Uno dei totem che ci ha rovinati negli ultimi vent’anni è stata questa menata del federalismo. L’ultimo esempio clamoroso viene da Cirò dove si produce uno dei vini più antichi dell’umanità. L’idea è quella di fare un canile in una vigna storica espropriando a meno di un euro a metro quadro il terreno e lanciando un chiaro segnale: inutile coltivare la terra perché non ha valore.
Che dite, lo facciamo un canile nelle vigne di Serralunga o Montalcino? Mica saranno così stupidi da non cogliere questa idea?
L’allarme viene lanciato da Gianluca Ippolito, ultima generazione di una delle più antiche case voinicole d’Italia, su Facebook.
di Gianluca Ippolito
Volevo fare i complimenti al sindaco, sig. Roberto Siciliani e a tutta l’amministrazione comunale, che sta come sempre da parte delle aziende che portano in alto il nome di Ciró.
Dopo le varie ed utilissime passerelle al Vinitaly, mostrando al mondo intero grande vicinanza alle aziende vitivinicole, è da poco iniziata una geniale opera di “pubblica utilità”. Costruire nel bel mezzo del Feudo, area storica della doc (Ciró) più importante in Calabria e invidiata dai calabresi stessi e ammirata da mezzo mondo (grazie a pochi illuminati imprenditori) un canile con immancabili colate di cemento e bellissimi pali sempre rigorosamente in cemento, come le foto ben documentano. Considerando il progetto, l’oasi potrà ospitare al massimo 24 cani, per cui non si supera il problema del randagismo, per cui viene meno la pubblica utilità. Vediamo i benefici dei cani: l’incolumità dei cani (di cui il sottoscritto è grande amante) sarà seriamente compromessa, non solo dalla tipologia del terreno, classificato R3, ovvero terreno ad altissimo rischio di dissesto idrogeologico, dove per legge non è possibile costruire neanche una cuccia, ma anche dai continui trattamenti (rame, zolfo e agrifarmaci vari) di cui necessitano i vigneti circostanti e che inevitabilmente invaderanno l’area del canile. O forse non si dovranno più curare i vigneti e dedicarsi alla pastorizia ed improvvisamente trasformare quel terreno in R1, mossa assai cara alla nostra amministrazione. O forse il Feudo non ha più senso e trasformiamo in un nuovo PIP tanto per dirne una.
Vediamo invece i benefici che ne trae la zona e la comunità.
Affinché possa definirsi canile o ancor meglio oasi canile, sarà necessario in impianto per lo smaltimento delle feci dei cani, che inevitabilmente andranno a finire nei vigneti…che profumi tra i vigneti!! Con tanti spazi nel territorio di Ciró, il comune ha ben pensato di effettuare un esproprio a 10.000€ per 13.000 mq, ovvero €0,77 a mq per un terreno nell’area doc Ciró per farci nulla che abbia a che vedere con la viticoltura. E che messaggio è questo? Che tanto valgono questi terreni? Che il lavoro ultracentenario svolto in questi territori può essere ogni giorno minacciato da un progetto miopistico del comune che pur di compiacere a chissachi può decidere dall’oggi al domani di espropriarti del suddetto lavoro? E ancora, piuttosto che salvaguardare l’unico patrimonio culturale di questo paese, magari con un bel viale di cipressi che delimitano questa zona dal resto del territorio sventrato da capannoni non finiti e immondizie varie, ripristinando quel terreno alla sua antica vocazione, andiamo ad inquinarlo con pali, cemento, reti e merde di cani??
Se così fosse mi arrendo di fronte a cotanta lungimiranza e imprenditorialità e diró ai miei figli che Feudo non era un vigneto, ma il nome di un cane, per il cognome diró di cercarlo tra gli amministratori del 2015.
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