Siete a Procida Capitale della Cultura? Allungate la gamba e sarete nei campi Flegrei.
Cosa sono i Campi Flegrei? Uno straordinario frullato di acqua, terra, fuoco e fumo. Un territorio onirico, porta dell’Ade, rifugio di streghe, cento vulcani sui quali la rumorosa presenza dell’uomo non ha tolto alla natura il ruolo di assoluta protagonista. Un isola attaccata alla terra, un passato che la collocava al centro della romanità con il porto di Pozzuoli, la flotta militare a Capo Miseno, le ville e le masserie dei ricchi. All’origine fu la Misenetta di Salvatore Di Meo, un primo tentativo di uscire dal banale, un pioniere della gastronomia d’autore.
Il vino dei Campi Flegrei
Ma oggi il quadro è davvero incoraggiante. La spinta è venuta dalle piccole aziende del vino che hanno riqualificato oltre ogni aspettativa il piedirosso e la falanghina di questo territorio e che producono bottiglie di grande fattura. Citiamo Cantine Astroni, Di Meo, Contrada Salandra, Raffaele Moccia Agnanum, Cantine del Mare, Salvatore Martusciello che hanno svolto un lavoro di ricerca e di qualificazione enorme della viticultura a Nord di Napoli.
Ristoranti e trattorie dei Campi Flegrei
Ma i Campi Flegrei oggi sono un riferimento anche per il mangiare, non sono quello semplice e tradizionale del fuoriporta, ma anche quello ricercato di buone trattorie e ristoranti fine dining. Strutture storiche della zona hanno investito nella qualità raggiungendo gli obiettivi impensabili sino a qualche anno fa.
Parliamo per esempio del Caracol di Cala Moresca dove la cucina di Angelo Carannante ha portato una stella emozionante che oggi spinge la proprietà a nuovi e corposi investimenti sulle camere.
La seconda dei Campi Flegrei perchè la prima è stata quella di Marianna Vitale e Pino Esposito a Sud, a Quarto. Una cucina rock, interessante, con una cantina assolutamente ricca di cultura e curiosità.
La novità dell’anno è il ristorante Coevo presso la Dimora dei Lari della famiglia Laringe con Dimora dei Lari a picco sul mare con vista sul golfo di Bacoli e sul lago D’Averno. In sala l’esperienza di Angelo Di Costanzo, in cucina Daniele Perucatti.
Ma ci sono altri precursori che hanno aperto la strada alla qualità: parliamo di Nando Salemme di Abraxas e della Fattoria del Campiglione.
Entrambe questi locali hanno una storia ormai lunga e qualificata. Il primo ha radicalizzato sempre di più il discorso sulla biodiversità territoriale e marina e sulla ricerca di prodotti tipici del Sud. La seconda, partita come una scommessa sulla carne in un territorio che faceva solo pesce (lo sapete che i primi carnivori sono proprio i pescivendoli?) oggi che sta realizzando il passaggio generazionale vanta una delle migliori cantine del Sud.
Ma questi sono anche gli anni della nascita di tante realtà interessanti, dalle pizzerie come la Dea Bendata ad Ammaccam, da 10 di Vitagliano a Pizzaingrammi, segno di una rivoluzione del mondo pizza che ha toccato anche questo territorio.
E sulla cucina di mare è esploso il fenomeno di Punto Nave dei fratelli Daniele e Simone Testa dove si trova di tutto e di più: dal caviale bianco la degustazione di ostriche italiane e francesi, sino al pesce delle imbarcazioni che lavorano fra Procida e Ponza.
Un livello altissimo, difficilmente eguagliabile in Italia. E, su questa linea, dobbiamo anche citare la Locanda del Testardo, trattorie come Aguglia a Bacoli, il Riccio nel porto di Baia, la Catagna a Bacoli, storici come Fefè.
Insomma, una proposta per tutti i gusti e tutte le tasche, in cui rientra a pieno titolo Angelina, l’asporto di cucina tradizionale pensato e curato da Marianna Vitale.
E per restare nel pop di alta qualità, impossibile non citare il mitico panino di Ciro Mazzella a Monte di Procida.
Nel cuore di Pozzuoli abbiamo poi una vera chicca per gli appassionati di formaggi: Polyphemos Enoformaggeria Flegrea di Valeria Vanacore che abbina vini naturali da tutta Italia ad una grande ricerca sui formaggi nazionali e internazionali. Veramente un luogo da non perdere.
Chi come Rosario Mattera, inventore di Malazé, ha sempre creduto in questo circuito virtuoso che lega la gastronomia al paesaggio e alle bellezze archeologiche dei Campi Flegrei può cominciare a tirare un sospiro di sollievo: anni e anni di sacrifici e sforzi hanno dato i frutti grazie all’impegno di giovani che ci hanno creduto in tempi non sospetti.
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