«Dicette o pappice vicino ’a noce, ramm’ o tiemp’ ca te spertose». Un antico detto napoletano che può essere interpretato sia come «ride bene chi ride ultimo», ma soprattutto con l’idea che l’ostinazione alla fine l’ha vinta anche degli ostacoli impossibili.
Da bianchista assoluto qual sono, da anni e anni che insisto sulla necessità di far uscire i bianchi irpini in ritardo di almeno uno o due anni. Adesso è chiaro che le aziende più importanti del territorio, a partire dalla Mastroberardino, hanno posto l’accento su questa esigenza di nicchia. Una nicchia sempre più grande e, soprattutto, disposta a spendere senza guardare troppo al prezzo.
La noce è stata bucata, ormai. Nei ristoranti è sempre più facile trovare liste di bianchi campani che vanno in profondità. A cui andranno ad aggiungersi le 6000 bottiglie volute da Ilaria Petitto di Donnachiara: Ostinato 2011 Greco di Tufo ed Esoterico 2011 Fiano di Avellino 2011, entrambi igt Campania. Tra breve saranno in commercio anche in una veste insolita, la bottiglia da mezzo litro.
Il Greco viene dal vigneto sperimentale di Venticano, una vendemmia leggermente tardiva del 27 ottobre 201 e una fermentazione lunga quasi un anno, non filtrato e con lieviti indigeni selezionati dalla Regione. Stesso discorso per il Fiano, raccolto nel vigneto a ridosso della bella cantina di Montefalcione, una leggera rotazione in barrique, in cui le partite venivani svuotate ogni mese e sostituite da altro mosto in fermentazione.
Si tratta di due vini che esprimono bene le caratteristiche dei due vitigni, pensati per durare a lungo. Il Greco ha un color oro, il Fiano è gentile e ripropone l’idea dolce della pera. Due nuovi vini che si vanno ad aggiungere a quelli che aspettano almeno un anno prima di uscire dalle cantine. Così l’Irpinia muove i suoi primi passi per diventare una vera zona vitivinicola.
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