Potrà sembrare strano per chi conosce, per usare un eufemismo, la mia forte connotazione irpina, che scriva di un vino prodotto in una terra distante almeno un migliao di chilometri dalla Campania. Ma vi spiego perchè non è tanto strano. Ho avuto l’occasione di assaggiare l’Extrò grazie ad un caro amico che l’aveva portato con se per una cena in un’ottima osteria del circondario. Non conoscevo nè il produttore, nè tantomeno il vino. Ma la cosa che mi ha colpito immediatamente è stata l’indicazione in etichetta che recita “agitare la bottiglia prima di versare“.
Ecchèsaràmai, ho pensato fra me e me, una specie di sciroppo Be-total da “agitare prima dell’uso”??? Si, vi ricordate quella sbobba ricostituente che con sadismo il nostro caro medico di famiglia ci prescriveva, quando eravamo bambini, ad ogni piccolo raffreddore??? Io puntualmente lo versavo nel lavandino non appena la mamma girava le spalle e col senno di poi, devo confermare di aver fatto bene, visto il mio fisico tutt’altro che gracilino!!! La stranezza semmai sta nella tipologia del vino, che non si sa con certezza da quale vitigno provenga (non essendo dichiarato in etichetta, possiamo pensare ad un blend, immagino di Vitovska, Chardonnay e Sauvignon Blanc) e non si conosce nemmeno l’annata. Dalle condizioni del sughero, piuttosto rinsecchito, posso immaginare che avesse almeno un lustro di permanenza in bottiglia…Per inquadrare l’areale di provenienza del vino, siamo a Prepotto (Ts) tra Monfalcone e Trieste, ai confini con la Slovenia. Territorio carsico con enormi cavità naturali fatte di roccia, che affiora in superficie costantemente.
Di terreno qui ce n’è poco o niente, per piantare le viti bisogna cavare i buchi nella roccia e poi riportarvi il terreno!!! E‘ dalla povertà del suolo che si capisce perchè in tredici ettari di vigneti, Edi Kante riesce a produrre soltanto 40.000 bottiglie di vino…nonostante una densità d’impianto di 8.000 piante per ettaro!!! Particolare è anche la cantina nella quale si affinano i vini.
Ha forma ellissoidale, scavata nella roccia nel 1994, quando Edi era ancora “verde”(per i non campani, giovane), assicura temperatura ed umidità costanti durante tutto l’arco dell’anno. ” Vini naturali, eleganti e irripetibili. E’ impossibile fare altro”. Poche parole che racchiudono tutta la filosofia del personaggio Edi Kante, che per certi versi, è molto vicino alla visione di un nostro grande vigneron dell’Irpinia, Luigi Tecce. Ecco perchè non è strano che scriva di questo vino e del suo produttore!!! ;-)) Ma passiamo alla disamina del vino…Il colore? Mi ricorda il colore del Greco di Tufo ancora in fermentazione, giallo aranciato…La limpidezza? Ma quale limpidezza, è torbido…ma proprio torbido, in Irpinia si dice “trovl”!!! Notevole consistenza nel bicchiere…e ti credo, con tutte le particelle in sospensione che ci sono!!! Metto il naso sul bicchiere e si apre un mondo intero…fiori di campo, essenze aromatiche, fragranza a go go, e strano a dirsi per un bianco, la ciliegia sotto spirito. In bocca una struttura senza pari, un’acidità notevole ma bilanciata benissimo dalla pienezza della materia, con una mineralità che dà la sensazione di bere…la roccia fusa!!! L’abbiamo provato a tutto pasto su spaghetti cipollotto e burrata, mammarella(carciofo) di Preturo di Montoro ripiena con pane di Montecalvo raffermo ammollato, e alici del Calore ( ;-)), ma anche su coniglio ruspante arrostito…che dire, l’Extrò li ha retti tutti, particolarmente il carciofo…bella indicazione questa, ne terrò conto nei prossimi giorni!!!
Az. Agr. Kante Edi
Zona di produzione: Carso Triestino
Altitudine media vigneti: 250 m s.l.m.
Sistema allevamento: Guyot singolo
Densità d’impianto: 8.000 piante per ettaro
Resa per pianta: 500 gr per pianta
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