LIBRANDI
Uva: mantonico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Ritroviamo questo bianco figlio di una stagione fortunata che vedeva Librandi fare la locomotiva in Calabria. Efeso con Lanati fu il tentativo di dare lunga vita ad un bianco autoctono con l’aiuto del legno. Troppo? Troppo poco? La risposta arriva dopo 12 anni di attesa, durante i quali la bttiglia è stata lasciata in santa pace a maturare in cantina. Stappiamo un bianco sicuramente evoluto al naso, con un filo di stanchezza surmatura e varia cornice fume, ma che in bocca ha ancora una ottima spinta con l’acidità che corrobora il palato aiutandolo a far fronte a tanta materia. Un vino di potenza, del Sud si sarebbe detto un tempo, ma che mostra di avere anche la cifra verso la eleganza e la buona evoluzione. A noi una è apparsa una beva tranquilla, corroborante, da fine pasto. Dome icale, ovvio.
Scheda dell’11 maggio 2008. Settimana di full immersion in Calabria con un ricco bottino di schede di vini e ristoranti provati: dal bicchiere tante conferme e alcune piacevoli sorprese, la tavola ha invece bisogno di aggiornamenti nelle proposte e soprattutto nel servizio. Ma di questo avremo modo di scrivere, iniziamo invece con l’atto finale di questa trasferta parlando dell’Efeso, il bianco da uve mantonico lanciato nel 2002 da Antonio e Nicodemo Librandi la cui degustazione guidata dall’enologo Donato Lanati ha chiuso la convention sui vitigni autoctoni calabresi nel corso della quale si è presentato un volume curato dal professore Mario Fregoni alla presenza di esperti italiani e di alcuni esponenti di punta dell’Oiv. Novità, ma anche la sottolineatura di un fatto già noto: la Calabria è sicuramente la regione italiana più ricca di vitigni autoctoni per due motivi apparentemente contrapposti, l’essere stata piattaforma di lancio dei coloni Greci verso il Nord e negli ultimi secoli, per il suo cronico isolamento, notevolmente accentuato dagli autovelox dei comuni che battono cassa e dagli eterni lavori sulla Salerno-Reggio. Ove si conferma che senza l’impegno per la ricerca delle grandi aziende non è possibile operare una vasta azione di recupero e valorizzazione commerciale dei itigni autoctoni. Il 2006, ricco al naso di agrumato, ha sicuramente colpito per la freschezza, ben in equilibrio con le note di tostatura rilasciate dal legno: ed è appunto il ragionamento sul legno che conferma il suo alleggerimento sin dall’annata 2005 la nota di svolta rispetto alle prime edizioni quando tutto avveniva i barrique. Adesso le uve dell’azienda sperimentale Rosaneti tra Rocca di Neto e Casabona, una sorta di riedizione della Vigna del Ventaglio dei Borbone, iniziano la fermentazione in acciaio e poi la completano in barrique dove poi restano in affinamento per otto mesi. La degustazione, trovo anche note minerali e di salvia, ha comunque mostrato la grande capacità di quest’uva di elevarsi ulteriormente nel tempo, persino la 2003, figlia di un’annata calda, ha mostrato buona freschezza, ricca e pimpante nel bicchiere. L’alleggerimento deciso a partire dalla 2005 e confermato dalla 2006 gioca sicuramente a favore dell’eleganza e dell’integrità del frutto, valorizzando ulteriormente le caratteristiche del vitigno. Che dire, l’abbiamo bevuto su scampetti e gamberi dello Jonio crudi e l’abbinamento è apparso perfetto. Una buon perfomance dell’azienda leader di questa bellissima regione.
Sede a Cirò Marina, Contrada San Gennaro. Tel. 0962.31518, fax 0962.370542. www.librandi.it. Enologo: Donato Lanati. Bottiglie prodotte: 2.100.00o. Ettari: 230 di proprietà e 30 in fitto. Vitigni: greco, chardonnay, mantonico, gaglioppo, magliocco, cabernet sauvignon.
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