di Chiara Giorleo
Dopo una lunga serie sulle critiche di vino, il focus si sposta sulla produzione al femminile. Zone di ispirazione, stili produttivi e prospettive: ecco qual è l’approccio delle produttrici italiane.
Come membro dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino mi rivolgo alle produttrici di diverse regioni d’Italia per saperne di più.
Oggi lo chiediamo a Marta Trevia
Classe 1988, diplomata al liceo classico, laureata in viticoltura ed enologia e successivamente specializzata in Scienze Viticole ed Enologiche con il conseguimento del Double Degree Master in Viticulture and Enology Sciences.
Terminati gli studi e le esperienze all’estero, ha iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia Azienda Agricola Donata Bianchi – Agriturismo a Valcrosa, vigneti e vini (aziendaagricolabianchi.it) alla produzione di Vermentino e Pigato Doc Riviera Ligure di Ponente. Ama il vino, la natura e la musica. Così, ha ideato in azienda le “Degustazioni a 5 sensi” che riuniscono tutte le sue passioni. Oltre alla visita in vigneto e alla degustazione di vini e olio extra vergine (cultivar taggiasca), infatti, è possibile ascoltare la musica prodotta dalle viti, grazie a uno speciale dispositivo che trasforma le vibrazioni naturalmente prodotte dalle piante (per noi impercettibili) in magnifiche melodie.
Crede molto nella collaborazione e nello scambio di idee tra colleghi: per questa ragione è orgogliosa di essere Presidente provinciale dei giovani Agricoltori AGIA- Cia di Imperia, con i quali sviluppa importanti iniziative.
Al di fuori del lavoro, grazie ad un progetto tutto al femminile, sostiene le donne che soffrono di particolari patologie del pavimento pelvico (ipertono e vaginismo), ancora poco conosciute e non sempre adeguatamente curate.
Quando e come hai iniziato a fare vino?
Rappresento la terza generazione di viticoltori nella mia famiglia. Ho iniziato a fare vino nel 2013, quando mi sono inserita in azienda, lavorando fianco a fianco con mio padre che è stato ed è un grande punto di riferimento.
Nel 2016 sono diventata ufficialmente titolare acquisendo la gestione totale dell’attività. Seguo tutte le fasi produttive: dalla potatura alla raccolta in vigna e poi le vinificazioni in cantina.
Questo è stato solo il punto di partenza reso possibile da ciò che i miei genitori hanno fatto prima di me e dal mio percorso di studi precedente. Mi sono laureata a Milano in Viticoltura ed Enologia e successivamente ho conseguito la laurea magistrale in scienze viticole ed enologiche presso l’Università di Torino e quella di Geisenheim in Germania.
Negli anni dedicati allo studio ho potuto collezionare esperienze lavorative e di stage formativi in Italia, Germania e Nuova Zelanda.
Confrontarmi con realtà diverse mi ha dato gli strumenti per formarmi e cercare sempre nuove idee e spunti. Ho compreso poi, che se volevo lavorare in azienda dovevo acquisire competenze dirette sul territorio: lavorare la nostra terra, capire e studiare la tradizione, facendone tesoro ed integrandola con le innovazioni possibili. La conversione al biologico dell’azienda è uno dei passi in avanti di cui sono più fiera. È importante che ognuno di noi faccia la sua parte per tutelare e rispettare l’ambiente.
Quali sono i tuoi riferimenti o le tue zone di ispirazione in Italia ed all’estero?
Mi ispiro a grandi donne del vino: Giovanna Maccario, Elena Walch, Elisabetta Foradori: tutte diverse tra loro ma determinate, coraggiose con obbiettivi chiari.
Amo moltissimo il patrimonio viticolo italiano. Si tratta di una ricchezza inestimabile invidiata da tutto il mondo. Si può prendere spunto da regioni che hanno saputo valorizzare al massimo le loro eccellenze come il Piemonte e la Toscana; così come guardare con grande ammirazioni piccole regioni come la Valle d’Aosta in grado di fare rete tra produttori per far nascere nuove idee e tutelare il territorio.
Spostandoci dall’Italia non posso non pensare all’incredibile legame che unisce storia, qualità e viticoltura in Champagne e Borgogna, guardandolo come un modello.
Apprezzo anche le realtà di alcuni paesi oltreoceano, il così detto ‘nuovo mondo’, dove le aziende viticole sono riuscite a farsi strada, pur non avendo la nostra tradizone, raggiungendo obbiettivi ambiziosi, puntando su innovazione e collaborazione.
Credi che lo stile produttivo possa cambiare tra uomo e donna?
Non necessariamente. Penso che esista uno stile produttivo che cambia in base alle competenze, all’esperienza e ai risultati.
Noi donne, in tutti i settori, dobbiamo lavorare e studiare molto per raggiungere una posizione: non è affatto scontato farcela.
C’è da dire che oggi le donne che si dedicano all’enologia e alla viticoltura sono tante. Faccio parte di un gruppo di produttrici italiane chiamato “Sbarbatelle” che raccoglie vignaiole da tutta Italia.
Una volta all’anno ci ritroviamo per un evento dove è possibile assaggiare i nostri vini.
Qual è la tua firma stilistica?
Nei vini per me la caratteristica più importante è l’equilibrio. Si tratta dell’elemento chiave che cerco di riportare dal vigneto alla cantina.
I miei vini devono essere equilibrati e puliti. Voglio che possano essere immediatamente ricondotti al territorio dal quale provengono: mi piace rispettare ed esaltare le caratteristiche tipiche delle nostre varietà.
Quali sono le maggiori difficoltà nel fare il vino in Italia oggi? E quali i vantaggi?
Le maggiori difficoltà, soprattutto per aziende piccole come la mia, sono gli innumerevoli adempimenti burocratici ai quali dobbiamo attenerci.
Un grosso limite nella mia regione è dato dalla scarsa superficie vitata concessa ogni anno per l’impianto di nuovi vigneti. La crescita delle aziende che avrebbero il potenziale di svilupparsi viene così rallentata. Inoltre, non sempre è presente un ricambio generale come è avvenuto nella mia azienda. I giovani che vogliono recuperare terreni agricoli o abbandonati andrebbero sostenuti maggiormente sia dal punto di vista economico che organizzativo e formativo.
I vantaggi sono legati alla ricchezza del nostro paese, alle sue peculiarità e alla tradizione che abbiamo la fortuna di tramandare. Se si pensa all’Italia è inevitabile fare riferimento all’enogastronomia e alle bellezze naturali e artistiche.
Tutto questo ci permette di promuovere i nostri vini raccontando il forte legame che hanno con il territorio da cui proviene.
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 1| Manuela Piancastelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 2| Donatella Cinelli Colombini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 3| Angela Velenosi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 4 | Chiara Boschis
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 5| Elena Fucci
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 6 | Graziana Grassini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 7 | Marianna Cardone
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 8| Annalisa Zorzettig
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 9| Miriam Lee Masciarelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 10| José Rallo
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 11| Marilisa Allegrini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 12| Chiara Soldati
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 13| Elisabetta Pala
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 14| Elena Walch
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 15| Barbara Galassi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 16 | Chiara Lungarotti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 17 | Pina Terenzi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 18| Lucia Barzanò
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 19| Vincenza Folgheretti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 20| Eleonora Charrère
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 21| Daniela Mastroberardino
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 22| Carla e Laura Pacelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 23| Valentina Abbona
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 24| Camilla Lunelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 25| Carolin Martino
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 26| Marzia Varvaglione
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 27| Antonella Cantarutti
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