LE CANTINE DI HESPERIA
Uva: pallegrello nero
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Ove si parla anche di amministrazione della cosa pubblica e di burocrazia con un riferimento specifico alla coerenza professionale di chi scrive in un modo e parla nell’altro
Una delle tradizioni a cui tengo molto è l’appuntamento annuale estivo a Castel Campagnano dove si celebra la festa del pallagrello e dell’oliva caiazzana. Arrivo a dire che per me segna l’inizio dell’estate perché sempre si svolge sotto la botta del primo caldo, la domenica mattina, e psicologicamente la lego al volgere della stagione in cui tante cose si archiviano e altre si preparano. Per questo domenica scorsa ho fatto giusto giusto giusto 220 chilometri in più per essere presente pur avendo l’impegno con Radici ad Andria con tanti amici di cui parleremo a breve. Certo la festa andrebbe un po’ rinnovata e potenziata, usandola non solo come occasione di riflessione interna, ma anche per disvelare un territorio che negli ultimi dieci anni ha conosciuto un vero miracolo grazie ai suoi due prodotti di punta e che è dotata di grandi produttori di qualità e ottime infrastrutture per l’accoglienza. L’esperienza della Coda di Volpe a Fabbrica dei Sapori e quella recente in Puglia mi hanno convinto di una cosa: o i produttori credono in certe iniziative e ci investono del proprio, o è meglio starsi fermi. Alcune esperienze sui fondi europei mi hanno rivelato purtroppo che le amministrazioni locali vedono questi soldi come un sostituto dei vecchi finanziamenti a pioggia delle sagre e li usano come un bottino su cui mettere le mani affidando la loro spesa nella migliore delle ipotesi alle esigenze elettorali più che a quelle dei produttori e dei territori per cui sono state pensate. Dunque i produttori devono organizzarsi da soli senza perdere tempo a fare la questua in casse che ormai sono state svuotate, così come è avvenuto nei due casi appena citati. La gestione privata delle manifestazioni consente serietà scientifica e soprattutto la capacità di tarare l’evento alle reali esigenze della filiera enogastronomica. All’amministrazione pubblica si può chiedere di tenere pulite le strade, rilasciare i permessi per la gestione pubblica degli spazi e la loro concessione, al massimo stampare un po’ di materiale. I capricci del personale politico, purtroppo non più selezionato da scuole di partito bensì dagli schermi delle tv locali, sono simili spesso a quelli dei capi tribù del Bongo Bongo, non hanno alcun aggancio razionale con il mercato e, nella migliore delle ipotesi, manifestano una concezione privatistica dei fondi pubblici, cioé dei soldi delle nostre tasse. Se il mio editore avesse dovuto aspettare i contributi pubblici per stampare le guide sul vino probabilmente staremmo ancora ad aspettare la prima edizione, ché se ci si crede in una idea bisogna accettare il rischio come ha detto giustamente lo stesso presidente della Provincia di Caserta De Francisciis nel suo intervento. Trovo singolare qualche collega che spara in pubblico contro amministrazioni pubbliche per darsi un ruolo e poi stampa anche grazie al contributo pubblico, un po’ di coerenza non guasterebbe perché è dalle piccole cose che si inverte la tendenza al degrado etico in cui siamo precipitati. Nel linguaggio della Prima Repubblica, verrebbe infatti da pensare che rompi un po’ i coglioni con una mano per poter meglio tendere l’altra e chiedere. Naturalmente lo spunto di questa riflessione prescinde dalla iniziativa di Castel Campagnano che viene organizzata fra mille difficoltà dalla Pro Loco, ma proprio per questo i produttori dovrebbero formare un consorzio e pensare l’anno prossimo ad un banco di assaggio con i punteggi, tanto per dirne una, in modo tale che si possa discutere nel merito del prodotto, oppure organizzare un piccolo tour giornalistico sul loro splendido territorio, reso possibile dalle strutture disponibili che sono davvero molto belle e risultato di seri sforzi imprenditoriali. La forza dei prodotti casertani è notevole: quando per esempio fra gli amici degustatori in Puglia la sera ho tirato fuori l’Edoné che Anna Della Porta mi aveva dato la mattina, i complimenti si sono sprecati nonostante il povero vino abbiamo sbattuto in auto per due ore a 40 gradi, forse perché venivamo da batterie di Nero di Troia, rosati e Aglianico del Vulture non particolarmente esaltanti. Ma subito la frutta abbondante del 2007 spalmata sulla mineralità del territorio e sostenuta dalla irruente freschezza del Pallagrello da poco in bottiglia ha colpito tutti per la sua personalità. Uno dei tanti esempi di come i vini campani riescano a manifestare carattere e tipicità, di come siano unici nelle loro espressioni, e di come la produzione regionale giri ancora sotto tono rispetto alle sue potenzialità ormai già espresse in bottiglia, soprattutto in questo periodo in cui la morbidezza non è più un must di valutazione dopo le note vicende di Montalcino. Il Pallagrello di Anna, in procinto di partire per la vendemmia nella Napa Valley in agosto, è il risultato di una buona materia prima e di una esperienza ormai ben collaudata nella vinificazione: lo abbiamo bevuto su polpette fritte e passate nel sugo e su agnello con patate cotto al forno, il vino ha lavorato bene consolandoli per la eliminazione dell’Italia sotto le stelle del cielo della Murgia. Prendetelo e bevetene tutti, è il frutto di una terra in cui bisogna fare i conti non solo con il clima, ma anche con il disastro amministrativo dei rifiuti, e con la incomparabile voglia della burocrazia di ostacolare l’impresa perché le cantine, per poter lavorare, prima dell’enologo devono dotarsi di un avvocato tanti sono i controlli e le visite a cui mensilmente devono essere sottoposte mentre in tutto il resto del mondo si agisce in libertà. Le visite delle ultime settimane alle aziende del Pallagrello dovranno essere studiate all’Università ed entrare nei libri come case history della ottusa burocrazia italiana che affonda le sue radici orientali in una concezione punitiva e vessatoria verso chi fa impresa e rischia del proprio mentre la camorra fa il proprio porco comodo sul resto del territorio. Ma si sa, a Napoli vieni fermato se stai in giacca e cravatta e sei un turista mentre le “ronde” dei clan senza casco girano indisturbate.
Sede a Castel Campagnano. Via Roma 11. Tel e fax 0823.863075. lecantinedihesperia@katamail.com. Enologo: Anna Della Porta. Ettari: 3 di proprietà. Bottiglie prodotte: 25.000. Vitigni: casavecchia, pallagrello nero, pallagrello bianco, coda di volpe.
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