di Phyllis De Stavola
Racconto di un percorso in fuoristrada tra le strade interpoderali dell’ager Falernus per raggiungere i vigneti d’autunno che diventa un viaggio nel tempo dai Romani ad oggi.
Sono due le anime del Falerno rosso che il Monte Massico, la montagna in provincia di Caserta, culminante a 813 metri slm, separa: il Falerno da Primitivo dal Falerno da Aglianico. Se dal punto di vista geografico il Monte Massico disgiunge il vulcano di Roccamonfina dal Tirreno, il fiume Volturno dal fiume Garigliano, anche nella prospettiva eno-geografica questo massiccio calcareo svolge un ruolo di ‘separatore’. Un nome – ‘Falerno’ – che indica due tipologie di vino dalla distinta personalità: sul versante sud-est più asciutto, nei comuni di Falciano del Massico e Mondragone, esso è attribuito al vino ottenuto dalle vigne di Primitivo; sul versante nord-ovest, soggetto a maggiori perturbazioni meteorologiche, nei comuni di Sessa Aurunca, Carinola e Cellole, a quello ottenuto dalle vigne di Aglianico.
Con Antonio Papa, contitolare insieme al papà Gennaro, dell’Azienda Agricola Gennaro Papa sita nel comune di Falciano del Massico, la visita ai vigneti di proprietà, dislocati in località differenti cui corrispondono diverse altitudini, diventa l’occasione per ritracciare la geomorfologia del territorio e ripercorrere la storia degli uomini che quel territorio l’hanno scelto per coltivarlo, pianificarlo, razionalizzarlo al fine di esaltarne la vocazione e le peculiarità.
Percorrendo in fuoristrada le strade interpoderiali della zona pedemontana di Falciano per raggiungere i vigneti della Cantina Papa ammiriamo il paesaggio autunnale scorgendo tra i rami di ulivi centenari, ancora carici di olive, i vigneti dalle foglie di vite dai colori arcimboldeschi che vanno dal più acceso rosso amaranto, attraverso una scala di nuance che vanno a spegnersi verso i gialli dorato e ambrato, ed inevitabile riaffiora alla memoria la citazione di Mario Soldati ‘Il vino è la poesia della Terra’.
Il percorso in fuoristrada a Falciano Capo, nella campagna appena fuori il centro abitato di Falciano del Massico lo facciamo con soste intermedie – per soffermarci su ciascuna delle vigne e disquisire di rispettive età, resa per pianta, resa per ettaro medio, altezza delle viti, interfilari, struttura e composizione del terreno e per ritrovarle infine tutte – con lo sguardo e le coordinate geografiche – sul Monte Massico da cui si gode la vista anche sulla Riserva Naturale Lago di Falciano.
Lungo il percorso in 4×4 ritracciamo l’attività ciclica del vitivinicoltore, incominciando dalla gestione del vigneto per terminare in cantina, dove avviene la vinificazione delle uve. Quattro vigne, prevalentemente di Primitivo, dislocate in tre località su una superficie totale di circa cinque ettari, oltre ad una vigna in conduzione, sono situate tutte lungo il comprensorio montuoso che parte del vulcano di Roccamonfina.
Sebbene abbiano in comune l’origine vulcanica del terreno, la geomorfologia specifica del terreno di ciascuna vigna concorre a determinare differente struttura, estratto zuccherino, sostanze pigmentate, titolo alcolometrico e naturalmente profumi del vino prodotto.
Ascoltando, tra una tappa e l’altra così come tra un filare e l’altro dei vigneti, l’imprenditore Antonio Papa, Dottore in Lettere Classiche specializzato in Archeologia, rievocare la storia del Falernum attraverso gli autori latini che ne hanno scritto e l’evoluzione della produzione enologica dal II secolo a.C., attraverso il medioevo fino agli anni ottanta per ritornare al presente, mentre ci inerpichiamo su quattro ruote verso il Monte Massico, realizzo che effettivamente percorrendo la storia del vino, si ritraccia la storia dell’umanità e che nel caso contingente, la storia del vino Falerno è inestricabilmente legata a quella di questo territorio della Campania settentrionale chiamato, appunto, ager Falernus.
La prima tappa è la Vigna antica (certificata) di Primitivo sita in località Pietrasbirri, 150 metri slm, 1,20 ettari con piante di circa 90 anni, sistema di allevamento basso a Guyot su piede franco, interfilare 2,2 m x 40 cm, resa per ettaro max 40 quintali con una vendemmia solitamente effettuata tra fine agosto ed inizio settembre con l’uva raccolta surmatura (quando il chicco non è turgido) destinata alla produzione del vino dolce naturale ‘Fastignano Campania IGT’.
Antonio Papa racconta che sebbene la DOC ‘Falerno del Massico’ sia stata istituita nel 1989, storicamente il ‘Falernum’ sarebbe la prima DOC dell’enologia storica mondiale, come attestano l’esistenza di un Disciplinare indicante le zone di provenienza dell’uva e l’esito delle ricerche archeologiche sui ritrovamenti di anfore usate per il commercio e l’esportazione via mare. Queste ultime erano provviste di ‘etichette’: incisioni sulle anfore stesse, timbri impressi sui tappi di ceralacca o targhette in legno riportanti oltre la tipologia, l’anno e la zona di origine (Sinuessa o Garigliano), talvolta addirittura il nome del produttore o imbottigliatore (e.g. Caedicia Victrix). I ritrovamenti di anfore nelle prossimità di vari porti del Mediterraneo, in Italia, Egitto, Francia è un indice dell’importanza del ruolo del vinum Falernum nell’economia marittima del Mondo Antico.
Ammirato il presidio degli ulivi secolari quasi a protezione della vigna, proseguiamo verso la Vigna di trent’anni sita in località Campantuono, situata in zona collinare a 200 metri slm su un terreno petroso con un impianto basso di soli 60 cm sempre a Guyot. Scorgiamo il vigneto dal basso e da lontano per abbracciarne l’estensione su una superficie di 1,20 ettari che comprende anche una parte di vigneto nuovo piantato nel 2010.
Tra il II e il I secolo a.C. vi fu il boom del Falerno grazie ai Romani, che prescelsero la zona per la villeggiatura modaiola del tempo. Fonti storiche ritracciano l’esistenza di possedimenti territoriali dei VIP dell’epoca: politici, personaggi pubblici, scrittori tra cui Orazio e Cicerone, così come oggi personaggi famosi come stilisti, cantanti, registi e attori acquistano casolari o antiche dimore con vigna in zone a indiscussa vocazione vitivinicola (e.g. Sting in Toscana, Gerard Depardieu in Sicilia, Antonio Banderas in Ribera del Duero in Spagna).
Rimontiamo a bordo per raggiungere la Vigna situata in località Santa Maria in Boccadoro dal nome della Chiesa che vi si trovava, poi andata distrutta, a 280 m slm, esposizione dei filari sud-est e sud-ovest, sulla fascia limo-argillosa del comprensorio vulcanico e dal terreno particolarmente sassoso. Dall’uva di questa vigna, in alta collina, deriva un vino dai profumi erbacei di sottobosco e finocchietto selvatico.
Una sosta sul Monte Massico per ritrovare tutte le vigne dall’alto della terra del Falernus ed Antonio Papa racconta che i Romani divisero il territorio in sotto-zone, alle quali corrispondevano tre sottocategorie di ‘vinum Falernum’: Caucinum, Faustianum e Falernum generico. Il Caucinum, tannico e fresco, derivava dall’uva delle vigne coltivate sul versante nord in alta collina ad oltre 300 m slm. Il Faustianum, da cui deriverebbe il toponimo di Falciano del Massico, invece, era prodotto con l’uva delle viti coltivate sul versante sud dalla collina di Falciano fino alla parte che scoscende verso il mare. Di tratta della ‘riserva’ del tempo, più costoso e quindi di esclusivo appannaggio delle famiglie più abbienti, come testimoniano i ritrovamenti di anfore a Pompei, oggi evocate dall’etichetta del Fastignano raffigurante la Villa dei Misteri di Pompei. Il ‘Falernum generico’ infine proveniva dalle vigne di pianura senza restrizioni circa le zone di provenienza dell’uva.
Lasciate le vie del vino Falerno, il nostro percorso termina poi a Falciano Selice nel suggestivo centrale edificio storico di famiglia che ospita la sede legale dell’azienda e la Cantina dove avviene la trasformazione. I muri della villa antica che ospitano la sede legale e la cantina trasudano storia, in particolare la storia di famiglia. Sebbene l’azienda agricola Papa sia iscritta alla Camera di Commercio dalla fine degli anni ottanta, la famiglia Papa si occupa della produzione di Falerno dallo scorso secolo nell’ambito delle attività dell’azienda agricola famigliare dedita alla coltivazione di alberi da frutta per uso domestico.
Dai complessivi 5 ettari di superficie vitata per il 95% di Primitivo e il restante 5% di Piedirosso e Barbera e con una densità d’impianto media di 5.500 ceppi per ettaro, deriva la produzione annua di circa 15.000 bottiglie. La resa per ettaro media di 60 quintali è piuttosto bassa. Ciò in ragione del sistema di allevamento a Guyot e della potatura che lascia pochi occhi selezionati sulla pianta che poi produrrà di 1 kg di uva scarso. Il grappolo stesso del Primitivo, rotondeggiante e piccolo, è talvolta spargolo in ragione del fenomeno dell’acinellatura.
Dopo la vendemmia (nel mese di settembre) e la diraspo-pigiatura, viene condotta una macerazione di 16 (Falerno ‘base’) e 20 giorni (‘riserva’) sulle bucce in tini d’acciaio a temperatura controllata di 26-28°. I ceppi di lievito per il Primitivo, oltre a quelli naturali, sono selezionati con la collaborazione di un agronomo umbro. La maturazione avviene in tini d’acciaio e barrique di media tostatura ed una volta effettuato l’assemblaggio, l’affinamento continua in bottiglia.
Il Conclave Primitivo Falerno del Massico DOC (20% maturazione in barrique) non lascia la cantina prima di due anni e mezzo; si presenta rosso rubino violaceo, al naso con sentori di frutta a polpa rossa, in bocca avvolgente e fresco. E’ un Falerno base proposto in abbinamento con ragù e carni arrosti.
Il Campantuono Falerno del Massico DOC (40% in barrique per 15 mesi) non lascia la cantina prima dei quattro anni. E’ un vino più “spesso”, di colore più profondo, al naso presenta sentori fruttati, floreali e speziati, è complesso e fine. Viene proposto in abbinamento con le pietanze a base di carni di capretto, agnello, maiale.
Il Fastignano Campania IGT, vino dolce naturale, 13° + 2° solo in bottiglie da 375cl, non è un vino da dessert affatto stucchevole. Proposto in abbinamento ai ‘guanti’ (ciambelline fritte) a forma di rosa.
Antonio Papa sostiene che desidera fare “un buon vino, ma soprattutto un vino da ricordare”. Ed effettivamente riesce nell’intento. Ciò grazie alla collaborazione dell’enologo Maurilio Chioccia della Scuola di Orvieto, con il quale sono condotte annualmente delle microvinificazioni sperimentali. A ciò si somma la sfrontatezza insita nell’essere una piccola azienda vitivinicola che non teme di produrre un vino diverso ogni anno, e che ne fa anzi un punto di forza.
Al percorso spaziale tra i vigneti posti a diverse altitudini, corrisponde un viaggio temporale su due dimensioni: da una parte T1 visione prospettiva verticale verso il passato, dall’altra T2 sull’asse orizzontale con uno sguardo comparativo al presente degli altri paesi produttori, la Francia in primis. Ritroviamo, infatti, con il vitivinicoltore Antonio Papa numerose similitudini con la Francia, con i concetti di terroir, di piccole vigne, di veille vigne, di cru. Insomma in antitesi con l’XL (l’extra large), sinonimo di abbondanza e produzione seriale del Mondo Nuovo, a Falciano del Massico ritroviamo lo stile europeo dalle antiche e profonde radici in cui il piccolo e il ricercato – potremmo dire XS (extra small) – è sinonimo di bellezza ed unicità e dove ‘storico’ non significa ‘vecchio’ bensì ‘antico’.
Azienda Agricola Gennaro Papa
Piazza Limata, 2
81030 Falciano del Massico (CE)
www.gennaropapa.it/
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