La sua Basilicata è stata la culla della sua passione, una passione che cresceva negli anni e sostenuta dall’esperienza in famiglia a fare già dell’ottimo vino. Fabio, non mancava di marinare la scuola e di correre nella cantina dallo zio, già produttori affermati e riferimento da sempre per l’enologia della Basilicata, certo non può non essere così per la famiglia Paternoster, che ha “allattato” a vino, un giovane enologo, capace e soprattutto appassionato.
E la Basilicata è stata scelta da Fabio per festeggiare i suoi dieci anni di “Vini e Cantine”. L’entusiasmo e la commozione si leggono da subito nei suoi occhi quando ci presenta le sue dieci aziende.
Formazione in campo da bambino con il nonno fra le vigne e laurea a Conegliano Veneto in enologia, sono il viatico per una carriera già segnata e soprattutto pianificata. Non mancano collaborazioni importanti con aziende di rilievo ed enologi affermati, prima come stagista e poi come collaboratore effettivo, che gli spianano la strada verso sfide enoiche in varie regioni d’Italia, determinando e tracciando una carriera, che oggi è ben ripagata dai risultati, che noi “leggiamo” nei bicchieri.
L’identità del vigneto e del territorio, sono la strada maestra su cui basare lo stile del suo fare e pensare il vino e, quando glielo lasciano fare le soddisfazioni non mancano ad arrivare, “in ogni vino c’è un’anima, scopriamola assieme”, questa è la premessa al suo discorso introduttivo presentando il suo lavoro e i vini in degustazione, come pure i produttori presenti, che uno per volta, si raccontano e raccontano la loro esperienza.
Si parte dalla Basilicata con l’Azienda Alte Vigne della Val Camastra, con i vigneti circondati dal silenzio delle colline a settecento metri s.l.m. Il particolare clima con notevoli escursioni termiche e il terreno, convincono i coniugi Buchicchio a impiantare per i bianchi il Müller Thurgau (Il vitigno fu creato alla fine del XIX sec. mediante incroci di Riesling renano e Chasselas)e Traminer aromatico , per i rossi i classici Cabernet e Merlot, e l’autoctono Montepulciano. Scelte ponderate e condizionate, sia dal clima e territorio, sia dalla passione dei produttori per i territorio del nord-est in cui ci hanno lavorato per anni, e hanno voluto portare una parte del loro passato nella loro terra di origine, la Basilicata.
Anche in questo caso Fabio Mecca ha avuto la possibilità di esprimersi e far esprimere il meglio da questo vitigno. Il SIRI Igt Basilicata Bianco 2016 nasce dall’uvaggio con Müller Thurgau e Traminer aromatico; i vigneti hanno solo tre anni, ma già annunciano un futuro più convincente, ma già oggi ci consegnano un vino sincero e fresco, dai profumi puliti e già abbastanza netti di frutta bianca, sambuco e finale agrumato; benfatto anche al gusto, anche se corto, ma piacevolmente fresco e ricco di note vegetali e di frutto bianco che lo candidano ad abbinamenti con piatti a base pesce.
Tra l’altro, che si vuole di più da un bianco al primo imbottigliamento. Qui Fabio ha messo in atto tutte le tecniche da manuale, come il ghiaccio secco in vendemmia, leggera criomacerazione pellicolare e breve sosta sulle fecce nobili. Sicuramente ideale da bere a fiumi nelle caldi serate estive con crudi di mare e soprattutto come aperitivo; e poi, che si vuole di più con un prezzo che non supera i 10,00 euro…
La Cantina Villa Dora è a Terzigno In Campania, ai piedi del Vesuvio. Azienda a conduzione famigliare di tredici ettari, con a capo Vincenzo Ambrosio che dal 1997 segue con passione il suo progetto di valorizzazione dei vitigni autoctoni, a piede franco, scampati alla fillossera grazie alla particolarità del terreno -fatto di lapilli e cenere del vulcano, come la Cada di Volpe e la Falanghina che danno vita a questo Vigna del Vulcano Lacryma Christi del Vesuvio Doc bianco 2014, che già nei profumi è un’eruzione inarrestabile di sentori minerali e sulfuree -dovute al terreno fatto di sabbia nera; con note di idrocarburo e agrumi disidratati, che con il passare del tempo lasciano spazio a fiori gialli; sicuramente un vino esuberante anche nel gusto, dal sorso quasi cremoso, salato, minerale, ricco di acidità e sapidità ma con garbo, arricchito dalla frutta come la pesca gialla e dalle note mandorlate e affumicate come lo zenzero.
Complice di tutto questo, si, il territorio, ma anche la vigna già collaudata del 1985, la leggera macerazione delle bucce e la sosta sulle fecce fini per 6/8 mesi. Un vino dall’evidente longevità, infatti si consiglia di berlo dopo qualche anno, ma in azienda trovate in vendita anche vecchie annata. Sicuramente saranno ben spesi bene i 15/17,00 euro pagati.
La Cantina D.E.C.A.N.T.O. racconta nei suoi vini la Daunia, una terra di mezzo, crocevia di genti e di emozioni come quelle regalataci dal Trinus un blend di Aglianico, Nero di Troia e Primitivo. Il terreno di questi vigneti è in superfice caratterizzato da ciottoli che permettono una rifrazione della luce naturale e quindi un’esposizione maggiore al sole; ne deriva un vino dai profumi ricco di ciliegia ferrovia quasi masticabile e more mature; al palato spicca la pulizia e la morbidezza ben sostenuta da tannini di rango e buona persistenza.
La Cantina Enotria si trova in Calabria a Cirò, il vecchio vigneto di Gaglioppo, tutto in pendenza guarda il mare e, il Piana delle Fate Cirò Rosso Classico Superiore Riserva 2013 riprende pedissequamente l’essenza del microclima circostante, con note saline che rinfrescano i profumi e poi il palato. Ma, andiamo per gradi; finalmente riesco a bere un Gaglioppo serio 100%, bello come deve essere, dai colori rubino scarico e unghia sul bruno, che con gli anni tende all’aranciato; e poi finalmente oltre al salino si sentono le tipiche note affumicate, con frutti neri piccoli e spezie come le bacche di ginepro e foglie di mirto, seguite da sbuffi di liquirizia. Una vera bontà che ci ammaglia anche al palato, con la sua disarmante bevibilità, fatta di freschezza immediata, piacevolezza di frutto e tannini uniformi setosi e veri; per non parlare della salinità che ritroviamo nel finale assieme al frutto; insomma un vino da bere e ribere a tutto pasto a soli 13/15.00 euro in enoteca. Anche in questo vino si vede che Fabio ha avuto mano libera. Dopo la fermentazione classica il vino passa in barrique di primo e secondo passaggio.
La Tenuta Santa Lucia si trova a Poggio Mirteto (Rieti) e il Dott. Colantuono ha un progetto ben chiaro da sempre, produrre vini di pregio dai suoi quaranta ettari. Il Morrone Rosso Syrah 2012 ne è lo specchio fedele e non ci sorprende , perché già dal bicchiere fa emergere la potenza dello Syrah. Colore impenetrabile, profumi penetranti come fogli di alloro, ciliegia nera macerata e tanta spezia; al palato è esuberante, quasi cremoso, grazie anche ai ventiquattro mesi passati in barrique.
E con la Cantina Il Passo torniamo alle pendici di un vulcano, ma questa volta siamo a Rapolla in Basilicata, culla dell’aglianico del Volture che con il suo vino Alberi in Piano Aglianico del Vulture 2012, ci riporta a una versione di Aglianico da bere a tutto pasto, fresco ma ricco nel carattere. La famiglia Grimolizzi è già impegnata nella produzione di cereali e olio extravergine, ma con l’acquisto della vigna del vicino –solo quattro ettari, nasce la voglia di fare vino, senza stravolgere la naturale caratteristica del vigneto ormai trentenne che produce solo 5.000 bottiglie a cinquecento metri di altezza s.l.m.
Come Già detto Rapolla e Barile sono la culla dell’Aglianico, ma in molte occasioni ho bevuto degli aglianici troppo strutturati, che ammiccavano a mode esterofile e si era perso il senso della freschezza e della bevibilità che ho ritrovato in questo vino. Già nei profumi sfoggia profumi di fiori e, poi frutto e spezia delicata; al primo sorso si mostra subito vivace, con tanta acidità e frutto che avvolge e protegge un tannino esuberante ma sincero e di ottima qualità e perfetto; un gusto che non vuole stupire con effetti speciali ma vuole farsi bere; notevole il finale con bella sapidità… Equilibrato il costo sui 20.00 euro.
È ora il momento dell’azienda Paternoster di Barile, faro dell’enologia della Basilicata assieme a poche altre. Il Don Anselmo è L’Aglianico del Vulture Doc che mi ha fatto innamorare dell’Aglianico e, permettetemi la ripetizione. Qui siamo difronte a un classico, dove il vero lavoro non lo fa l’enologo, ma la vigna allenata a fare da sempre dell’ottima uva; collocata a seicento metri s.l.m. di età elevatissima e dalle rese spontaneamente bassissime. Dopo la classica macerazione e fermentazione il vino matura per il 50% in botti grandi di Salvonia e 50% in barrique.
Che vi devo dire… il 2012 non è ancora valutabile, troppo giovane, abbiamo fatto un infanticidio. Però Fabio Mecca si è fatto perdonare in serata con l’apertura di una magnum 2004; tutta un’altra storia di cui vi parlerò a breve. Comunque il 2012 ha fatto la sua magnifica figura, sicuramente un vino che ha bisogno di tempo nel bicchiere. Già all’olfatto esordisce elegante e signorile, con toni scuri di pasta di olive, spezia, balsami e note di sottobosco, ma tutto sussurrato in un crescendo senza fine; stessa musica al palato dove il frutto ha il sopravvento avvolgendo e un’acidità infinita e tannini setosi e aristocratici; notevole la succulenza che sospinge il finale intriso di frutto verso un’orizzonte gustativo perfetto. Il costo può sembrarvi esoso, ma è in linea con il livello e la longevità del vino: sui 40.00 euro.
La Tenuta Marino ci riporta in Basilicata, ma in un altro territorio; siamo nel Parco del Pollino fra i comuni di Noepoli, Senise e San Giorgio L., a cavallo tra i due fiumi Sinni e Sarmento. Il Terra Aspra Rosso Dop Matera Primitivo 2011 affianca egregiamente una produzione che annovera anche Aglianico, Syrah, Merlot e Greco, tutto a conduzione biologica. Il suo costo contenuto, è ben ripagato dalla piacevolezza di frutto e florealità che esprime, il tutto dovuto ai 500 metri s.l.m. che rende il Primitivo più speziato e ricco di sentori erbacei.
“Sorpresona”… questo Chianti delle Colline di Fiesole, nulla da invidiare al Chianti Classico. La Fattoria Montereggi -a pochi km da Firenze- arriva da lontano, con i suoi cento anni di storia e, fa della tradizione il suo punto di forza. Il primo approccio olfattivo e gustativo del Chianti Docg Riserva 2010 è timido quasi a nascondersi. I profumi sono aggrovigliati, ma poi lentamente, emergono note eleganti di sottobosco e balsami, con chiusura di piccoli frutti e fiori appassiti; notevole è l’equilibrio gustativo, e dalla beva agile e apparentemente facile, candidandolo a svariati abbinamenti; penso alla ribollita o ad un magnifico panino con Lampredotto… vabbè, un vino apparentemente da tavola contadina, ma dalla veste signorile; belle le note di sapidità, quasi salato, sapidone e fresco dotato di buona persistenza.
Ancora da registrare, ma è già sulla buona strada, il Taurasi 2009 di Vigna Villae.
Conclusione da Ola da stadio per il Moscato Passito Mastro Terenzio 2013 della Cantina Feudo dei Sanseverino di Saracena, nel Parco nazionale del Pollino. Due Fratelli che hanno puntato sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni e sui metodi tradizionali di lavorazione, così com’è con la produzione del Moscato di Saracena: non vi svelo nulla perché dovete andare in quei territori spettacolari. Il Moscato si alterna alla Lacrima Nera, al Greco bianco e alla Guarnaccia vitigni che riemergono dal passato grazie anche a Fabio Mecca che ha sposato in pieno la filosofia del lascar esprimere il vitigno al meglio senza cassare le sue caratteristiche al fine di omologarlo al mercato.
Il Mastro Terenzio Terre di Cosenza Doc 2013 è la versione del Moscato passito, ha dalla sua una notevole acidità che lo rende equilibrato al palato senza far prevalere la componente zuccherina; i profumi sono inebriati, eleganti e netti, passando dall’albicocca candita, alla nocciola tostato e mandorla; ma no si ferma e rilancia con tabacco dolce, miele di acacia e finale caffettoso. Troppo buono su formaggi piccanti, erborinati e stagionati. Da favola sui dolci natalizi e panettoni vari…
Fortunatamente abbiamo dormito nella stessa sede di degustazione…!!!
Fabio Mecca
Barile – Vulture PZ
Cell: 3287758869
www.fabiomecca.it
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