di Pasquale Carlo
Tredici mesi di affinamento nel pozzo. Si, in un’acqua sorgiva la cui temperatura oscilla tra i 4 e i 6 centigradi per tutto il corso dell’anno, ad una pressione anch’essa costante. Il pozzo è quello situato nella proprietà da dove i fratelli guardiesi Alfonso e Angelo Colangelo producono le uve cabernet sauvignon da cui nasce l’etichetta Beneventano Igp Rosso Corte Sellaroli. In questo pozzo, scavato un secolo fa e profondo circa 10 metri, sono state immerse cinquecento bottiglie di Falanghina del Sannio Dop, vendemmia 2018.
Luna nel pozzo è il nome del vino la cui idea prende origine dal ritrovamento sottomarino, avvenuto circa due secoli fa, di anfore di età greco/romana contenenti vino. Idea che richiama alla mente le trenta bottiglie di Champagne ripescate in un relitto del XVII secolo affondato nel Baltico. Era il 2010, l’anno in cui nacque anche l’idea di Bicu de Fremundi, l’azienda fortemente voluta dai due fratelli, espressione di una famiglia di ex soci della cooperativa La Guardiense. Le prime bottiglie risalgono alla vendemmia 2012, l’assetto definitivo, dopo qualche anno di non semplice rodaggio, è giunto con l’apporto in cantina dell’enologo Massimiliano Garofano, anche lui guardiese, coetaneo dei fratelli Colangelo.
L’immersione delle bottiglie si è registrato a gennaio 2019, quando il vino aveva concluso la fermentazione malolattica. Sistemate in contenitori cilindrici a nido d’ape, ognuno contenente 250 bottiglie.
Oggi, trascorsi diversi mesi dall’estrazione delle bottiglie dal pozzo, ritroviamo nel calice un vino che esprime soprattutto grande tipicità. Una falanghina caratterizzata al naso da sentori varietali, riconoscibili in modo marcato: fruttato di mela e pera, continue incursioni di fiori di acacia e biancospino, piacevolissima nota erbacea. Perfetta corrispondenza in bocca, dove dopo il frutto si sprigiona una spalla acida marcata e persistente.
Non avendo nessun altro riferimento in merito all’affinamento in acqua di un vino Falanghina, quello che si coglie con evidenza è proprio questa notevole esaltazione delle caratteristiche del vitigno. In altre parole, il particolare microclima creatosi con la temperatura costante, l’assenza totale di luce e di ossigeno è stata una condizione ottimale per la maturazione del vino. A questo aggiungiamo il forte valore simbolico che assume il pozzo nell’ambito della storia della vitivinicoltura sannita, quale elemento di grande funzionalità nell’irrorazione e nella preparazione dei trattamenti anticrittogamici. Un valore simbolico rafforzato dalla storia del Sannio e dalle sue leggende, in particolare da quella delle streghe, tra cui spiccava la figura di Manolonga (Maria la longa), una donna che era morta cadendo in un pozzo e, poiché non aveva trovato pace, si divertiva a tirare giù nel pozzo chi si affacciava.
Parafrasando antichi proverbi, non rischiamo di “prendere lucciole per lanterne” nell’affermare che questa falanghina riesce a “far veder la luna nel pozzo”.
Sede a Guardia Sanframondi (Bn) via Guglitiello, 103 – telefono 0824.864768 – www.bicudefremundi.it – info@bicudefremundi.it; alfonso.colangelo@pec.it – Ettari: 8 di proprietà – Vitigni: aglianico, falanghina, ‘montepulciano’, lambrusco, malvasia, cabernet sauvignon
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