Dopo una lunga serie sulle critiche di vino, il focus si sposta sulla produzione al femminile. Zone di ispirazione, stili produttivi e prospettive: ecco qual è l’approccio delle produttrici italiane.
Come membro dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino mi rivolgo alle produttrici di diverse regioni d’Italia per saperne di più.
Oggi lo chiediamo a Elisabetta Pala
Figlia d’arte, trascorre la sua infanzia tra i filari dove si appassiona al mondo del vino. E così, nel 2011, dopo aver ereditato 40 ettari di vigneto, dà vita a una cantina tutta sua: Mora&Memo, a Serdiana, piccolo borgo a pochi chilometri da Cagliari particolarmente vocato all’enologia. È proprio qui, il paese in cui è nata e cresciuta, che ha deciso di portare avanti, con l’entusiasmo e la perseveranza che la contraddistinguono, la sua idea di vino.
Un vino che la rappresenta, giovane e dinamico, ma che non dimentica le tradizioni e il territorio in cui nasce.
Mora&Memo è il riflesso di tutto ciò in cui Elisabetta crede: capacità, impegno, spirito di sacrificio ed entusiasmo tutto al femminile.
Sono questi i valori di una giovane Donna del Vino, a capo della delegazione Sardegna dal 2016.
Quando e come hai iniziato a fare vino?
La mia passione nasce da bambina, grazie a mio nonno Salvatore e mio padre Mario.
Sin da piccola mi hanno coinvolta nei lavori in vigna trasmettendomi il grande amore per il vino che mi ha portato, dopo gli anni trascorsi nell’azienda di famiglia, a dare vita a un vino che mi somigliasse.
E così, nel 2011, dopo aver ereditato 40 ettari di vigneti nel comune di Serdiana, piccolo borgo a pochi chilometri da Cagliari, nasce Mora&Memo. Le prime bottiglie hanno visto la luce due anni dopo.
Quali sono i tuoi riferimenti o le tue zone di ispirazione in Italia e all’estero?
Ogni regione e Stato di produzione sono per me fonte di ispirazione e insegnamento. Ogni territorio è diverso e unico, con proprie caratteristiche di produzione e coltivazione nonchè tradizioni storiche.
Se dovessi comunque fare una scelta direi Toscana, Piemonte e Francia per la loro grande tradizione enologica e capacità di comunicazione.
Credi che lo stile produttivo possa cambiare tra uomo e donna?
Non è una questione di gender ma di impegno e passione.
Spero di cuore che le nuove generazioni possano lavorare insieme senza diversità, collaborare per raggiungere insieme obbiettivi comuni.
Il vino deve unire le persone, non allontanarle. È importante che sia così non solo per chi lo degusta ma anche per chi lo produce.
Qual è la tua firma stilistica?
La figura e il ruolo della donna all’interno del mondo del vino e la rappresentazione del mio essere.
Dentro ogni bottiglia c’è la mia visone per il vino, un mondo in evoluzione ma ancora tradizionalmente maschile, specialmente in Sardegna. Un mondo che cerco, attraverso il mio ruolo di produttrice, di innovare.
Ciò in cui credo e che voglio rappresentare è visibile prima d tutto sulle etichette dei miei vini, dove si trovano le bandidas: donne forti, che indossano l’austerità e l’eleganza dei costumi della Sardegna, simbolo dei valori che la cantina rappresenta nel mondo del vino: capacità e perseveranza, tradizione e spirito di sacrificio, gusto ed entusiasmo tutto al femminile.
Dentro e fuori ogni bottiglia si trova il mio “credo”: tradizione, innovazione eleganza e piacevolezza. Questi gli aggettivi che meglio descrivono la mia scelta stilistica.
Quali sono le maggiori difficoltà nel fare vino in Italia oggi? E quali i vantaggi?
La difficoltà principale è sicuramente la burocrazia italiana che rende il nostro lavoro ogni giorno più difficoltoso.
Il lato positivo da produttrice è che il mondo del vino offre ogni giorno nuovi spunti e insegnamenti. Non si smette mai di imparare, crescere e confrontarsi con realtà diverse.
In che direzione sta andando il vino italiano secondo te?
Il vino italiano sta crescendo e grazie al suo rilancio in Italia e all’estero anche piccole identità e vitigni autoctoni stanno assumendo maggiore importanza e rilievo.
Grazie a una sempre maggiore promozione e comunicazione all’estero le produzioni vitivinicole italiane stanno crescendo raccontando, oltre al mondo del vino, l’Italia con le sue tradizioni e i suoi prodotti.
.
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 1| Stefania Vinciguerra
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 2| Cristiana Lauro
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 3| Monica Coluccia
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 4| Elena Erlicher
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 5 | Chiara Giannotti
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 6 | Divina Vitale
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 7 | Marianna Cardone
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 8| Annalisa Zorzettig
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 9| Miriam Lee Masciarelli
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 10| José Rallo
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 11| Marilisa Allegrini
Donne produttrici: il vino italiano al femminile 12| Chiara Soldati
Dai un'occhiata anche a:
- I miei migliori morsi del 2024 in ordine di apparizione: 016 La Margherita al Rise di Vimercate
- L’uomo cucina, la donna nutre – 15 Laila Gramaglia, la lady di ferro del ristorante President a Pompei
- I miei migliori morsi del 2024 in ordine di apparizione: 015 l’uovo in cereghino
- I miei migliori morsi del 2024 in ordine di apparizione: 012 Le Macine a Marina di Ascea
- Donne produttrici: il vino italiano al femminile 34| Marianna Annio
- I miei migliori morsi del 2024 in ordine di apparizione: 014 gli sfizi alla Tavernetta di Vallo della Lucania
- I miei migliori morsi del 2024 in ordine di apparizione: 021 l’ospitale Pizzeria Karati a Riccione
- Addio a Gianfranco Sorrentino, un mito della ristorazione in America