Ristorante ‘E Curti a Sant’Anastasia
Via Padre Michele Abete, 6
Tel. 081 897 2821
sempre aperto, la domenica solo a pranzo
Chiuso lunedì
La strada è sempre la stessa, nel cuore profondo di Sant’Anastasia, di fronte alla vecchia sede. In cucina c’è sempre lei Anglina Ceriello con i piatti storici del territorio, a cominciare dagli stentinielli, involtini di budella di agnello, all zuppa dei fagioli e dei funghi pioppini, al bucatino con il soffritto. Ma i locali sono molto più belli e ampi, c’è un bellissimo giardino esterno dove poter mangiare durante la buona stagione, ossia durante quasi tutto l’anno ormai.
La cucina di Angelina è una cucina del cuore, i piatti della gioia vesuviani, la grande dispensa di Napoli, immediati, saporiti, di gusto. Tradizione pura, senza mediazioni se non nelle porzioni un po’ più allggerite. Imperdibili le fritture.
La cosa bella di questi luoghi è che ogni cibo ritrova un sapore ormai perso, a cominciare dalle stesse carni di agnello.
Ideale per una sosta vlocale, ma anche per una bella e luga mangiata fra amici o in famiglia.
Difficilmente spenderete più di 40 euro a testa. Si chiude con il famoso liquore di noci, mirabimente curato da Enzo D’alessandro, figlio di Angelina.
Andateci subito, senza perdere tempo. Fra poco il locale festeggia i 100 anni.
1 febbraio 2017
di Andrea Docimo
Un’occasione importante da festeggiare degnamente, l’esigenza di rimanere nel territorio vesuviano e la sicurezza di una cucina di cuore, tradizione ed al contempo sostanza.
Sono stati gli elementi che hanno portato me ed il mio amico a scegliere come indirizzo per il pranzo il ristorante ‘E Curti di S. Anastasia. La fama lo precedeva: tanti i riconoscimenti, moltissimi gli avventori ad avermene parlato bene ed il soffritto che è protagonista della mia pizza fritta preferita, quella dei fratelli Salvo a S. Giorgio a Cremano.
Del nocillo parleremo più innanzi.
Il ristorante in questione è locato in una delle capillari stradine di S. Anastasia; trovare parcheggio non è né semplice, né difficile: occorre semplicemente un pizzico di fortuna.
L’insegna all’ingresso del locale è vetusta, e dà subito l’idea di un locale old fashioned sia sotto il profilo dell’ambiente che sotto quello della cucina.
L’accoglienza è buona, ma si deve prenotare almeno un giorno prima dato che i tavoli sono pochi (circa una trentina i posti a sedere) e l’ambiente di modeste dimensioni.
Il servizio in sala è molto cortese ed ottimamente preparato: sembra quasi di assistere ad una recita teatrale in napoletano antico. Merveilleux.
Si è iniziato con un antipasto di terra: uno splendido prosciutto crudo irpino (al naso sviluppava bei sentori di frutta secca), mozzarella, olive da tavola, frittelle di friarielli (ottime, l’olio per il fritto era pulito) ed un crocchè nella cui fase di preparazione sono convinto che l’inserimento del formaggio (credo fosse parmigiano) abbia giocato un ruolo essenziale per la sua godibilità finale.
Da bere: acqua minerale ed un calice di Aglianico per entrambi.
Veniamo ai primi piatti.
I bucatini con soffritto e grattata di pecorino sono assimilabili ad un brano jazz: cambi repentini di ritmo tra pasta ed intensità del soffritto, dei ex machinis continui e rapimento dei sensi. Mai mangiati di così buoni.
Gli spaghetti con il così detto “sicchie d’a munnezza” sono anche loro un qualcosa di etereo. Il “sicchio” prende le mosse da una tradizione tutta natalizia: anni fa, difatti, era tradizione procedere al riutilizzo dello “spasso” di Natale (frutta secca) per la preparazione di un primo piatto nel giorno successivo.
Noci, nocciole, uvetta, pinoli, pomodorini del Piennolo, prezzemolo, capperi, aglio ed un olio evo di buona fattura, mediamente intenso, che fa da “scheletro” per il piatto in questione.
Fantastico, oltretutto è vegetariano!
Il livello qualitativo dei primi piatti è molto alta: pasta cotta al punto giusto, armonie perfette sapientemente dosate e porzioni né troppo abbondanti, né per converso esigue.
Come secondi: zuppa di soffritto e involtini di interiora di agnello con patate al forno.
La zuppa è irreprensibile: la scarpetta è un atto dovuto, nonché obbligatorio.
Gli involtini erano più tenui del soffritto, ovviamente, ma con l’ausilio delle patate hanno saputo regalare vette di “godimento lipidico”.
Per finire, un goccio del nettare di ‘E Curti: il nocillo. Apertura dolce con noci e nocciole, chiusura etilica intensa e corroborante.
Uno splendido pranzo, costato circa 30€ a testa (antipasto+primo+secondo+calice di vino+nocillo).
Osservanza delle tradizioni, cucina di qualità ed intensità, ambiente classicista ed intimo, prezzi giusti ed un personale di sala cortese e conoscitore della materia sono i punti di forza di questo locale di S. Anastasia.
Ristorante ‘E Curti
Via Padre Michele Abete, 6, 80048 Sant’Anastasia NA
Tel: 081 897 2821
Giorni ed orari di apertura: Aperto dal martedì al sabato a pranzo e cena, la domenica solo a pranzo. Chiuso il lunedì.
www.e-curti.it
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