di Enrico Malgi
E’ una calda mattinata di tarda primavera. Io e Mario D’agosto arriviamo in auto nel centro della città di Eboli imbandierata a festa. Penso tra me: vuoi vedere che hanno saputo del nostro arrivo ed hanno organizzato tutto questo per noi? Scherzo, naturalmente, perché la festa è in onore della squadra di calcio locale che è stata promossa proprio in questi giorni in Lega Pro – Seconda Divisione (come si chiama adesso la serie C 2). Le bandiere, i festoni ed i nastri bianco-azzurri, che avvolgono tutta la cittadina salernitana rappresentano l’omaggio dei tifosi verso la formazione cara al presidente Cicalese e all’allenatore Pensabene per questo exploit.
Sono venuto fin qui, insieme col mio amico, perché ho preso appuntamento per una visita al ristorante Il Papavero che si fregia di una stella Michelin. Ad accoglierci nel locale, nello storico Palazzo Sisto, il sommelier Roberto Longobardi che ci porta a visitare la struttura.
Dopo pochi minuti arriva il patròn Maurizio Somma e poi tutti gli altri ospiti alla spicciolata con cui abbiamo appuntamento: Antonio e Paolo Verrone e Mario Mazzitelli.
La location è minimalista, con due piccole sale e pochi coperti (una trentina, o poco più), ma al piano di sopra ci sono altre nuove stanze in allestimento e che parzialmente già sono ricettive e poi nel retro del locale c’è un ampio giardino che in estate può ospitare alcune decine di persone.
Inizia il pranzo e per primo antipasto ci servono dei Crostacei con carciofi scomposti ed il loro brodo. Le quenelles, i gambi, le fette ed il liquido dei tannici carciofi qui combattono una dura battaglia nell’affrontare il naturale dolciastro dei crostacei.
Sicuramente non è facile stabilire qual è il punto di incontro tra i due gusti opposti, che sembrano di primo acchito respingersi a vicenda. Ma, comunque, alla fine ci riescono e, tutto sommato, si prestano benissimo nel donare gradimento e profondità al palato.
Qui non ho ritenuto opportuno abbinare a questa pietanza un pur lodevole Franciacorta brut di Villa, me lo sono riservato in appresso.
Per secondo hors-d’oeuvre il Raviolo di pesce con patate alla colatura di alici di Cetara, cicoria e coulis di pomodoro all’arancia. Ecco un piatto esemplare e affidabile, che nella sua perfetta tecnica di esecuzione incontra certamente il consenso generale e, poi, qui l’accostamento col Franciacorta risulta perfetto.
Prima di passare ai primi piatti, vorrei spendere due parole sul nostro anfitrione Maurizio Somma, virologo di professione ma anche eccellente gourmet. Egli è il vero deus ex machina di questo ristorante: proprietario, organizzatore, nonché ideatore fantasioso di tutti i piatti presentati, con la fattiva collaborazione della brava chef Teresa Di Napoli si capisce. E’ una persona affascinante, coinvolgente, affabulatrice. Parla in continuazione, come un fiume in piena, ma sempre con cognizione di causa, senza annoiare e con un tono di voce pacato e suadente. E’ proprio un vero piacere ascoltare le sue dissertazioni a 360 gradi. Tutti noi presenti, comunque, recitiamo bene la parte dei comprimari, con una menzione speciale per l’ottimo avv. Antonio Verrone.
Detto questo, passiamo ora alle portate successive. Risotto con fichi bianchi del Cilento, pistacchi e provola con riduzione di vino rosso. L’ho già detto altre volte: amo più il riso che la pasta e, quindi, questo piatto mi trova pienamente soddisfatto, anche se qui al sud è difficile trovare un risotto modello lombardo-veneto-piemontese.
Ma se andate al Papavero provate questo e poi mi direte se ne vale la pena o meno. Mi sono ripromesso di non mettere voti in generale o parziali, ebbene qui faccio un’eccezione e assegno un meritato 8/10. In abbinamento abbiamo bevuto un buon Sauvignon blanc 2010 altoatesino di Girlan. Altro primo: Gnocchetti di fagioli di Oliveto Citra con calamaretti. Onestamente non ho sbavato troppo, ma nella sua semplicità questo piatto è decorosamente piacevole.
Il vino è lo stesso precedente. Per secondo Trancio di spigola affumicata con variazioni di broccoli. Una lussuria per il palato. Pesce cotto al punto giusto, il fumé è discreto ma pervasivo ed i broccoli sono deliziosi.
Qui abbiamo bevuto uno Chardonnay 2008 di Vie di Romans, molto fresco e fruttato. Per finire la piccola pasticceria (curata dalla brava pasticciera romena Lilly Turodache) che, come un capiente sacco di iuta, comprendeva di tutto e di più: sfogliata riccia con ricotta, biscotti alla cannella, cantuccini all’anice, panna cotta con infusione di fragole, babà con salsa inglese, tartufo nero e poi ancora per dessert: tiramisù, fonduta di cioccolato bianco con banana caramellata e zenzero candito, torta fredda al cioccolato con spuma di mandorle e composta di lamponi.
E per finire una grande varietà di cioccolato fondente dei migliori produttori, come Domori, Maglio, Amedei, e Corallo. Una goduria inarrivabile, credetemi. In abbinamento a queste golosità sono stati proposti un Moscato passito Santiquaranta 2008 e un Barolo chinato di Cocchi.
In conclusione questi sono i miei giudizi: ho apprezzato le non eccessive portate, soprattutto quando si tratta di antipasti che affaticano e saziano già in partenza lo stomaco; il primo a base di riso è molto centrato, leggermente meno l’altro; il secondo è stato qualitativamente all’altezza; I dolci sopraffini; il pane ed i grissini buonissimi.
Chef e secondo (Fabio Pesticcio) illuminati. E poi ottima compagnia, servizio perfetto ed inappuntabile e vino all’altezza dei piatti presentati. Ed i prezzi abbastanza contenuti. Il pasto da noi degustato, infatti, costa intorno ai 40,00 euro, escluso i vini naturalmente. Insomma davvero una giornata favolosa. Forza Ebolitana!
Ristorante Il Papavero – Eboli (SA) – Corso Garibaldi, 112 – Tel. 0828 330689 – Sempre aperto, a parte la giornata di lunedì e la domenica sera. Ferie una settimana a luglio e una a novembre.
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