Dopo una lunga serie sulle critiche di vino, il focus si sposta sulla produzione al femminile. Zone di ispirazione, stili produttivi e prospettive: ecco qual è l’approccio delle produttrici italiane.
Come membro dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino mi rivolgo alle produttrici di diverse regioni d’Italia per saperne di più.
Oggi lo chiediamo a Federica Boffa Pio
Federica Rosy Boffa Pio è la 5 generazione della Pio Cesare.
È nata nel 1997 – una delle annate più prestigiose del Barolo e del Barbaresco – e oggi, a soli 24 anni, è la nuova guida della Pio Cesare, dopo la scomparsa di suo papà, Pio Boffa – IV generazione – nel 2021.
Terminato il Liceo Classico, Federica è entrata subito in azienda decidendo però di ritagliarsi alcuni momenti iscrivendosi all’Università di Economia Aziendale a Torino e dal 2019, dopo aver conseguito la laurea, si dedica al 100% alla Pio Cesare.
Fin da bambina, Federica ha dimostrato un grandissimo interesse e una grandissima passione per il mondo del vino e oggi si occupa di ogni branchia dell’azienda di Famiglia, dalle vigne alla cantina, all’amministrazione, al marketing e alle vendite, viaggiando tra i circa 50 paesi in cui la sua Famiglia esporta i propri vini.
Insieme al cugino Cesare Benvenuto, è fortemente decisa a portare avanti la storia e la filosofia di Famiglia nel futuro con la stessa passione e determinazione del papà, dedicandosi anche a nuovi progetti, come la produzione di un nuovo vino bianco – il Timorasso – , la lotta al cambiamento climatico cercando di coltivare il Nebbiolo ad altitudini più elevate (in Alta Langa) e l’ampliamento della storica cantina con spazi molto più ampi ed efficienti (tra cui la costruzione di una cantina specifica per la vinificazione e l’affinamento dei vini bianchi) rimanendo sempre nel centro storico della città di Alba e preservando la parte più storica di affinamento del Barolo e Barbaresco.
Quando e come hai iniziato a fare vino?
Sono nata nel mondo vino grazie alla nostra cantina a conduzione famigliare dal 1881, fondata dal mio trisnonno Pio Cesare, e me ne sono innamorata fin da subito grazie alla grande passione che mio papà – la IV generazione – mi ha trasmesso. Abitando inoltre proprio sopra alla nostra cantina, l’unica rimasta in centro storico ad Alba, è stato per me naturale entrare in contatto con tutti gli aspetti di questo mondo, dalla parte più tecnica fino agli aspetti più commerciali. Sono cresciuta in mezzo alle vigne grazie ad una casa di campagna che abbiamo sulla collina del Bricco di Treiso, nella zona del Barbaresco, dove ho trascorso tutte le estati della mia infanzia e ho avuto la possibilità di girare il mondo fin da piccola con i miei genitori, imparando l’inglese e conoscendo la maggior parte delle personalità di spicco del mondo del vino. È diventato poi un lavoro al 100% quando mi sono laureata in Economia e Commercio nel 2019 e poi, da quando mio papà è mancato nel 2021, sono a capo di tutta l’azienda a 360 gradi, aiutata in questo difficile compito da mio cugino Cesare, la V generazione come me.
Quali sono i tuoi riferimenti o le tue zone di ispirazione in Italia e all’estero?
Se devo fare una degustazione tecnica che mi sia di aiuto nel mio lavoro i miei riferimenti sono, oltre i nostri colleghi che producono Barolo e Barbaresco, soprattutto la Borgogna per similitudine geografica, di vitigni e di filosofie per quanto riguarda principalmente il Pinot Nero e poi anche lo Chardonnay, i vini dell’Alto Adige e del Friuli per i bianchi in generale.
Se invece voglio semplicemente “divertirmi” amo lo Champagne, i vini dell’Etna, il TrentoDoc, Napa, la Rioja, alcuni bianchi Australiani e Nuova Zelanda.
Credi che lo stile produttivo possa cambiare tra uomo e donna?
Non penso che si possano riscontrare delle marcate differenze tra produttori e produttrici, tutto dipende dalla filosofia della cantina, dall’esperienza e sicuramente anche dalla passione. Ritengo che sia la passione piuttosto, quella piccola scintilla che ci muove dentro che fa la differenza tra un enologo e un vero produttore.
Qual è la tua firma stilistica?
La mia firma stilistica rispecchia molto il carattere del terroir delle Langhe, sia per i vini bianchi che per quelli rossi: struttura, complessità, longevità e capacità di invecchiamento ma anche tanta eleganza e raffinatezza. In più cerchiamo sempre di produrre vini approcciabili e bevibili fin da giovani e questo vale soprattutto per i Baroli e Barbareschi: pur mantenendo ovviamente una grandissima longevità, ci concentriamo sulla purezza del vitigno e sulla pulizia; cerchiamo quindi di produrre un vino che rispecchi pienamente le caratteristiche tipiche del vitigno senza troppi “trucchi” in cantina e l’equilibrio delle componenti: frutto, acidità, tannino, profumi.
Quali sono le maggiori difficoltà nel fare vino in Italia oggi? E quali i vantaggi?
La principale difficoltà è sicuramente il cambiamento climatico, ovvero il cambiamento di quelle condizioni di microclima che da sempre hanno caratterizzato e valorizzato le zone vinicole producendo vini unici nel mondo. Ad esempio, nelle Langhe storicamente abbiamo sempre avuto inverni molto freddi e rigidi con abbondanti nevicate ed estati non particolarmente calde. Si arrivava quindi alla vendemmia del Nebbiolo a novembre quando le uve non raggiungevano mai la perfetta maturazione proprio per il clima particolarmente “freddo”. Adesso invece gli inverni sono sempre più miti e poco piovosi, non si riesce quindi ad accumulare una riserva idrica sufficiente per affrontare le estati sempre più torride e secche. E poi ovviamente nella nostra zona è vietato irrigare, cosa che rende il tutto ancora più difficile. Il cambiamento climatico dall’altro lato ha permesso però di accorciare il ciclo vegetativo del Nebbiolo arrivando alla vendemmia (solitamente fine settembre/prima metà di ottobre) con una piena maturazione, con tannini molto meno verdi ed astringenti e quindi più maturi, che non richiedono più un invecchiamento troppo lungo in cantina, producendo vini che da giovani sono molto più godibili e bevibili. Insomma non dobbiamo aspettare più 10 anni per bere un buon Barolo!
In che direzione sta andando il vino italiano secondo te?
Grazie ad aziende storiche (tra cui la Pio Cesare) che hanno introdotto una ricerca maniacale dell’alta qualità, che hanno aperto la strada dell’export in tantissimi paesi del mondo e hanno “educato” il consumatore a bere i nostri vini e ad apprezzarne le diversità in base alle zone d’Italia, oggi il vino italiano sta vivendo un momento floridissimo ed è riconosciuto ed apprezzato veramente ovunque. Nel mondo l’Italia è associata al buon cibo e al buon vino, quindi all’enogastronomia di qualità che ci fa brillare (lasciatecelo fare almeno in questo campo) tra tutti gli altri paesi. Non bisogna però sedersi sugli allori ma bisogna continuare imperterriti nella promozione non solo delle nostre aziende ma anche del nostro territorio. La Pio Cesare esporta i propri vini in circa 50 paesi e noi cerchiamo di visitarli tutti quanti almeno ogni 3 massimo 4 anni proprio perché ritentiamo sia importantissimo che i nostri clienti associno la nostra etichetta al volto della nostra famiglia affinchè si possa far valere davvero il vantaggio competitivo che caratterizza il nostro paese, fatto di piccole aziende artigianali, a conduzione per la maggior parte famigliare da generazioni, dedite all’alta qualità senza compromessi.
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 1| Manuela Piancastelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 2| Donatella Cinelli Colombini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 3| Angela Velenosi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 4 | Chiara Boschis
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 5| Elena Fucci
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 6 | Graziana Grassini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 7 | Marianna Cardone
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 8| Annalisa Zorzettig
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 9| Miriam Lee Masciarelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 10| José Rallo
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 11| Marilisa Allegrini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 12| Chiara Soldati
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 13| Elisabetta Pala
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 14| Elena Walch
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 15| Barbara Galassi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 16 | Chiara Lungarotti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 17 | Pina Terenzi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 18| Lucia Barzanò
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 19| Vincenza Folgheretti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 20| Eleonora Charrère
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 21| Daniela Mastroberardino
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 22| Carla e Laura Pacelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 23| Valentina Abbona
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 24| Camilla Lunelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 25| Carolin Martino
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 26| Marzia Varvaglione
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 27| Antonella Cantarutti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 28 | Marta Trevia
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 29| Pia Donata Berlucchi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 30| Nadia Zenato
Dai un'occhiata anche a:
- Donne produttrici: il vino italiano al femminile 39| Albiera Antinori
- La curiosità: dall’album di Maria Rosaria Boccia spunta anche Gino Sorbillo
- Dove mangiare la pizza alla Nerano con le zucchine
- Donne produttrici: il vino italiano al femminile 36| Milena Pepe
- Donne produttrici: il vino italiano al femminile 37| Silvia Tadiello
- I miei migliori morsi del 2024 in ordine di apparizione: 012 Le Macine a Marina di Ascea
- Cinque pagine di O Globo su 50 Top Pizza America Latina
- I miei migliori morsi del 2024 in ordine di apparizione: 016 La Margherita al Rise di Vimercate