di Lorenzo Allori
Prato- città d’arte, di violenti subbugli storici fitti come le stoffe delle loro celebri manifatture tessili, città di ville e di artigiani- è oggi una dinamica realtà imprenditoriale che ha saputo fare squadra con tutte le maestranze del territorio e della città, recuperando quelle a rischio estinzione, soprattutto nel campo agro-alimentare. Prato ha fatto della sua natura multietnica un punto di forza su cui basare il proprio presente e il proprio futuro, sradicando l’idea delle barriere e dei confini dettate dalle paure più primitive che attanagliano l’animo umano, e promuovendo una operosa e pacifica convivenza con gli altri giunti in città per costruirsi una nuova vita; nello specifico la imponente comunità cinese, la quale ha dato un contributo essenziale nel tenere in vita maestranze quasi dimenticate e che oggi è presente attivamente anche nel campo gastronomico, con negozi di frutta e verdura, mercati e progetti ristorativi estremamente interessanti.
eatPrato vuole essere la celebrazione di questa felice singolarità italiana (come lo sono tutte le comunità di buona volontà che decidono di accogliere invece che escludere, celebre in questo il paese di Riace), una rassegna che diventa connubio tra arte (medievale, rinascimentale e contemporanea), culture diverse, cooperazione fra i più svariati settori produttivi della città, dal tessile fino all’eno-gastronomico.
Dietro l’evento, vi è il lavoro di un grande cenacolo di menti, fra le tante l’Assessore al Turismo Daniela Toccafondi, che hanno intuito il grande potenziale della città sia dal punto di vista strettamente culturale, con patrimoni unici come il Museo di Palazzo Pretorio, il Museo di Arte contemporanea appena ampliato, il celebre Museo del Tessuto; sia dal punto di vista imprenditoriale. Sì, perchè la scena gastronomica pratese in particolare è di recente rivoluzionata e in gran fermento con vertiginose prospettive di crescita; proprio questo aspetto ha permesso agli organizzatori di pensare a di convincere le tante eccellenze sparse nel tessuto urbano e nell’intero territorio a cooperare e serrarsi come un sol uomo al fine di operare sinergicamente per il bene della città e dei singoli abitanti.
Tutte queste ragioni hanno portato alla naturale conclusione di creare una manifestazione itinerante per le vie cittadine e le svariate località nei dintorni di Prato: musei, cocktail bar, produttori di vini, albergatori, bar e ristoranti, le ineguagliabili pasticcerie (vero valore aggiunto della città ), tutti assieme per far splendere nuovamente il nome di Prato nel mondo.
Perno della rassegna il giardino Buonamici, all’interno del quale si sono tenute le degustazioni principali di vini del territorio, dei prodotti storici e una piccola selezione dei piatti degli innumerevoli show cooking che si sono svolti nella terrazza superiore del giardino, conclusi con un epica disfida amichevole fra i migliori cokctail bar cittadini.
Di forte impatto per audacia e originalità i due venti tenutisi il venerdì e la domenica: il primo a Palazzo Pretorio, si è consumato in due momenti: una incantevole conferenza sulla storia di Prato durante il periodo rinascimentale con breve focus sull’arte di quegli anni, Filippo e Filippino Lippi su tutti, per omaggiare i cinquecento anni di Cosimo de’ Medici, Caterina de’ Medici e il più noto Leonardo da Vinci; mentre il secondo tempo dell’evento si è esplicitato in un elegante aperitivo diviso tra la terrazza e il patio esterno del Museo, dove gli avventori hanno potuto assaggiare i prodotti della tradizione pratese, come la Bozza, il tipico pane tornito a mano, oppure la tanto decantata mortadella di Prato, per non parlare dei vini del Carmignano o i biscotti di Prato.
Si parlava di coraggio, poiché risulta sempre difficile proporre in prima istanza, come evento di apertura, senza annoiare o allontanare la storia, la divulgazione artistica e culturale. Molto più facile sarebbe stato anticipare l’aperitivo, mettendo al centro la convivialità della tavola: perciò “tanto di cappello” agli organizzatori che hanno posto in primo piano la conoscenza per una volta.
Di coraggio si potrebbe continuare a parlare anche per il secondo degli eventi programmati, il Winezilla, rassegna di vini naturali coordinata dall’associazione CHI-NA, che si è tenuta nel cuore del quartiere che ospita la comunità cinese in quel di Prato. Un messaggio forte contro gli stereotipi e le barricate nazionaliste; per questo “chapeau” due volte.
Non è mancata, durante la tre giorni, l’occasione per esplorare il territorio limitrofo, il quale ospita bellezze storico-architettoniche di livello mondiale, quali le ville di Montemurlo, e solide realtà artigianali e imprenditoriali. Nella straordinaria visita a Villa Strozzi, oggi passata al marchese Pancrazi, il pubblico ha potuto vedere e degustare i vini da uve Pinot Nero e l’olio EVO che si producono. Mentre a Vaiano l’eccellente realtà del Mulino Bardazzi, centro del progetto Gran Prato (filiera che coinvolge, oltre al mulino, coltivatori di grano del pratese, panificatori, ristoranti e pasticcerie,) che produce farina macinata a pietra e laminatoio con macchinari dei primi del ‘900.
Sempre in paese si colloca la splendida realtà del Forno Steno, specializzato in prodotti dolci della tradizione, fra cui spiccano i biscotti di Prato; ma a colpire è la volontà della patrona di puntare sulle donne, difatti l’azienda è composta per più dei due terzi da personale femminile.
Ancora all’insegna del binomio cultura e inclusione le esperienze nei ristoranti cittadini, tra i tanti provati (impossibile non fare un cenno anche al Paca, che finalemente vede dei giovani realizzare il loro sogno ristorativo entro i confini italiani, con una cucina esuberante, in crescita rapida e un pasticcere che farà presto parlare di se) il Myo all’interno del Museo di Arte Contemporanea Pecci, progetto guidato da Angiolo Barni. Un locale elegantissimo e post moderno, sull’onda lunga della nuova ristorazione da museo, in cui consumare una cucina creativa, ma che non intende mettere in soggezione il cliente; estetica certo, ma senza declassare troppo il gusto.
Esemplare il neonato My Sea, un ristorante sino-italiano che per la prima volta a Prato coinvolge nella stessa proprietà, suddivisa al 50%, un imprenditorie italiano e uno cinese. La cucina è affida al giovane David Chen, il quale punta sul pesce e riesce a stupire per rigore tecnico ed estro creativo, tanto che le cotture variano a seconda della clientela che si presenta (cinese, italiana o internazionale. Una realtà che dimostra quanto l’inclusione si possibile e fondamentale per un paese a natalità e crescita zero, quale è l’Italia in questo momento storico.
Infine (anzi a pensarci si potrebbe dire “dulcis in fundo”) le visite a due templi dell’arte bianca mondiale, ovvero le pasticcerie di Luca Mannori, campione del mondo e assoluto maestro cioccolatiere, e di Paolo Sacchetti con il suo Nuovo Mondo, un genio insuperabile che grazie alle sue creazioni- dalla miglior sfoglia italiana, ai croissant, al superbo panettone, passando per le infinite declinazioni dei dolci della tradizioni toscane, fino a raggiungere il culmine con le sacre pesche di Prato- ha portato il nome della città sulla bocca di tutti.
Il Maestro Sacchetti spiega quanto sia necessario il costante lavoro tecnico e la ricerca più assidua, quanto sia necessario sperimentare e aprirsi all’altro, senza guarda incessantemente al profitto poiché altrimenti si iniziano a perdere e sacrificare pezzi della propria integrità e si finisce poi per fare compromessi, in primo luogo sulle materie primi utilizzate. Da lontano sembra fargli eco il campione Luca Mannori, che esprime il suo amore per il cioccolato lavorando con piccolo produttori scelti di cioccolato, che gli permettono ogni anno di vincere premi internazionali, a esempio quello per la spalmabile al cioccolato oppure il riconoscimento per la miglior tavoletta fondente.
Paolo Sacchetti con il suo esempio ci vuole insegnare che come la cucina e la pasticceria sono come alberi, non possono scordarsi delle radici immerse nel terreno, altrimenti la pianta non porterebbe frutto. Non è possibile chiudersi in se stessi e nei proprio segreti, come i fiori si deve spargere il proprio seme ovunque, affinchè crescano nuove e più forti generazioni. Essere sempre curioso verso il prossimo e verso gli altrui talenti, solo così si crea la vera evoluzione, gastronomica e non.
Un benessere condiviso, l’integrazione, il lavoro costante, la materia prima, una puna di follia: questi gli ingredienti del genio per Paolo Sacchetti e queste le traiettorie seguite alla lettera da eatPrato.
eatPrato- La mortadella di Prato
eatPrato- Schiaccino, degustazione di vini naturali, schiaccia imbottita e tapas del territorio
eatPrato- Le vigne del Marchese Pancrazi
eatPrato- I vini del Marchese Pancrazi, Villa Bagnolo
eatPrato- Ristorante My Sea, Sgombro marinato e affumicato, rapa rossa in diverse consistenze, salsa acida allo yogurt
eatPrato- Ristorante My Sea, Riso ai frutti di mare, aria di Caciucco, gel di prezzemolo, pomodoro secco
Dai un'occhiata anche a:
- Tuscia, Zi’ Titta a Capranica, un porto sicuro sulla Cassia
- La Pergola di Heinz Beck a Roma è un posto pazzesco da regalarsi almeno una volta nella vita
- La Cucina di Tenuta San Pietro a Pettine a Trevi: la tartufaia nel cuore dell’Umbria nei piatti del ristorante
- Le Brocchette, il mare di Fiumicino entra in Hosteria!
- Roma, ristorante Da Michele, cucina di mare a San Paolo
- Roma, Supplizio di Arcangelo Dandini a piazza Fiume è anche osteria
- Umbria, La Cucina di Alice di San Pietro a Pettine, mangiare in tartufaia
- Ristorante Elementi del resort Bogobrufa e la cucina di Andrea Impero vicino Perugia e Torgiano