di Marco Bellentani
Si è svolta ieri, a Borgo a Mozzano, gioiellino incastonato nella Mediavalle lucchese, tra il Ponte del Diavolo e le verdeggianti montagne, Eccopinò una manifestazione per addetti al settore dedicata ai Pinot Nero toscani. Non tutti, ovviamente, ma – per esattezza – quelli facenti parte dell’associazione Appennino Toscano – Vignaioli di Pinot Nero, fondata nel 2012.
L’evento ha goduto non poco di un maestro del vino, il collega Armando Castagno, autore di diversi libri tra cui quello, enciclopedico, sulla Borgogna. “Croce e delizia” – ha sottolineato Armando – “il Pinot Nero è un fenomenale vitigno per testare lo stato dei terroir, quella coniugazione tra visibile e invisibile che unisce natura, uomo e paesaggio.” Una lezione magistrale memorabile che avvicina al mondo del vino, ad un mondo di inclusione e collaborazione, più che di esclusività e tecnicismo esasperato.
A seguire la degustazione delle otto aziende associate. Sicuramente, seppur in ritardo rispetto ad altri luoghi, il Pinot Nero toscano gode di buona salute e ancor miglior prospettiva. Una reputazione che va costruita passo dopo passo e che vede sicuramente alcune case presenti tra le responsabili principali del processo di crescita. Non volendo fare una valutazione didascalica, visto il tema e il clima respirato ad Eccopinò, va tuttavia sottolineato come aziende come Il Rio (Mugello) e Podere la Civettaja (Casentino) si attestino a livelli di eccellenza non comune. In particolar modo, Il Rio presenta un 2016 in cui si denotano nuance uniche (mandarino), freschezza, acidità e un passo davvero eccelso. Un marchio di fabbrica che da tanto carattere alla piccola azienda di Vicchio. Segue il 2016 del Podere Della Civettaja, vivo, pungente al naso, finissimo. Piacevolissime sorprese dal vino del padrone di casa, Cipriano Barsanti di Macea e da Frascole. Il lucchese fa il vino come gli “garba”: esuberante, dallo spirito naturale, di grande e pronta beva. Un bel canto di vigna. Anche Frascole si differenzia (siamo in provincia di Firenze) per la sua beva, la sua vinosità e freschezza, in un Pinot meno riconoscibile degli altri, ma di sicura sorpresa. Si prosegue, poi, con un 2016 di Castel del Piano che conferma le potenzialità dell’azienda di Licciana Nardi (MS), persistente, elegante e purtroppo, almeno in questa fase, non bissato da un deludente 2017. A chiudere il lotto, Terre di Giotto con il Gattaia 2017, terroso, materico, forse prematuro, vista la decisione di pressar coi raspi. Una nota verde che si presenta quasi come un contrappunto smaltato che ne inficia la valutazione. Infine, il più piacione Pinot Nero di Fattoria del Lago e un altro vino locale, il Garfagnino de i Bravi (2017), espressione semplice del mitico vitigno.
E’ vero che, fatti i dovuti distinguo, il Pinot Nero toscano assume una valenza di rispettabilità e pregio. Non avvicinatevi al vino con preconcetti, limiti e visioni “territoriali” o di unicità. Forse potrà avere difficoltà in altre regioni, ma con la giusta altitudine il Pinot Nero toscano esprime un suo carattere, una sua riconoscibilità. Eccopinò ce l’ha dimostrato.
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