18 novembre 2001
Sfogliando le bottiglie alla Feltrinelli di Piazza dei Martiri dove l’altra sera il Movimento del Turismo del Vino ha organizzato una degustazione davvero acculturata ci siamo ricordati di una nostra carenza: in questa rubrichetta per pochi intimi non hanno ancora fatto capolino i vini passiti. Inutile perdere altro tempo prezioso, il Natale con le sue artefatte liturgie buoniste, bombardamenti in Afghanistan a parte, è ormai alle porte. E sulle tavole farcite di dolci, frutta secca e formaggi stagionati questi vini sono sempre adatti, anche perché conquistano persino i bambini e gli astemi. Adottiamo una chicca e un classico. Partiamo dalla prima: si chiama Ebro, primo caso di Asprino passito, prodotto da I Borboni (vico De Nicola, 7 a Lusciano. Telefono 081 8141386. Sito internet www.iborboni.it), da vigneti piantati nei comuni di Aversa e Giugliano. Dopo la vendemmia tardiva l’uva appassisce in piccole cassettine circa 90 giorni per poi fermentare in grotte di tufo naturali. Sei mesi di invecchiamento in botti di ciliegio, affinamento in bottiglia e il gioco è fatto. Il risultato è un prodotto unico, l’ennesima dimostrazione delle potenzialità dell’Asprinio. A noi piace perché, proprio come accade con molti passiti veneti e friulani, l’ultima sensazione che lascia è di freschezza, bocca pulita e mai impastata. L’altra proposta è un classico, al quale la guida dei sommeliers ha assegnato il massimo riconoscimento (i cinque grappoli): si tratta dell’Eleusi di Villa Matilde (strada statale Domiziana, chilometro 4,700. Telefono 0823 932088. Sito internet www.villamatilde.com), passito di Falanghina di carattere siculo. Due vini casertani di tono opposto, due nuove frontiere in una regione che non ha mai avuto una forte di tradizione di vini ambrati.