Uva: falanghina
Fascia di prezzo: fuori commercio
Fermentazione e maturazione: acciaio
Il tempo come risorsa
Confesso che l’aspetto maggiormente in grado di affascinarmi nel mondo del vino, adesso che tutte le storie sono ormai costruite commercialmente, come è giusto che sia, è il gioco del tempo. Il motivo va ricercato nel fatto che è l’unico percorso psicosomatico in cui l’esplorazione è in gran parte ancora da fare per la maggior parte delle bottiglie, in quanto l’idea di mettere in vendita "vino vecchio" appartiene ancora a pochissime aziende. Giorni fa Mauro Erro mi chiedeva quale vino mi porterei in un isola deserta, un modo elegante per farmi dire quale sarebbe l’ultima bevuta possibile e non ho molti dubbi nel dare una risposta adeguatamente reperibile non ossessionata, come sempre accade in questi casi, dalla necessità di essere orginale o, peggio, stravagante: Ripe del Falco 1991 di Ippolito. Non perché sia il più buono in assoluto, ma perché c’è, esiste, potete chiederlo e trovarlo in azienda o presso i distributori. Il tempo di un vino, a ben pensarci, cancella la maschera del produttore e gli restituisce la sua verità essenziale attraverso l’interpretazione dell’annata: ogm o biodinamico, barrique o acciaio o legno grande, anfora o cemento, brevi o lunghe macerazioni, vendemmia notturna o diurna, artigianale o industriale, concentrati o eleganti, e via discorrendo per citare qualcuno dei mille partitini in cui l’Italia del vino ama dividersi e scontrarsi come se fosse questione di vita e di morte. In fondo, tu compri una bottiglia, la conservi e dopo un po’, molto dopo un po’ di quanto il produttore si aspetta che tu la apra, vedi cosa esce. Ora in questo gioco lungo la Campania, benché non sia percepita in Italia come regione del vino al di fuori del pubblico appassionato, ha dalla sua molti punti a favore ma non ama utilizzarli, a parte qualche episodio sull’Aglianico con il Taurasi. I bianchi da questo punto di vista sono esemplari e impressionanti per quella loro capacità di esprimere un’acidità vista sempre come un problema e che invece è una grande risorsa. Prendiamo questa misera Falanghina base della Cantina del Taburno dal costo in uscita sotto i 5 euro. La dimentichi e poi la offri a tre anni dalla vendemmia come aperitivo: non è stato necessario aspettare neanche un decimo di secondo per verificare l’integrità e il tempo trascorso lo si rilevava in un colore paglierino più carico oltre che, in bocca, nella freschezza ben presente ma contenuta e ben inserita nel contesto, con una terziarizzazione neanche iniziata. Insomma, non è difficile prevedere almeno, dico almeno, un altro paio di anni. Il gioco del tempo non è legato, ovviamente, alla performance quantitativa, bensì alla espressività conseguibile con lo scorrere degli anni, proprio come accade con le persone. Sicuramente i bianchi campani sono al meglio quando raggiungono almeno un biennio di vita, è lì che conseguono naturalmente quella maturità che molti enologi richiedono loro il giorno della loro uscita in cantina. E questa piccola Falanghina, pensata per un consumo veloce su una tavola in riva al mare, riesce invece ad essere grande protagonista in una serata fra amici prima di cedere il passo a una magnum 5 stelle 1999 di Nino Negri e ad altro ancora. Si capisce, allora, perché la 2001 di Libero Rillo arriva in ottime condizioni ad attraversare il decennio: il primo dicembre a Roma, al Cavalieri, discuteremo sul tempo della Falanghina durante un seminario di degustazione nell’ambito di Falanghina Felix. Una occasione per gli amici della Capitale che ci seguono molto numerosi ogni giorno, per un approccio diverso con questo vino considerato di battaglia e che invece, a mio avviso, tallona da vicino Greco di Tufo e Fiano di Avellino. Il tempo rivela i vini, il tempo rivela le persone.
Sede a Foglianise, via Sala
Tel. 0824.871338, fax 0824.878898
Sito: http://www.cantinadeltaburno.com
Enologo: Filippo Colandrea con i consigli di Luigi Moio
Bottiglie prodotte: 1.800.000
Vitigni: falanghina, coda di volpe, greco, aglianico, piedirosso, sangiovese
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