di Tiziano Terracciano
Non prima di aver mangiato l’ennesimo Cannolino, riempito dalla mamma di Carlo del B&B Pirriera a Bagheria, partiamo alla volta di Trapani, non senza aver programmato una delle più deliziose tappe del giro siciliano.
IL CANNOLO DELL’EURO BAR DI DATTILO
Lungo il tragitto basta una piccolissima deviazione per raggiungere la frazione Dattilo del comune di Paceco. Un luogo che probabilmente mai nessun turista si sognerebbe di visitare non fosse per mangiare uno dei Cannoli più buoni della Sicilia. L’Euro Bar svolge dunque la duplice funzione di volano per l’economia locale e di punto di riferimento per la pasticceria siciliana con il suo meraviglioso Cannolo dalla croccantissima e gustosissima cialda e dal ripieno estasiante fatto con la ricotta proveniente dalla vicina Segesta, lavorata e zuccherata pochissimo in modo da lasciarne intatto il sapore ancestrale con la creazione di una crema tanto grezza quanto buona.
Il segreto dunque risiede nella materia prima di eccelsa qualità utilizzata e nella tecnica di produzione che, come tradizione vuole per questa parte della Sicilia, la esalta con la minima lavorazione per il ripieno, e nella maestria con la quale si ottiene la mega-cialda che completa un’opera d’arte che incanta quando ce la si ritrova davanti!
DORMIRE ALL’OMBRA DEI MULINI DI FRONTE ALLE ISOLE EGADI
Dopo una ventina di minuti d’auto giungiamo al nostro alloggio Trapanese, il Resort “I Mulini”. Là dove già il nome inizia a raccontare parte della fiaba in cui ci si va a calare varcando il cancello di ingresso.
Le eleganti camere sono ricavate in una casa salinara della fine del ‘700 e la nostra è posizionata proprio sopra il portoncino di ingresso con una strabiliante veduta sui mulini e sulla spiaggia privata contigua al giardino che affaccia sulle isole Egadi, da dove è possibile godere di uno dei più bei tramonti della Sicilia. Un luogo veramente incantato che, nelle tiepide giornate di un inizio autunno alimentato ancora da un prolungamento dell’estate, scevro dalla calca dell’alta stagione, diventa ancor più suggestivo tanto da imprimere un indelebile marchio nel cuore. Già, perché di luoghi del genere, dove il confine tra realtà e fiaba è così labile, non ce ne si può che innamorare!
ERICE
Da un luogo incantato passiamo ad un altro. Dopo una mezz’oretta di tornanti giungiamo ad Erice, un borgo di origini antichissime posto a circa 750 metri di altitudine sull’omonimo monte (c’è anche la funivia che in circa 12 minuti esegue il trasporto da Trapani). Ne parla già Virgilio nell’Eneide anche se le prime tracce risalgono alla preistoria, poi gli influssi sono stati molteplici nei secoli con le dominazioni normanne, arabe, spagnole e via discorrendo. Circumnavigando il borgo si resta a bocca aperta per i tanti paesaggi che si possono ammirare: da un lato il Golfo di Bonagia, da un lato la Valderice e dall’altro le Saline, Trapani e le Isole Egadi. Inoltre, addentrandosi nei vicoli, si può capire perché Erice è detta la città delle cento chiese, e, continuando a camminare, si può essere rapiti dal fascino di uno dei Castelli che dominano la vallata.
LA TONDA FRITTA DI ERICE
A pochi passi dal Duomo c’è una tappa irrinunciabile per chi vuole trovare ristoro con la regina dello street food siciliano, l’Arancina che qui, per ricordare la sua originaria forma sferica, viene definita la “tonda fritta” e a rimarcarne le origini ci pensa la didascalia che ricorda: “il mito vuole che un emiro arabo inventò il timballo di riso, lo prese con le mani e toccandolo un po’ gli conferì la forma tonda, ispirandosi all’arancia”.
E per gustarla in tutta la sua bontà non bisogna aver fretta perché qui ogni pezzo è preparato al momento partendo dalla base di riso che viene modellata e riempita (con una delle circa 35 specialità preparate quotidianamente nella cucina a vista seguendo i ritmi dettati dalle stagioni), impanata e fritta la momento. Inoltre quando viene consegnata viene raccomandato di attendere almeno 5 minuti prima di divorarla in modo da non scottarsi e al fine di far penetrare il calore residuo fino al centro del manufatto. Quindi dopo aver tergiversato un po’ per la scelta del gusto optiamo per la “Sfincione” con cipolle, acciughe e caciocavallo; e la “Salsiccia” con salsiccia trapanese al finocchietto sfumata al Nero d’Avola. Inutile cercare un tavolino, una mensola o qualsiasi altro appoggio. Non ce ne sono! La soprintendenza impone il decoro davanti ai locali e lo Street Food originale impone di mangiare per strada! Però alla fine possiamo solo asserire di aver mangiato una delle migliori Arancine della Sicilia per consistenza, croccantezza della panatura e sapore! Senza dimenticare la gioia che abbiamo provato a vederla assemblata e fritta step-to-step!
Ritorniamo al nostro resort dove, dopo aver riposato un pochino, ci apprestiamo a consumare l’aperitivo di benvenuto programmato per l’ora di punta in cui godere di una delle meraviglie della Sicilia occidentale, il tramonto. Quando il sole che si appresta a svanire dietro l’orizzonte fa da riflettore sulle Egadi e dona delle calorose sfumature ad ogni dettaglio del paesaggio in cui il mare, il prato, la spiaggia, i mulini e le isole stesse si fondono in una cartolina di sublime bellezza.
CENARE SUL LUNGOMARE DI TRAPANI
Calato il sole raggiungiamo il centro storico di Trapani dove, non sapendo ancora dove cenare, mentre passeggiamo chiediamo alle persone del posto qualche consiglio. Ci rechiamo presso un paio di posti consigliatici ma non incontrando tanto i nostri gusti e le nostre aspettative per i menù proposti nella serata, riprendiamo il giro cominciando a sbirciare sui menù all’esterno dei locali e soprattutto nei piatti delle persone seduti ai tavoli. Dopo un lungo e bel giro veniamo attratti dal Ristorante La Perla che propone cucina tipica siciliana dal 1982. Molto bello il locale all’interno ma dopo un po’ di attesa troviamo posto solo nella veranda esterna.
Come prima cosa scegliamo dalla carta dei vini un sicilianissimo Sachia Perricone Terre Siciliane delle Cantine Caruso & Minini di Marsala che, come di consueto, cominciamo a degustare quasi prima di ordinare le pietanze. Per antipasto non vogliamo proprio perderci il Misto di Tonnara composto da: -Bottarga di Tonno; -Carpaccio di Tonno; -Tonno salato -e il prelibato, raro e tipicissimo Salame Trapanese di Tonno chiamato anche Ficazza e fatto con il quinto/quarto e i ritagli muscolari che restano aderenti alla lisca (una specialità, detta anche Sasizzella, che sancisce appieno il paragone che qui viene fatto con il maiale in quanto così come per il contadino non si butta niente del maiale allo stesso modo per il pescatore non si butta via niente del tonno!).
Durante l’ordinazione ci avvisano che questo antipasto può essere un tantino salato ma non ci facciamo scoraggiare e non arretriamo di un sol passo dalla scelta fatta e, a dir il vero, tutto questo “salato” non lo abbiamo mica sentito! Tanto che la notte non abbiamo avuto alcuna necessità di alzarci per andare a bere!
Alla fine dei conti questo è un piatto a cui non si può proprio rinunciare! Si passa dunque ai primi che come base non possono che avere le Busiate Trapanesi, i maccheroni lunghi tipici a cui viene data una forma elicoidale con la busa che in siciliano indica lo stelo di un’erba locale, la Disa anche detta Saracchio. E come fare le Busiate Trapanesi? Se non con il Pesto alla Trapanese!? Fatto con Aglio, Pomodori freschi, Basilico e Mandorle!? Poi c’è un Ragù di pesce fresco che si presta a completare in bellezza l’altro piatto di Busiate. E per finire c’è l’olio extra vergine Trapanese prodotto dall’Azienda Agricola Alberto Galluffo che dà l’ultimo tocco di pregiata tipicità e fa anche bella mostra nelle bottiglie con varie declinazioni nella sala del ristorante.
Nella soddisfazione di aver mangiato bene e di aver scoperto delle eccelse tipicità di cui ignoravamo l’esistenza, ritorniamo alla nostra dimora Trapanese dove all’indomani ci aspetta una immensa colazione composta, con un ordine quasi maniacale, da frutta fresca, prodotti tipici e biologici oltre che da complementi di ogni genere per assecondare i gusti di tutti gli ospiti.
DORMIRE TRA I VIGNETI DI MARSALA
Riprendiamo il nostro viaggio e ci dirigiamo verso Marsala, la Città del Vino, dove si è circondati da vigneti e da tantissime cantine che rientrano a far parte a tutti gli effetti del patrimonio architettonico e culturale della città.
E dove cercare alloggio se non tra i vigneti? Così ad un quarto d’ora dal centro troviamo Vigne al Vento nella frazione di Birgi che ospita l’omonima Cantina Sociale di cui i gestori dell’alloggio sono soci e a cui conferiscono tutta la loro produzione di uva raccolta negli immensi vigneti che circondano le stanze.
Per ora due stanze indipendenti che hanno in comune un grande salone con cucina e una grande area esterna con giardino con tutte le comodità anche per fare il bucato (ed infatti sfruttiamo subito questa possibilità!). La parte esterna è arricchita da elementi tipici delle realtà rurali come il forno e la cucina a legna. Nelle immediate vicinanze c’è una scuola di Kitesurf, un popolare sport velico che consiste nel navigare su una tavola da surf sotto la spinta propulsiva del vento intrappolato in grandi aquiloni manovrati con una barra collegata tramite sottili fili.
Dopo esserci sistemati e aver steso il bucato ci dirigiamo in centro dove trovare un parrucchiere per signore. Nell’attesa della piega ne approfitto per fare un giro in centro per ammirare la città e per informarmi, come al solito, su qualche locale in cui andare a mangiare. Me ne consigliano un paio ma anche qui, le dritte, non mi convincono. Uno aveva un menù ultra-turistico che non ispirava e l’altro, seppur incentrato su pesce freschissimo, non ha fatto scattare quella voglia ansiosa di volersi sedere subito ai tavoli.
Quella voglia che è invece scattata appena il ragazzo del parrucchiere ci ha parlato di una pescheria ad un paio di km dal centro che da pochi mesi ha inaugurato la sala ristorante. Volevamo andarci la sera ma non abbiamo resistito e abbiamo deciso di raggiungerlo subito per il pranzo. Dopo un fugace sguardo al lato pescheria e al lato take-away e dopo pochi istanti abbiamo varcato la soglia del ristorante e ci siamo accomodati.
PARRINELLO – PESCHERIA E CUCINA
La sala del Parrinello – Pescheria e Cucina è moderna e accogliente con all’ingresso un tavolo “social” dove le persone senza timidezza si siedono a fianco di altre che vogliono “socializzare”.
Il servizio è impeccabile ed è sotto la supervisione di Riccardo che oltre a presentarsi ad ogni singolo tavolo, per accertarsi che tutto proceda nel migliore dei modi, si preoccupa anche di curare la carta dei vini e dei liquori che in circa 20 pagine racchiude una vasta scelta che comprende champagne francesi, spumanti italiani e vini soprattutto Siciliani.
Il Menù si basa tutto sul pesce freschissimo, garantito da oltre 30 anni di attività nel settore. Decidiamo di partire direttamente dai primi anche se ad un certo punto stavamo per fermare la cucina per anteporre uno degli spettacolari crudi di mare visti arrivare in sala. Intanto arrivano le Busiate all’Aragosta e gli Gnoccoli ai Frutti di Mare che, nonostante l’abbondanza di porzioni, alla fine impongono un’accurata scarpetta!
Per secondo desideriamo un fritto di paranza, di quelli senza asterischi, e ci raccomandiamo a Riccardo che ci consiglia di far aggiungere i Cappuccetti di Sciacca (delle piccolissime seppioline tipiche).
Ci portano un fritto enorme che crediamo di non poter finire ma la scioglievolezza dei merluzzetti, il profumo dei gamberi di Mazara e la croccantezza dei Cappuccetti fanno sì che nel piatto non ne resti neppure uno! Mangiamo tutto con le mani perché quando si deve godere, bisogna farlo fino in fondo! Intanto Riccardo ci guarda, ci accenna un sorriso e con il suo fare discreto e signorile ci porta delle salviettine imbevute al profumo di limone e ci dice: “al Parrinello pensiamo a tutto al fine di far star bene i nostri ospiti!”. E alla fine, sempre grazie a Riccardo, che riesce quasi a leggere nella mente di chi desideri qualcosa, scopriamo quello che è diventato il nostro amaro preferito, il “RESET Amaro Amaro” Sugar Free Made in Sicily, precisamente Made in Marsala dallo studio e le ricerche di un enologo laureatosi per passione e per vocazione! .
IL TRAMONTO SULLE SALINE
Il Tramonto a Marsala è uno spettacolo irrinunciabile tanto che ce lo hanno consigliato finanche quando siamo stati a Mondello. Ci hanno consigliato di prendere un aperitivo al MAMMA CAURA un Bar-Ristorante posto in una delle posizioni più invidiabili al mondo, sulle Saline dello Stagnone. E’ un sabato pomeriggio e quando arriviamo il locale è stracolmo ma non ci perdendoci d’animo, attraversiamo la calca e ci posizioniamo sul pontile da cui partono le barche per raggiungere Mozia e per fare il giro della laguna. Da qui lo spettacolo è eclatante con lo sguardo che si perde tra le saline, i mulini e le montagne di sale mentre segue il sole durante la sua discesa oltre l’orizzonte.
La sera più che fame abbiamo voglia di qualcosa di sfizio per accompagnare qualche buon calice di vino. Quindi ci mettiamo alla ricerca girando in lungo ed in largo il centro di Marsala. Quando ormai le speranze di trovare quello che volevamo sono quasi svanite, imboccando un vicolo alquanto scuro e poco frequentato, ci ritroviamo dinnanzi a LA VINERIA. Sembra un posto tranquillo dove potersi accomodare e così facciamo.
Ma è solo una questione di orario, perché da li a poco, il locale muta e si trasforma da tranquillo wine bar in un “hard” american bar con dj set che fa riempire interamente la strada!
Ci accoglie Benny al quale chiediamo di poter bere un bel Rosso Siciliano con qualcosa di tipico da stuzzicare. Così ci porta un apprezzatissimo Nero d’Avola in purezza affinato in barriques del 2012 dell‘Azienda Vinicola Puleo di Sciacca con accanto un tagliere con tanti piccoli assaggi di preparazioni siciliane fatte dalla mamma che si occupa della cucina.
Benny, mentre si preoccupa dell’organizzazione della seconda serata, non si dimentica di noi e ci fa assaggiare altre prelibatezze marsalesi. Così proviamo prima un Kikè Sauvignon blanc della Cantine Fina di Marsala, per poi passare a due indimenticabili Zibibbo secchi: il Lighea di Donnafugata e il Taif di Fina.
Dopo tanti piacevolissimi assaggi di vini marsalesi attraversiamo la calca davanti al locale che ha riempito quel vicolo che poco prima era quasi deserto, e ritorniamo ai nostri vigneti che accerchiano la struttura che ci ospita, per riposare e ripartire all’indomani per una nuova meta.
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