Dopo una lunga serie sulle critiche di vino, il focus si sposta sulla produzione al femminile. Zone di ispirazione, stili produttivi e prospettive: ecco qual è l’approccio delle produttrici italiane.
Come membro dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino mi rivolgo alle produttrici di diverse regioni d’Italia per saperne di più.
Oggi lo chiediamo a Antonella Cantarutti
Antonella è nata a Udine a metà degli anni ’60 durante il boom economico da una famiglia che non ha perso tempo ad adeguarsi allo sviluppo economico. Il padre all’epoca era già ben inserito nel mondo industriale delle vernici per legno e la madre si dedica attentamente alla famiglia. Antonella a 12 anni inizia a praticare l’equitazione che la porta a raggiungere risultati importanti. Intraprende in gioventù gli studi di agraria con profitto e grande determinazione, considerato che nel 1969 il padre Alfieri acquista il primo Ronco da una nobile famiglia del Comune in cui vivono e pertanto il suo inserimento in azienda è quasi segnato. Gli studi proseguono e nel frattempo a 24 anni decide di uscire di casa per formare la sua famiglia sposando Fabrizio che oltre essere compagno di vita sarà il suo più stretto e affidabile compagno di lavoro. La scalata in azienda è costante e regolare, nasce Rodolfo nel 1988 e dopo qualche anno a malincuore Antonella interrompe l’attività equestre per dedicarsi esclusivamente alla gestione dell’azienda (Cantarutti Alfieri Azienda Vinicola – Cantarutti Alfieri Azienda Vinicola). La sua attività in azienda inizia a soli 19 anni, prima con le operazioni di cantina, poi occupandosi della parte amministrativa e successivamente di quella commerciale. Non perde tempo e inizia a girare il mondo per collocare i vini di famiglia sui mercati vicini e lontani. Rodolfo cresce, nel frattempo, fra vigne, botti e valigie. Durante la sua carriera manageriale frequenta diversi corsi per mantenere aggiornata la sua formazione in ambito commerciale, comunicativo e tecnico. Entra a far parte delle Donne del Vino nel lontano 2002 e diventa membro del consiglio direttivo dal 2016 fino al 2022, riconfermata per il triennio 2023-2025. È esperta degustatrice in ambito nazionale e internazionale; ha partecipato come giudice a diversi Concorsi enologici internazionali in Giappone, Canada e Francia.
Quando e come hai iniziato a fare vino?
Ho iniziato a lavorare in azienda subito dopo il diploma, nonostante poi i miei studi siano continuati. Ho voluto subito mettere in pratica quanto avevo appreso dagli studi di agronomia, topografia e meccanica applicata grazie anche all’aiuto di mio marito con il quale ho intrapreso un importante percorso lavorando in tandem nell’azienda della mia famiglia. Mio marito non è enologo ma la sua grande sensibilità per questo mondo e la grande attenzione e rispetto per il vino mi hanno permesso di approcciarlo diventando nel tempo la mia più importante linfa. Ho imparato a rispettare l’evoluzione del vino, a vedere le sue trasformazioni sia negli acciai sia nelle botti, comprendere ogni singolo mutamento al susseguirsi delle stagioni, comprendere come nei legni acquisisse caratteristiche diverse e uniche. Ho imparato che il tempo e la pazienza fanno diventare grandi i vini. Ho raffinato negli anni la mia capacità di degustare i vini, a cogliere ogni piccolo dettaglio che potesse far percepire anche piccole imperfezioni al gusto e all’olfatto… Ma ho anche avuto la possibilità di bere “tanto” e molto bene.
Quali sono i tuoi riferimenti o le tue zone di ispirazione in Italia e all’estero?
Questa è una domanda che mi entusiasma davvero. Non ci sono zone d’ispirazione speciali perché è la mia terra la prima fonte di ispirazione: è il mio terroir, è Rosazzo dove vivo che mi ispira, dove sono ancora piantate le vecchie e quasi secolari viti di Friulano, Ribolla Gialla e Pinot Nero. Qui è il mondo dove sono nata e cresciuta e mi piacerebbe che il nostro Friuli potesse rivivere i momenti di gloria del passato. Una regione con i vini bianchi migliori al mondo.
Credi che lo stile produttivo possa cambiare tra uomo e donna?
Non cambia assolutamente lo stile quello che può cambiare è la capacità di realizzare vini decisamente più raffinati in quanto è riconosciuto, anche da studi scientifici, che la donna ha maggiore sensibilità al gusto e alla percezione di alcuni descrittori negativi.
Qual è la tua firma stilistica?
Quando degusto i miei vini e li approvo per gli imbottigliamenti ricerco sempre equilibrio, eleganza, pulizia e raffinatezza, sia che essi siano bianchi, rossi, rosati o spumanti. Il vino che amo di più è quello che ho realizzato già a metà degli anni ’90: il CANTO.
Quali sono le maggiori difficoltà nel fare vino in Italia oggi? E quali i vantaggi?
Sai Chiara, ormai fare vino non è una difficoltà anzi, quello che dobbiamo affrontare oggi nel mondo del vino sono le sfide con il mercato globale, i nostri competitor nazionali e internazionali. Ci vorrebbero politiche di tutela più energiche che ci permettano per meglio affermare che il vino italiano è il migliore al mondo, e lo è, visto che geograficamente l’Italia è sviluppata in lunghezza e si trova nel cuore dell’Europa, e che il clima permette di realizzare vini eleganti, potenti, raffinati, da nord a sud, dalla montagna al mare, dalla collina alla pianura e poi non dimentichiamo che l’Italia ha il più alto numero di vitigni autoctoni, un patrimonio mondiale che abbiamo l’obbligo di conservare e difendere.
In che direzione sta andando il vino italiano secondo te?
Il vino italiano deve e dovrà difendersi magistralmente se vuole mantenere la sua leadership (si può dire, vero?) Pensa che sono stata a Johannesburg e producono il Tocai (qui in Europa e in Italia se dovessero ancora trovare la parola Tocai su Brochure, siti internet e retro-etichette, saresti passibile di una multa salatissima). Da poco un mio carissimo amico che vive a Brasilia mi ha mandato foto di un’azienda che produce Ribolla Gialla e Pignolo. Capisci che abbiamo un problema di tutela del nostro patrimonio enologico. Il vino italiano è apprezzato e riconosciuto in tutto il mondo e l’Italia è ancora l’unico paese al mondo che grazie a controlli e a leggi sulle etichettature può garantire provenienza e tracciabilità di filiera.
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 1| Manuela Piancastelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 2| Donatella Cinelli Colombini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 3| Angela Velenosi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 4 | Chiara Boschis
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 5| Elena Fucci
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 6 | Graziana Grassini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 7 | Marianna Cardone
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 8| Annalisa Zorzettig
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 9| Miriam Lee Masciarelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 10| José Rallo
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 11| Marilisa Allegrini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 12| Chiara Soldati
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 13| Elisabetta Pala
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 14| Elena Walch
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 15| Barbara Galassi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 16 | Chiara Lungarotti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 17 | Pina Terenzi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 18| Lucia Barzanò
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 19| Vincenza Folgheretti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 20| Eleonora Charrère
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 21| Daniela Mastroberardino
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 22| Carla e Laura Pacelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 23| Valentina Abbona
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 24| Camilla Lunelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 25| Carolin Martino
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 26| Marzia Varvaglione
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