Il successo della Falanghina è davvero irrefrenabile. In meno di due decenni è diventato il vino bianco campano più diffuso, coltivato in tutte e cinque le province oltre che in Molise, dove è il vitigno di riferimento insieme alla Tintilia, in Basilicata e in Puglia.
Le ragioni sono due: da un lato la estrema versatilità, fresca o da invecchiamento, dolce o secca, in acciaio o in legno. Insomma, comunque la desideriate riesce sempre ad esprimersi a buon livello. La seconda ragione è nella sua capacità di riflettere un modo easy di stare a tavola e di mangiare tutto napoletano, senza cedere agli incantesimi di ritualità con sempre meno meno appeal. Indubbiamente il suolo vulcanico spinge bene la Falanghina, freschezza e sapidità sono due presupposti per stare bene a tavola e dissetare nelle sere d’estate. E i bianchi di Sannino hanno sempre fatto faville: l’azienda di Ercolano ha radici molto antiche nel commercio di frutta, da una decina di anni ha preso piede buona viticoltura lungo la strada che porta al vulcano. L’ultima nata, voluta dal giovane Antonio, è una falanghina frizzante ottenuta attraverso la rifermentazione in autoclave. L’obiettivo è entrare nella fascia saldamente presidiata, anche in Campania, dal Prosecco. Ossia il bicchiere di inizio pasto o leggero al bar. Per questo il grado alcolico si ferma a quota 11,5, il vino è secco, sapido, acidulo con buone note agrumate al naso che strizzano l’occhio anche a chi non è addentro il complesso cerimoniale del vino. Un bel bianco, facile, che completa una gamma da noi sempre seguita con attenzione: i Lacryma Christi bianco, rosato e rosso e il Gragnano da qualche anno che ha regalato bella soddisfazione. C’è poco da fare, il frizzante torna a piacere è resterà sempre il carattere preferito della beva napoletana per accompagnare il cibo di tradizione.
Sede a Ercolano, Via Giuseppe Semmola, 146 Tel. 081.7394630 www.sanninovini.com Ettari: 5 di proprietà più 10 in fitto Bottiglie prodotte: 200.000
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