di Michele Polignieri
“……… se le teorie sono corrette, un battito delle ali di un gabbiano sarebbe sufficiente ad alterare il corso del clima per sempre”.
New York Accademy of Sciences 1963
Nella mia vita, non ho mai frequentato Sushi e locali affini, cosi come non ho mai cenato, se non una sola volta, in un ristorante cinese.
Vi fui costretto, pressato da una promettente chiacchierata con una amica che voleva a tutti i costi dimostrarmi di quanto ricercata ed intrigante fosse quella esperienza gastronomica…..
Non ricordo molto di quella sera, della penosa masticazione, ne’ del locale, ma della lunga sosta in macchina che ne scaturì dopo cena, ne porto ancora le conseguenze….
Mi sono da sempre battuto per il rispetto della logica in campo alimentare e nutrizionale, sulle corrette prassi di lavorazione e sulla osservanza di dettami e requisiti ispirati ai criteri di igiene e di sicurezza alimentare, ma, su tutto, il mio pensiero era orientato ad una idea di gastronomia ecumenica, quella che avrebbe dovuto essere condivisa il più possibile nel mondo al fine di meglio interpretare il concetto di “pensiero sistemico” utile a meglio collocare le azioni umane in un contesto di condivisione planetaria e di reciprocità.
I tabù alimentari sicuramente dovevano essere esplicitati e condivisi a quel tempo quando, per piaggeria o per “webetismo”, non furono mai ben considerati ne’ attivati (molti suggerivano si dovesse riconoscere ai popoli come “indispensabile” il diritto all’autodeterminazione in cucina, una sorta di democrazia spannomentrica che avrebbe legittimato tanto il cannibalismo quanto la necrofagia), ma avrebbero acceso un riflettore (altro che etichetta a semaforo o a batteria), sulle aberrazioni che l’uomo stava declinando in molte regioni del mondo utilizzando una semplice etichetta che indicasse ciò che fosse commestibile.
Una su tutte?
Bhe….ca va sans dire…LA CINA.
I suoi wet markets e le oscene abitudini, più tribali che degne di un paese moderno con un PIL all’11%, ne sono la testimonianza.
Il consumo e la produzione alimentare non disciplinati, ne’ intesi come possibile veicolo di antropozoonosi e tossinfezioni (che nell’Italia degli anni ‘60 abbiamo prima imparato a conoscere e poi a debellare, grazie all’applicazione del Regolamento di Polizia Veterinaria_Tubercolosi, Brucellosi, Leucosi Bovina, Vaiolo ovino, Morva, Carbonchio Ematico), sono senza ombra di dubbio la causa efficiente del perché e del percome le più gravi epidemie degli ultimi 10 anni abbiano invaso il pianeta partendo dalla Cina.
Il nostro paese, unico al mondo, è stato capace nel tempo di caratterizzare le più importanti produzioni agroalimentari fino a garantirne il massimo profitto per i produttori grazie al salvacondotto fattualmente concesso al cibo italiano che, sotto un rigoroso sistema generalizzato di controllo sanitario, è riuscito ad implementarne nel Mondo il valore assoluto che non soltanto il samplice aspetto edonistico potesse ricomoscergli.
Oltre ad aver obbligato gli Operatori del Settore Alimentare alla pressante presenza da parte dell’Autorità competente (ASL), il quadro a cui oggi assistiamo evoca l’idea di un dualismo produttivo, una sorta di schizofrenica percezione delle realtà produttive mondiali, che ci pongono in una condizione, pur essendo stati da sempre i primi della classe, di inferiorità generale in virtù della libera diffusione di virus e alimenti contraffatti arrivati in Europa grazie a dogane europee sempre più morbide e a g….. maglie aperte, rispetto a quelle tricolore (Olanda in primis).
FOTO DOGANE EUROPEE
Il processo di emancipazione del popolo cinese, diciamolo, non ha goduto della parallela crescita civile ed etica:
il passaggio repentino di ere, sotto gli occhi increduli dei suoi abitanti, ha fatto ritenere legittimo ed onnipotente il passaggio da una economia di sussistenza ad una di finanza, distanziati irreparabilmente dalla realtà quanto distratti da un narcisismo endemico al punto che un viaggiatore, atterrato in quel paese si sentì domandare :
”Ma voi in Italia avete la Televisione?”
Sarà stato forse il tentativo di inseguire un vaccino anti AIDS che può aver generato questa disgrazia?
In buona sostanza non si è impedito lo scempio che in Cina non solo era tollerato, ma ritenuto LEGITTIMO per le consacrate, intoccabili, tradizioni popolari.
Ad oggi che il danno è fatto, non possiamo non rammentare la frase celebre della metafora della farfalla di Edward Lorenz*.
Lorenz la scoprì quando osservò lo sviluppo di un modello meteorologico:
Un piccolo cambiamento nelle condizioni iniziali aveva creato un risultato significativamente diverso tanto da renderne l’idea con la frase
“Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?”
Dunque il caos ha le sue regole, scoprirle renderebbe meno banale ogni riflessione sulle disgrazie di quella gente, impegnata fanaticamente a morire come il popolo più ricco del cimitero globale e che ci obbligano, purtroppo, a cndividerne le conseguenze che il loro incosulto “battito d’ali” ha innescato nella nostra civiltà.
*Nella metafora della farfalla si immagina che un semplice movimento di molecole d’aria generato dal battito d’ali dell’insetto possa causare una catena di movimenti di altre molecole fino a scatenare un uragano, magari a migliaia di chilometri di distanza.
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