Dopo una lunga serie sulle critiche di vino, il focus si sposta sulla produzione al femminile. Zone di ispirazione, stili produttivi e prospettive: ecco qual è l’approccio delle produttrici italiane.
Come membro dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino mi rivolgo alle produttrici di diverse regioni
d’Italia per saperne di più.
Oggi lo chiediamo a Marianna Annio
Con l’intento primario di creare una realtà indissolubilmente legata al proprio territorio, Marianna e Raffaele, il marito, hanno dato vita ad Agricole Pietraventosa Pietraventosa | Le mille anime del Primitivo di Gioia del Colle in Puglia. Entrambi provenienti da realtà lavorative in settori non strettamente legati al mondo agricolo, maturano la propria esperienza direttamente sul campo. Infaticabili, portano avanti l’azienda svolgendo molteplici attività aziendali, dal vigneto alla cantina, oltre a curare il settore amministrativo e contabile, vendite, marketing e promozione aziendale ripercorrendo le orme del nonno paterno di Raffaele.
L’attaccamento alle proprie radici, la caparbietà che li contraddistingue e la consapevolezza di poter fare di più per esaltare le caratteristiche del Primitivo allevato a Gioia del Colle, dove Marianna è nata e vissuta sino alle nozze con Raffaele, li spinge a produzioni limitatissime, attrezzature all’avanguardia e conduzione biologica per dare evidente impronta territoriale ai vini aziendali.
Quando e come hai iniziato a fare vino?
È stato letteralmente un colpo di testa. La nostra non è un’azienda ereditata dai nostri genitori, mio marito ed io siamo partiti da zero, acquistando la terra, impiantando il vigneto, realizzando la cantina. Lui ingegnere per un’azienda locale che produce macchine enologiche, io impiegata presso una locale azienda di salotti. Volevamo mettere in pratica la nostra passione per il vino, l’idea di lasciare a nostro figlio un retaggio che avesse a che fare con la nostra terra. Forse un po’ timorosi di affrontare nuovi orizzonti, ma il nostro amico enologo Oronzo Alò ci ha supportati in questa scelta, proponendosi come nostro enologo. Grazie anche all’aiuto delle nostre famiglie, un passo alla volta, col pensiero a nostro figlio che era in arrivo. Tutto agli inizi del nuovo millennio, ormai dal 2005, annata della prima bottiglia di Ossimoro, sono passati quasi 20 anni. Abbiamo sempre fatto le nostre scelte insieme, anche scontrandoci, ma alla fine è prevalso sempre il buonsenso di lavorare nel modo giusto.
Quali sono i tuoi riferimenti o le tue zone di ispirazione in Italia e all’estero?
Raffaele ed io abbiamo sempre avuto la passione per il vino. Amiamo i vini piemontesi: Barbaresco, Barolo, Ghemme, la loro austerità ci piace molto. E il nostro primitivo sebbene sia più morbido e solare, riesce ad esprimersi, grazie alle condizioni pedoclimatiche del nostro vigneto, in modo più verticale e sottile rispetto ad altre zone
Credi che lo stile produttivo possa cambiare tra uomo e donna?
Forse si, ma nel mio caso posso tranquillamente affermare che esiste complementarietà. La razionalità di mio marito ben si combina con le mie creatività ed inventiva. E nei nostri vini ciò si percepisce inequivocabilmente.
In generale, più che di stile produttivo, sarei più propensa a pensare ad una differenza di approccio.
Secondo me le donne sono dotate di maggiore resilienza e tenacia e tendono a raggiungere gli obiettivi che si sono proposte. Ho notato ad esempio che aziende al maschile tendono a seguire le mode del mercato e ad adeguarne conseguentemente lo stile, le donne possono modificare il proprio stile per migliorarlo, semplicemente per crescita personale.
Qual è la tua firma stilistica?
Vini agili, ma allo stesso tempo complessi, senza fronzoli o particolari esagerazioni.
Quali sono le maggiori difficoltà nel fare vino in Italia oggi? E quali i vantaggi?
Le difficoltà oggi sono essenzialmente legate ai cambiamenti climatici. Ad esempio lo scorso anno a causa delle incessanti piogge tra marzo e giugno la peronospora ha attaccato il nostro vigneto (abbiamo un unico vigneto di circa 6.5 ha e circa un ettaro di vigneto ad alberello). Non abbiamo raccolto nulla, se non i racemi, da cui abbiamo prodotto solo il nostro rosato ‘Est Rosa’, saltando l’annata per i rossi. Per scelta non acquistiamo uve, né vino e la conduzione dei nostri vigneti è totalmente in biologico certificato. Il clima sta diventando sempre più instabile e le annate difficili sempre più numerose. Saltiamo l’annata perché è importante garantire inalterato il livello qualitativo dei nostri vini.
L’altra difficoltà non trascurabile è il carico burocratico che va sempre più ingigantendosi. In una piccola azienda, stare al passo delle norme italiane ed europee, diventa sempre più complicato.
Avere a che fare con norme che rimandano ad altre norme, come un gioco di scatole cinesi, rende tutto più macchinoso. La semplificazione sbandierata a gran voce negli anni passati resta sempre una chimera. Fortunatamente ci sono associazioni di vignaioli come la Fivi (di cui siamo orgogliosamente soci) che cercano, con interventi presso gli apparati governativi Italiani ed Europei, di dare voce alle piccole realtà vitivinicole altrimenti completamente ignorate.
In che direzione sta andando il vino italiano secondo te?
Sempre più produttori (specie tra le piccole e medie realtà) stanno dimostrando maggiore attenzione alla qualità dei vini prodotti. Vitigni pressoché sconosciuti stanno emergendo grazie alla tenacia di appassionati vignaioli che riscoprono varietà dimenticate, in particolar modo nel nostro sud.
È indubbia, però, la preoccupazione per l’allarmismo generalizzato nei confronti del consumo di alcool. Sicuramente da demonizzare sono i superalcolici ma il consumo responsabile di vino a mio avviso non è da demonizzare. Sarebbe opportuno, più che pensare a versioni no alcool del vino che ne snaturerebbero indubbiamente l’identità, fare formazione nelle scuole per educare le nuove generazioni ad un consumo moderato e responsabile.
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 1| Manuela Piancastelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 2| Donatella Cinelli Colombini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 3| Angela Velenosi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 4 | Chiara Boschis
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 5| Elena Fucci
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 6 | Graziana Grassini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 7 | Marianna Cardone
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 8| Annalisa Zorzettig
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 9| Miriam Lee Masciarelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 10| José Rallo
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 11| Marilisa Allegrini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 12| Chiara Soldati
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 13| Elisabetta Pala
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 14| Elena Walch
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 15| Barbara Galassi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 16 | Chiara Lungarotti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 17 | Pina Terenzi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 18| Lucia Barzanò
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 19| Vincenza Folgheretti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 20| Eleonora Charrère
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 21| Daniela Mastroberardino
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 22| Carla e Laura Pacelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 23| Valentina Abbona
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 24| Camilla Lunelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 25| Carolin Martino
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 26| Marzia Varvaglione
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 27| Antonella Cantarutti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 28 | Marta Trevia
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 29| Pia Donata Berlucchi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 30| Nadia Zenato
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 31| Federica Boffa Pio
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 32| Chiara Condello
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 33 Sabrina Tedeschi
Dai un'occhiata anche a:
- I miei migliori morsi del 2024 in ordine di apparizione: 015 l’uovo in cereghino
- I miei migliori morsi del 2024 in ordine di apparizione: 019 lo scoglio sgusciato e il testimone di nozze
- I miei migliori morsi del 2024 in ordine di apparizione: 013 La Chioccia d’Oro a Vallo della Lucania
- L’uomo cucina, la donna nutre – 13 La vera storia di Assunta Pacifico del ristorante ‘A Figlia d’ ‘o Marenaro
- Addio a Giuseppe Campanile, cultore della Catalanesca
- I miei migliori morsi del 2024 in ordine di apparizione: 022 l’Estate per immagini, highlights
- A Napoli per festeggiare la prima pizzeria del mondo di 50 Top Pizza 2024
- L’uomo cucina, la donna nutre – 15 Laila Gramaglia, la lady di ferro del ristorante President a Pompei