LIBRANDI
Uva: gaglioppo
Fascia di prezzo: non definita
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
L’amico Nicodemo Librandi
Non ci sono mai stati molti dubbi sulla capacità del Gaglioppo di viaggiare nel tempo. Avevamo altre verifiche dirette proprio con questa etichetta e con annate certo meno importanti.
Rispetto all’Aglianico, vitigno da invecchiamento per eccellenza, il rosso calabrese ha un comportamento diverso: non ha cioé quell’impatto scontroso e scorbutico dei primi anni, l’equilibrio prende subito quota, talché penseresti ad una dipartita imminente, ma poi, come un grande passista, si mantiene uguale a se stesso per un tempo indefinito, indecifrabile, come certe donne more.
Il mio primo incontro fu in loco, giravo per la Calabria come inviato del giornale e mi fermai insieme al collega lucano Alfondo Di Leva, oggi responsabile Ansa in Friuli, grande appassionato come me, per fare scorta di Duca e Gravello. Così questo vino mi ha accompagnato in tutti questi anni a partire dal 1991.
Ma il 1990 non lo avevo mai bevuto. L’ho beccato nella cantina dell’Olivo del Capri Palace dove opera il nostro caro Angelo Di Costanzo come Sommelier e ho pensato che fosse il momento giusto per affrontarlo.
Diciamo che il primo godimento è stato il colore: un cerasuolo carico, con unghia aranciata. Guardandolo dall’alto vedi, Alleluja Alleluja, il fondo del bicchiere. Un colore borgognone che annuncia esattamente la caratteristica del vino: la finezza assoluta, la perfezione eterea che l’uomo può raggiungere lavorando l’uva. La naturalità di questo colore è propria del gaglioppo, decisamente poco ricco di antociani e questa sua caratteristica è stata ritenuta un torto negli anni ’90, ora per fortuna sta tornando ad essere un pregio.
Finezza di un vino significa anzitutto non avere un impatto olfattivo forte e monocorde, poterlo bere senza pensarci troppo sopra, avere la capacità di accompagnarti con calma e pudore durante tutto il pranzo, raggiungere la naturalezza espressiva di cui parla Fabio Rizzari quando vuole fare un complimento a un vino.
Il 1990 porta la firma di Severino Garofano, il più importante enologo del Sud, autore di vini-evento ancora insuperati in Puglia e in Calabria.
Il naso ha inizialmente un sentore di frutta sotto spirito, di quella rimasta a lungo nel boccaccio sino ad impregnare completamente l’alcol, poi i petali di rosa secchi, persino a tratti la cannella, ma soprattutto salsedine. Un odore marino preciso che chi sta in riva al mare riconosce subito nei giorni di tempesta e che avvolge la città. In bocca è morbido, fresco, con tannini risoluti ed eleganti, di buona struttura, lungo, sapido, come un sessantenne che si mantiene in buona forma correndo.
Non ha avuto segni di cedimento, nessun residuo, perfettamente integro. Avrebbe potuto raccontarci il sole di Antonio e Nicodemo Librandi, gli splendidi anni di Severino tra gli olivi millenari di Cirò, ancora per molto tempo.
Stavo a Capri, ma desideravo lo Jonio
Sede a Cirò Marina, Contrada San Gennaro
Tel. 0962.31518, fax 0962.370542
Sito: http://www.librandi.it
Enologo: Donato Lanati
Bottiglie prodotte: 2.100.000
Ettari: 230 di proprietà
Vitigni: mantonico, greco, chardonnay, sauvignon, gaglioppo, magliocco, cabernet sauvignon
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