di Marco Galetti
I mezzi rigatoni al ragù pronti ad accoppiarsi col Falerno, come da disposizioni ricevute
Cene eleganti, come qualche secolo fa, la storia si ripete, gli stessi vizi, le stesse virtù del vino:
Arrivano all’istante delle anfore di cristallo accuratamente sigillate, che portano attaccate al collo etichette con la scritta: « Falerno Opimiano di cent’anni »
Mentre noi ci leggiamo tali scritte, Trimalcione batte le mani l’una con l’altra, e « Ahi, – esclama, – dunque il vino vive più a lungo dell’ometto! Ma allora facciamo le spugne. È vita il vino…
Dal Satyricon (Cena di Trimalcione)
…E’ vita il vino…l’ho incontrato una sola volta in vita mia ma per quel mi riguarda lo considero un amico, anche allora abbiamo condiviso cibo e vino, vita…
Qualche tempo fa, con i suoi modi discreti e signorili, l’amico campano mi ha fatto recapitare una bottiglia di Falerno, da una terra fertile e rigogliosa mi è giunto il suo omaggio, dalla Campania felix per farmi felice, lo sono.
Oggi, come in occasione del nostro primo e finora unico incontro, vorrei condividere, almeno virtualmente cibo e vino, l’essenza della vita e per la vita, ciò che dà linfa ai sentimenti e alle ragioni di cuore, amicizia, amore e affetti, emozioni… tutto il resto è secondario, questo il messaggio che passa, nello slogan pubblicitario di una nota carta di credito.
Con una pasta al ragù andrà benissimo, mi ha detto…
Il mio ragù sta sobbollendo (non dico pippiando non avendone il diritto) da più di tre ore, il profumo dovrebbe comunque poter arrivare fino a te via mare, via terra, via pensiero…
Troverai nel bicchiere il colore del rubino e il profumo di frutti rossi e di pepe nero…
Troverai nel ragù un colore lombardo, più discreto di quello di quello campano un po’ più ricco, ma lo troverai ugualmente confortevole, un trito di verdure canonico, poco pomodoro, arricchito da aglio e pepe nero, ton sur ton col tuo vino ormai mio…
La gradazione alcolica sopra media non si farà sentire, mi dice, lo troverai morbido, rotondo ed elegante, scorreranno serenamente sorsi e sorsi di Falerno aggiunge.
Parte della carne trita che ho usato, gli dico, è un po’ più grassa dell’altra, ma non si farà sentire, anzi, contribuirà a rendere più gustoso all’assaggio il nostro ragù.
Il tuo vino mi conquista e mi trascina con se, aggiungo, spero che il mio ragù, almeno virtualmente ti abbia conquistato gli dico, mentre i mezzi rigatoni di De Martino stanno pericolosamente scomparendo alla vista lasciandomi solo col piatto vuoto ma a bicchiere mezzo pieno…
…il bicchiere è mezzo pieno, perché così la vedo oggi e perché, barando, continuo a versare…
Ti saluto amico di tastiera e ti ringrazio con le parole di Marziale : “baciare le labbra bagnate di vecchio Falerno” col pensiero, con i cattivi pensieri, dimenticando i buoni propositi…
Il bicchiere mezzo pieno di oggi è targato Moio, nel calice di Primitivo scorrono ricordi e sensazioni nuove, il mio primo Falerno dopo anni di finta militanza, in fondo sono un novellino, ho una novella sui titoli di coda, il rosso campano con un colpo di coda si mostra vino da meditazione e di conforto, vira in dolce malinconia la tristezza in agguato, il ricordo si presenta smussato e si mostra per quello che è, puro conforto, come il vino… mi sentivo protetto nel guscio in vetroresina tra le onde, mi mancano terribilmente quei momenti, vorrei almeno una volta ritrovarmi seduto a prua, mentre mio padre, sorvegliandomi, remava verso l’infinito.
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