di Leo Ciomei
La pasta è il cibo più amato dagli italiani. La frase più banale e citata diventa verità anche nel mondo dei social dove gli articoli condivisi su Facebook e le foto mostrate su Instagram fanno il record di letture e visioni. E, sintomatico di questa tendenza, da un semplice post su Facebook dell’amico Antonio Scuteri, coordinatore di Repubblica Sapori, in cui si chiedeva quali fossero i formati di pasta più detestati sono scaturiti quasi 500 commenti dove più di un centinaio di appassionati hanno espresso il loro parere. Naturalmente il sondaggio non ha alcun valore statistico sia per l’esiguità dei numeri sia perchè i “friends” votanti gravitano tutti nel mondo gastronomico con competenze più o meno alte ma dà ugualmente un’idea di come l’argomento pasta coinvolga.
Si parla di pasta industriale, non certo di quella artigianale, e soprattutto quella che mangiamo in famiglia e non al ristorante dove i cuochi spesso riescono a fare meraviglie anche con i formati più negletti (mi vengono in mente al volo gli spaghettini freddi con salsa di conchiglie di Max Alajmo o i fusilloni, nduja, pecorino e ricci di mare di Luca Abbruzzino o, Gesù Gesù, i fusilloni, cicoria, ricci di mare, acetosa e acetosella di Mauro Uliassi. Fateci caso però: nemmeno uno con le farfalle..). Tralasciamo la pasta “da autogrill” o da gastronomie per gonzi, tipo i cazzetti e simili o la detestabile pasta colorata e aromatizzata. Pure le minestrine per bambini sono escluse anche se con un brodo caldo non sono poi così male… una madeleine proustiana? forse.
Veniamo alla classifica originata dai commenti.
Vincono (o meglio, perdono) a mani basse le farfalle (43 voti), seguite dalle ruote (29) e dalle penne lisce (24). Il primo posto delle farfalle è incontestabile: pochissimi le difendono timidamente nella loro utilità da piatto freddo estivo. Le ruote invece non raccolgono alcun consenso: formato di pasta inutile. Le penne lisce scontano l’avversione per la pasta liscia da parte degli appassionati, dimenticando però che con i mezzanelli e gli ziti, lisci per antonomasia, escono due fra i piatti più buoni della cucina campana: mezzanelli alliardati e genovese.
Fuori dal podio gli spaghettini, le conchiglie e i fusilli. Poi a breve distanza paccheri, capellini e penne rigate. I paccheri… incredibile, vero? In qualunque ristorante stellato vi servono i paccheri eppure come formato non godono di grande interesse. Raccolgono pochi voti ma non sono amati da nessuno i radiatori, le eliche e le pipe rigate. Stupisce poi trovare fra i formati indesiderati gli spaghetti (!) e le linguine, fondamento per i piatti a base di pomodoro e vongole e i bucatini, essenziali per la cucina romana.
Tutto bene, sono opinioni di una piccolissima parte di consumatori. Eh sì, proprio piccola. Perchè sabato scorso, nel solito supermercato, intorno a me giravano carrelli pieni di pacchi di fusilli, farfalle, spaghettini e penne… il desco familiare si deve affinare oppure noi appassionati siamo diventati snob?
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