di Chiara Giorleo
Dopo una lunga serie sulle critiche di vino, il focus si sposta sulla produzione al femminile. Zone di ispirazione, stili produttivi e prospettive: ecco qual è l’approccio delle produttrici italiane.
Come membro dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino mi rivolgo alle produttrici di diverse regioni d’Italia per saperne di più.
Oggi lo chiediamo a Carolin Martino
Carolin Martino è diventata vignaiola, cantiniera e imprenditrice del vino perché è cresciuta in mezzo alle botti, ai profumi dei travasi, al rumore dell’imbottigliamento, alle fredde brezze mattutine delle vendemmie e ha sempre visto in questo lavoro la rappresentazione del suo futuro e il sunto del sacrificio fatto dal padre per dare identità a questa cantina che, con il suo ingresso, conta già tre generazioni (Martino Vini Martino Vini – Aglianico del Vulture).
Dopo la laurea in Economia e Direzione delle Imprese e il titolo di Sommelier Professionista ha sentito forte il desiderio di tornare a casa per dare il suo contributo nell’azienda di famiglia.
Subito intuì a cosa andava incontro, comprendendo appieno le aspettative e le speranze degli altri che ha alimentato mettendo tutta se stessa in questo lavoro.
Sono cambiate molte cose da quando, bambina, seguiva il padre che se ne andava in giro per il mondo per far conoscere ciò che produceva: allora parlare di Basilicata era follia, così come menzionare il Vulture o il suo vino. Oggi usa tutti gli strumenti che ha a disposizione per comunicare ottimizzando la gestione, i programmi produttivi, il budget, l’informatizzazione, il marketing e la promozione in modo da ottenere il giusto mix di ingredienti per creare e diffondere l’immagine di questa azienda.
Da quando si è insediata ha raccolto significative esperienze professionali sino a diventare Presidente del “Consorzio di Tutela dell’Aglianico del Vulture”. Inoltre, ha creato la delegazione lucana dell’Associazione “Le Donne del Vino” che fino a 15 anni fa non esisteva nella sua regione, arrivando a diventare Delegata Regionale. Le piace alzarsi ogni mattina sapendo di dover affrontare una nuova sfida, diversa ogni giorno, ricca di un’infinità di sfumature e di problemi da risolvere. Il mondo del vino le offre una fonte inesauribile di stimoli per appagare la sua irrequietezza e soddisfare i suoi sogni mantenendo vigile il grande senso di responsabilità che ha nei confronti dei dipendenti e del mercato. Sono questi gli insegnamenti ricevuti cui si affida per trovare la forza di dimostrare ciò che vale, ritagliandosi lo spazio per poter vivere al meglio l’attività in cui è cresciuta, lontana dalla quale non saprebbe stare.
Quando e come hai iniziato a fare vino?
Rappresento la terza generazione di produttori di vino della mia famiglia. Tutto iniziò con mio nonno Donato, ai primi del 900, col commercio di uve, mosti e vino, per lo più sfuso e all’ingrosso. Mio padre ha indirizzato l’attività sull’imbottigliamento, quindi commercializzazione, di vino confezionato. Io sono cresciuta in questo mondo, tra botti e vasi vinari in fermentazione. Dopo la maturità decisi intraprendere gli studi universitari a Roma, laureandomi in Economia e Gestione delle Imprese, perché ho sempre considerato essenziale la competenza in materia economica nella gestione delle aziende; nello stesso periodo ho frequentato il corso da Sommelier, conseguendo il diploma di terzo livello, per ampliare, approfondire e perfezionare le mie conoscenze sulla materia, quindi sul panorama nazionale e internazionale. Durante gli studi universitari, mi sono occupata della parte relativa a fiere ed eventi dell’Azienda di famiglia, organizzando la partecipazione alle varie iniziative nazionali e internazionali. Terminati gli studi sono quindi rientrata nella mia ‘terra natia’ per dedicarmi alla gestione dell’Azienda di famiglia.
Ad oggi sono 14 anni che lavoro full-time in Azienda e la necessità di dare la mia impronta è sempre più forte. Amo questo lavoro e questo mondo, amo il mio territorio ricco di potenzialità e voglio continuare questo percorso. Il cambio generazionale rappresenta però uno scoglio arduo per molte aziende italiane… mi trovo infatti nel vivo di questo processo.
Il mio ruolo attualmente è essenzialmente direzionale-gestionale ma, fin dal mio esordio mi sono occupata, all’occorrenza, di svolgere anche tutte le altre mansioni, a 360°. Sono fermamente convinta che per dirigere un’Azienda sia importante entrare nel vivo dell’attività avendo una conoscenza diretta di tutte le mansioni, solo così è possibile gestire al meglio il personale, comprendendo le problematiche e affrontandole in modo efficace.
Quali sono i tuoi riferimenti o le tue zone di ispirazione in Italia e all’estero?
Sicuramente le aree che hanno saputo valorizzare al meglio le proprie produzioni e che più somigliano, per conformazione del territorio e peculiarità del prodotto, alla realtà del Vulture.
Mi riferisco alle aree di produzione di Barolo e Barbaresco per l’Italia e la zona di produzione dei rossi di Bordeaux, in Francia.
Credi che lo stile produttivo possa cambiare tra uomo e donna?
Più che differenze di stile, tra uomo e donna, penso che ogni Azienda sia lo specchio delle personalità di chi ci lavora. Io sono una persona estremamente precisa, pignola, organizzata, attenta a dettagli e sfumature e questo sicuramente si riflette in tutto in ciò che faccio. La presenza di donne all’interno delle Aziende si nota, ritengo, per l’attenzione e la cura dei dettagli, anche estetici.
Qual è la tua firma stilistica?
La gamma di produzione dell’Azienda è molto ampia. Il vino di punta resta l’Aglianico del Vulture, ma produciamo anche vari vini bianchi (Greco di Basilicata, Chardonnay, Aglianico vinificato in bianco) oltre a spumanti e distillati. La filosofia e la mission sin dalle origini dell’Azienda sono sempre state quelle di produrre e offrire vino con un corretto rapporto qualità-prezzo, accessibile quindi a tutti i consumatori.
Io mi sono dedicata alla produzione di gamma alta, in concomitanza con l’ottenimento della DOCG per l’Aglianico del Vulture Superiore. La strada che ho intrapreso è quella della continua ricerca e sperimentazione votata all’eccellenza, abbiamo un vitigno che lo “pretende”!
Quali sono le maggiori difficoltà nel fare vino in Italia oggi? E quali i vantaggi?
Direi tutte quelle difficoltà che incontra chiunque faccia impresa nel nostro Paese, indipendentemente dal settore. Burocrazie eccessiva e pesante, carico fiscale, elevato costo del personale in proporzione alla remunerazione, scarsi o mal ridotti servizi pubblici (collegamenti stradali, ferroviari, internet, ecc..). Nello specifico, il settore vinicolo sconta una elevatissima frammentazione dell’offerta, anche dal punto di vista delle denominazioni. Questo non aiuta molto perché rende difficilmente individuabili le piccole aree produttive come la nostra, soprattutto in riferimento al mercato globale.
Tra i vantaggi, sicuramente quello di essere un ramo “trainante” (tra i pochi) per il settore agricolo che generalmente soffre di una molto scarsa remunerazione dell’attività.
In che direzione sta andando il vino italiano secondo te?
Sicuramente in quella dell’Enoturismo.
Per decollare occorre però sfruttare appieno tutto il suo potenziale economico e occupazionale e puntare su forti strategie pubblico-private che mettano in rete e a sistema le risorse di un Paese in cui il vino e il buon cibo sono fortemente interconnessi con le bellezze artistiche e paesaggistiche di tanti territori.
L’enoturismo deve rappresentare un’occasione preziosa per la promozione, l’occupazione, le economie locali e per la tutela dell’ambiente.
La partecipazione ad eventi sul territorio riscuote negli anni un interesse crescente e denota quanto per noi produttori sia importante attrarre sempre più turisti nella nostra regione favorendo così un contatto diretto con gli appassionati di vino.
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 1| Manuela Piancastelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 2| Donatella Cinelli Colombini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 3| Angela Velenosi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 4 | Chiara Boschis
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 5| Elena Fucci
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 6 | Graziana Grassini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 7 | Marianna Cardone
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 8| Annalisa Zorzettig
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 9| Miriam Lee Masciarelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 10| José Rallo
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 11| Marilisa Allegrini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 12| Chiara Soldati
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 13| Elisabetta Pala
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 14| Elena Walch
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 15| Barbara Galassi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 16 | Chiara Lungarotti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 17 | Pina Terenzi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 18| Lucia Barzanò
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 19| Vincenza Folgheretti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 20| Eleonora Charrère
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 21| Daniela Mastroberardino
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 22| Carla e Laura Pacelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 23| Valentina Abbona
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 24| Camilla Lunelli
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