Dopo una lunga serie sulle critiche di vino, il focus si sposta sulla produzione al femminile. Zone di ispirazione, stili produttivi e prospettive: ecco qual è l’approccio delle produttrici italiane.
Come membro dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino mi rivolgo alle produttrici di diverse regioni d’Italia per saperne di più.
Oggi lo chiediamo a Valentina Abbona
Valentina Abbona, sesta generazione nel mondo del vino insieme al fratello Davide, vive un rapporto appassionato e profondo con il vino che è per lei emozione, sentimento, storia, terroir e – soprattutto – casa. La sua esperienza incomincia infatti nelle cantine di famiglia (Marchesi di Barolo Marchesi di Barolo | Antiche Cantine in Barolo (marchesibarolo.com))ed è qui che cresce
vivendone a tutto tondo l’operatività del lavoro quotidiano. Valentina, insieme alla madre, Anna, è oggi una delle due donne alla guida delle Cantine dei Marchesi di Barolo che portano avanti il sogno di una grande donna: Juliette Colbert de Maulévrier, nipote del ministro delle finanze del Re Sole e conoscitrice del buon vino che, trasferitasi a Barolo dopo le nozze con il Marchese Carlo Tancredi Falletti, intuì subito le potenzialità del vitigno Nebbiolo. Dalla sua visione nacque quello che oggi è considerato il re dei vini e, non a caso, il vino dei re: il Barolo.
Con l’ausilio dei genitori Anna ed Ernesto e del fratello Davide, Valentina segue la sua strada, guardando sempre avanti e cercando di realizzare i sogni che tutto ciò porta con sé: una famiglia impegnata a produrre vini di grande qualità, da condividere con gli appassionati, in un mercato sempre più consapevole.
Quando e come hai iniziato a fare vino?
Sono cresciuta a Barolo, proprio sopra alle nostre cantine dove giocavo a nascondino con mio fratello: i ricordi della mia infanzia si intrecciano inevitabilmente con i profumi del mosto, i suoni degli strumenti di cantina e le domande delle persone in visita. Si può dire che la mia esperienza sia cominciata così, vivendo e respirando ogni giorno il divenire del vino.
La consapevolezza, tuttavia, è arrivata solo dopo, nonostante i nostri genitori ci abbiamo sempre coinvolto in tutto quello che facevano.
Fu mentre vivevo all’estero e credevo che una professione in questo settore non facesse per me che accompagnai mia mamma in un tour di degustazione nel Sud-Est Asiatico. Me lo ricordo come uno dei viaggi più significativi ed emozionanti della mia vita: seppur fisicamente lontana da casa, con il cuore non ero mai stata così vicina. Ho sentito il bisogno di ritornare alle mie radici e, da quel momento, il futuro della storia delle nostre cantine è diventato anche il mio.
Quali sono i tuoi riferimenti o le tue zone di ispirazione in Italia e all’estero?
Penso che tutte le regioni produttive possano essere una grande fonte d’ispirazione.
Il mio gusto personale mi porta a studiare maggiormente le zone più fresche e minerali, ma c’è un Mondo intero che merita di essere conosciuto ed apprezzato per i vini che produce in ogni sua parte.
Quando si parla di vino si ha sempre la sicurezza di poter godere del frutto dell’interpretazione e della storia del suo produttore, ma anche – e soprattutto – di un’espressione territoriale unica.
Il vino è un prodotto alimentare tutelato: la sua origine è una certezza e questo ci permette di scoprire un territorio con la sua cultura e la sua storia che, più o meno lunga, è sempre attuale in quanto le condizioni climatiche variano di anno in anno e – di conseguenza – cambiano leconduzioni in vigneto e le scelte agronomiche che ne derivano.
Credi che lo stile produttivo possa cambiare tra uomo e donna?
Essendo cresciuta in una famiglia molto “liberale”, trovo facilmente la risposta già guardando al mio stesso nucleo familiare: ognuno di noi è diverso!
E lo stile produttivo è il “marchio di fabbrica”, lo strumento tramite cui il produttore può – e deve – raccontarsi. Per questo ritengo necessario, e bellissimo, che ogni produttore – a prescindere da sesso ed età – possa essere libero di esprimere sé stesso, rispettando, ovviamente, le regole dei disciplinari di produzione di ogni denominazione.
Qual è la tua firma stilistica?
Il nostro è un lavoro di squadra, iniziato più di due secoli fa con l’impegno della Marchesa Giulia e portato avanti – dal 1929 – dalla nostra famiglia. Ancora oggi ognuno di noi concorre al risultato finale con la sua specifica personalità e la propria creatività, sempre cercando un equilibrio con ciò che è stato in precedenza. È un lavoro di sinergie, prendendo spunto da quelle che – tempo per tempo – sono le opportunità a disposizione senza tuttavia perdere di vista le nostre origini. Da sempre conserviamo una parte della nostra produzione di Barolo e, degustando i vini di diverse epoche e generazioni, riusciamo a porre attenzione agli adattamenti richiesti – dal cambiamento climatico e delle abitudini alimentari – rispettando lo stile che da sempre ci contraddistingue.
Quali sono le maggiori difficoltà nel fare vino in Italia oggi? E quali i vantaggi?
Sicuramente la velocità con cui cambiano gli scenari locali e mondiali è una grande sfida che ci impone di essere flessibili e aperti alle novità. Il che non è sempre facile quando si ha a che fare con un’azienda secolare! D’altro lato, però, è proprio la nostra storia a darci sicurezza: in questi tanti anni abbiamo vissuto momenti bellissimi e superato altri difficili, come guerre e pandemie.
E ovviamente i collaboratori e la famiglia offrono sostegno e supporto con la loro presenza.
Ma la grande difficoltà in questo settore, a prescindere dal momento storico, è lavorare con prodotti che nascono in un tempo diverso da quello in cui vengono proposti: bisogna avere sempre rispetto della tradizione ma porre un occhio al futuro e, in qualche modo, anticiparlo.
In questo possiamo contare sulla presenza di tanti bravi colleghi che ci sono di stimolo e suggerimento.
I vantaggi, o meglio, le opportunità oggi sono molte, a partire dal continuo confronto con persone eterritori diversi che porta a soluzioni più facilmente condivisibili. Grazie a questi scambi tempestivi, abbiamo la possibilità di documentarci e testare pratiche e strumenti nuovi che potrebbero rivelarsi di grande supporto.
Il mondo del vino può apparire statico, legato al passato ma in realtà è esattamente l’opposto: è un settore estremamente dinamico nel quale occorre sempre lavorare immaginando – e costruendo – uno scenario migliore per futuro.
In che direzione sta andando il vino italiano secondo te?
Il vino consente di aprirsi a mondi diversi ma sempre identitari. Come dicevamo, è un riflesso della sua origine e della terra in cui nasce.
Se da un lato i produttori hanno maggiori opportunità (in termini di strumenti, partiche e tecnicheagronomiche…) di raccontare la propria storia ed il proprio territorio in modo identitario e qualitativo, dall’altro sempre più appassionati hanno curiosità e grande voglia di approfondire la conoscenza di questi territori, storie e persone dietro (o meglio dentro!) le bottiglie.
Questo interesse per il mondo del vino ci porta a confrontarci con un pubblico via via più attento,
preparato e, di conseguenza, esigente.
Il futuro del vino è, a mio avviso, roseo ed emozionante: ci aspettano maggiore sensibilità e rispettodelle singole zone di produzione e delle persone. Questo si traduce, inevitabilmente, in vini sempre più identitari, espressioni dei loro ambiti territoriali e dei vitigni autoctoni che ne esaltano le caratteristiche peculiari
rendendoli unici e qualitativamente eccellenti.
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 1| Manuela Piancastelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 2| Donatella Cinelli Colombini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 3| Angela Velenosi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 4 | Chiara Boschis
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 5| Elena Fucci
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 6 | Graziana Grassini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 7 | Marianna Cardone
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 8| Annalisa Zorzettig
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 9| Miriam Lee Masciarelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 10| José Rallo
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 11| Marilisa Allegrini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 12| Chiara Soldati
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 13| Elisabetta Pala
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 14| Elena Walch
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 15| Barbara Galassi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 16 | Chiara Lungarotti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 17 | Pina Terenzi
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 18| Lucia Barzanò
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 19| Vincenza Folgheretti
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 20| Eleonora Charrère
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 21| Daniela Mastroberardino
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 22| Carla e Laura Pacelli
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