di Antonella Amodio
“Vorrei incontrarti fra cent’anni” dice il ritornello della canzone di Rosalino Cellamare, in arte Ron, che prendo a prestito per raccontare della mini verticale del Facetus, la falanghina vendemmia tardiva di Fontanavecchia, prodotta da Libero Rillo nella cantina di Torrecuso, che oggi – dopo venti anni dalla prima vendemmia – consente di iniziare il tracciamento di una “mappa” sensoriale di questo vitigno a bacca bianca, che ci regala sorsi indimenticabili.
Un viaggio nel passato che si proietta nel futuro. L’incontro con il Facetus è avvenuto nelle annate 2005, 2008 e 2010: un appuntamento che dopo 16 anni dalla più vecchia vendemmia esaminata svela le potenzialità del vitigno e nello specifico del lavoro portato avanti negli anni dalla cantina Fontanavecchia.
Un vino prodotto non in tutte le annate, che ogni volta – messo in commercio – ha assunto connotati ben riconoscibili, con quella minima percentuale di macerazione in barrique di rovere francese ( 10% ) che gli ha garantito una personalità ben precisa, seguita poi dalla maturazione in acciaio e parte sempre in legno.
Un vino che si distingue per la spiccata acidità e per la lunga vita che ancora ha davanti, come dimostra il 2005 ricco di acidità e di profumi, che certo non rimandano alle note terziarie, bensì alla frutta tropicale e alle sfumature balsamiche.
Confesso che l’annata 2008 si è aperta più lentamente rispetto alle altre due, ed ha mostrato solo in un secondo momento eleganza e una una trama giovane e vivace, ricordando a tratti certi Sancerre, che solo con il tempo lasciano intuire la grandiosità delle caratteristiche strutturali.
Ma è nell’annata 2010 che il vino mostra un equilibrio non da poco, dove la bocca è ampiamente appagata, non tradita solo da un olfatto esplosivo e ampio, con sfoggio di gioventù nella verticalità, nella presenza dell’acidità che provoca una salivazione non indifferente.
Propongo di risentire le tre annate tra venti anni, visto che in casa Fontanavecchia è in corso un nuovo progetto sulla falanghina, che vede tre “cru” distinti, tre territori molto diversi tra loro e da sempre culla della falanghina nel Sannio.
Nel frattempo vi assicuro che il Facetus non fa rimpiangere alcuni vini bianchi francesi, non solo per la sorprendente longevità, ma anche per l’interpretazione del produttore nella sua visione della falanghina.
Ma andiamo con ordine.
Facetus 2005
Una annata bizzarra, caratterizzata da pioggia e basse temperature, che però ha regalato vini di grande interesse gustativo. Giallo dorato e corredo aromatico intenso di frutto della passione , humus, orzo, cenni balsamici e pietra focaia. Sapore teso, fresco, succoso e con una splendida componente di acidità a supporto di un corpo di ottimo peso.
Facetus 2008
Ottima annata, eterogenea e con punte di eccellenza produttiva. Dorato brillante. Iodio, torba, erbe aromatiche e felce si alternano all’albicocca disidratata. La struttura è imponente, ma resa allo stesso tempo leggera dall’acidità in rilievo che ne esalta il carattere e l’eleganza. Vibrante al sorso e con un finale lungo.
Facetus 2010
Annata buona, contraddistinta dalla pioggia a macchia di leopardo, che vede la vendemmia protratta di qualche settimana rispetto alla media. Giallo dorato luminoso. Composto e sfaccettato, varietale e coinvolgente nelle note di felce, frutta esotica, melone bianco e pepe nero. Piena corrispondenza al gusto, fresco, verticale e con ottima bevibilità. Finale molto persistente.
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