità d’espressione dell’areale in quella determinata annata, in cinque punti diversi del territorio casertano.
I vini in degustazione:
Villa Matilde – Camarato
Un vino corretto, in totale armonia, tutte le componenti organolettiche sono in equilibrio.
In bocca si presenta fine e potente allo stesso tempo, dotato di un frutto croccante e succoso, i tannini vigili e nobili denotano una chiara intenzione di voler durare nel tempo. Una nota di freschezza accompagna la permanenza del vino nella cavità orale.
Al naso è elegante, il frutto si fonde con le note del legno proponendo un’esplosione olfattiva costante e mai invadente.
Un vino che è consapevole di se stesso e che ha deciso d’invecchiare con tranquillità per esprimersi al massimo.
Regina Viarum- Barone
Un vino estremamente evoluto. Sicuramente non immediato e con una beva non facile.
Scisso nelle componenti organolettiche, le durezze, sintomo di grande personalità, sono contrapposte da linee rotonde e dolci.
In bocca è austero e morbido.
Al naso è esplosivo con note balsamiche e di “pout-pourri”.
Trabucco – Rapicano
Un vino estremamente interessante, molto marcato, che si presenta senza bussare!
Contraddistinto, in genere, da richiami erbacei.
In bocca si presenta, connotato da una forte acidità e da una freschezza spedita e veloce.
Al naso si mostra fresco, con note di erbe officinali mediterranee e clorofilla (molto peculiari).
Presente l’uso della barrique che apportando note di caffè in seconda battuta, lo rende al naso egocentrico e con una gran voglia di essere ascoltato.
Un vino particolarmente interessante e “sui generis”.
Papa – Campantuono
Un vino materico, palpabile che si mastica, denota una grande linearità naso-bocca.
In bocca presenta un profilo surmaturo, paragonabile ad una confettura delicata, piacevole, ma mai stucchevole.
Al naso offre un respiro caldo e un’esplosione di frutti rossi stile “Ivy Rocher”, inebriante e convincente.
Un vino da “accompagnare” gradevolmente ad un camino, una poltrona ed un vecchio vinile.
Volpara – Tuoro
Un vino che evoca il mare ed una calda spiaggia.
In bocca è avvolgente con una spiccata acidità, la sapiente presenza del legno rende il profilo tannico, evidente ma morbido.
Al naso è salmastro, con dei sentori evoluti di spezie orientali.
Masseria Felicia – Etichetta bronzo
Un vino di “filosofia zen” che tende all’equilibrio e all’armonia, un vino che racconta i suoi frutti, la sua vigna, seguendo una maturazione costante, mai caotica, paziente ed impeccabile.
Un bicchiere che si esprime istantaneamente e si presenta senza salamelecchi.
In bocca è veloce, dinamico, acidità-tannini e alcol sembrano aver fatto un patto di non belligeranza: tutto è in equilibrio!
Al naso si esprimono note di frutta secca e leggermente surmatura, tutto questo, sempre in punta di piedi, offre sensazioni eteree ma che lasciano un’eco indelebile nella memoria.
Dopo questa preziosa analisi, abbiamo potuto constatare nei sei bicchieri degustati, seppur provenienti da areali eterogenei e da uvaggi diversi, un filo conduttore. E’ vero che ogni vino ha dimostrato carattere autonomo e un’ espressione personalissima ma è stato possibile cogliere dei caratteri che convergono nella compattezza della DOC: eleganza, potenza e un sibilo di freschezza, nonché quel carattere antico che contraddistingue il Falerno, rendendolo unico.
Foto di Mimmo Gagliardi
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