I CAPITANI
Uva: greco e coda di volpe
Fascia di prezzo: 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Ce lo siamo portati per sostenere la cucina strutturata marinara di Nando Melileo alla Cantinella del Mare di Villammare e assai bene abbiamo fatto. Un anno ulteriore di affinamento in vetro fa di questo bianco un piccolo capolavoro facendo salire anche il nostro personale rating dalle due alle tre bottiglie. Spiazzati dall’eleganza, dall’equilibrio, dalla sontuosità persino di un vino non solo perfettamente integro, ma anche ricco dal punto di vista olfattivo e pieno in bocca. Ove si riflette in genere sulla superiorità dei blend rispetto ai vini monovitigni perché rende più facile la gestione in cantina degli eventuali scompensi stagionali che pure nel 2004, qualcuno ricorderà, sono stati molto seri. Giallo paglierino carico, brillante con riflessi oro, intenso e persistente, dal bicchiere nuances di pesca sciroppata avvolta in una nota sulfurea, anche un leggero tocco di affumicato per un naso che volgeva al dolce. Una sensazione che si ritrova all’inizio per qualche secondo in bocca e che costituisce il rigoroso discorso tematico di questo vino con una corrispondenza ormai quasi perfettamente trovata, poi prevalgono le note minerali in modo spiccato con la freschezza dominante ma non ossessiva ed esclusiva nel rapporto con le altre componenti del vino. L’unico elemento di debolezza, se proprio vogliamo trovare un difetto, è la chiusa leggeremente brusca nel finale, indice questo dell’annata. Un classico sontuoso, davvero bellissimo, mi verrebbe da dire un Montrachet del Sud perché ovviamente più esuberante per la frutta e il grado alcolico, la conferma di come questa azienda dell’ingegnere Ciriaco Cefalo abbia sempre in serbo dei prodotti straordinari da offrire non solo al momento della commercializzazione, ma anche e soprattutto con il passare degli anni. Sempre ci siamo trovati alla grande con i suoi bianchi e il suo Taurasi, ontologiamente incapaci di deludere. Ritengo che questo vino sia una delle espressioni più alte mai raggiunte dal bianco in Irpinia, davvero il confine verso il quale un progetto, sostenuto da un legno non caricaturale e da una gestione del blend con il Coda, può portare a livello gustativo.
Assaggio del 29 agosto 2007. Ecco, mettiamo che nel 2005 avete comprato il Faius 2004, adesso vi trovate un piccolo gioiellino, una chicca da spiluccare con devozione e passione ove si dimostrano varie cose. La prima, ovvia, riguarda la capacità dei bianchi irpini di affrontare il tempo con molta spavalderia, incuranti dell’ossidazione da cui traggoni invece beneficio e complessità come in questo caso in cui lo spettro aromatico varia ancora dalla frutta bianca ben matura sino a note di miele millefiori senza trascurare qualche erba come il finocchietto per arrivare ad alcune vaghe note di pasticceria. La seconda è il blend di antica tradizione contadina in cui la coda dic volpe rendeva pronto il difficile e irto greco, ma in questo caso direi semplicemente che lo ha arrotondato senza nulla togliere alla necessaria e indispensabile spinta acida che rende il vino vivo e interessante. La terza spiazza il pessimo giudizio sulla stagione 2004 per quanto riguarda i bianchi perché in questo caso mai e poi mai in una degustazione alla cieca avrei capito che si trattava proprio di questa annata tanto è forte la struttura e potente la beva che dura intensa e persistente per molto tempo. Un piccolo grande prodotto, insomma, di questa bella aziendina vicino Taurasi nella quale si coltivano uve bianche e rosse oltre alle olive e si ottengono davvero buoni risultati grazie ad una frutta sempre caratterizzata dalla buona qualità. Il legno è presente, ma vi assicuro che a distanza di tre anni è solo un leggero rafforzamento aromatico che rende più interessante il bicchiere. Insomma davvero una bella sorpresa, direi di goderla in solitario senza troppi abbinamenti perché bianchi così sono rari in Campania e vanno valorizzati al massimo concentrandosi sul bicchiere, atteggiamento del resto già imposto con autorevolezza dal Faius. Tipicità, mineralità e, scusate, tanta bontà, questo bianco è proprio buono.
Sede a Torre Le Nocelle. Via Bosco Faiano
Tel. 0825.969182, fax 0825.22624
Sito: http://www.icapitani.com
Email: icapitani@icapitani.com
Enologo: Claudio Introini
Bottiglie prodotte: 30.000
Ettari: 12 di proprietà
Vitigni: greco di Tufo, fiano di Avellino, aglianico, piedirosso
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