DI MAJO NORANTE
Uve: Montepulciano, tintilia
Fascia di prezzo: dai 10 ai 15 euro
Fermentazione ematurazione: acciaio e legno
Una delle mie prime esperienze entusiasmanti con il vino è stata senza ombra di dubbio quando, oltre una decina d’anni fa’, lavorando tra i tavoli al ristorante riuscivo nell’intento di convincere l’avventore di turno, più o meno frequentatore del locale dove operavo nel seguirmi nei miei buoni propositi alla scoperta di vini poco conosciuti o quanto meno prodotti in aree meno in voga. Il Don Luigi di Di Majo Norante divenne quasi uno status symbol in una stagione dove a forza di proporlo ed a colpi di consensi riuscimmo nell’impresa di strappare al Distributore Meregalli (nel quale catalogo l’azienda figurava) una assegnazione di Bolgheri Sassicaia fuori da ogni precedente storico dalle nostre parti, ma più di questo la più grande soddisfazione al tempo fu quella di riuscire a proporre con continuità questo Montepulciano alla stessa stregua di un Taurasi Mastroberardino, un Brunello di Montalcino dei più rinomati e perché no di un Barolo, una decina d’anni fa non così semplice come potrebbe capitare al giorno d’oggi con clienti sempre più educati.
Delle bottiglie di cui poi ho fatto incetta nel tempo per conservarle a memoria postuma, il millesimo 1999 rimane uno dei più riusciti secondo me a questa non piccola azienda molisana, tra le prime a portare in giro per il mondo il vino di questa piccola regione del sud racchiusa tra l’adriatico e gli appennini. Ma veniamo al Don Luigi, prodotto da uve Montepulciano e Tintilia, dal bel colore rosso rubino tendente al granata con piccole sfumature aranciate sull’unghia, ancora poco trasparente. Il naso è caratterizzato da una complessità subito affascinante, dapprima su sensazioni di confettura di piccoli frutti a bacca rossa e nera, di cassis, contornate da nitide sensazioni di frutta secca, tabacco, pepe, liquirizia, polvere di caffè. In bocca manifesta ancora una vivacità espressiva sorprendente, è secco, caldo con un tannino discreto ma non fugato, segnale questo di un tempo trascorso utilmente a levigarlo ma non ancora capace di assopirne il vigore. Un vino decisamente da non perdere qualora capiti ancora a tiro di carta dei vini, provare per credere. Utile per un corretto servizio passarlo in caraffa prima di servirlo poiché il lungo affinamento in bottiglia può aver lasciato (come in questo caso) un evidente deposito sul fondo, che non inficia assolutamente la qualità del vino ma senz’altro non è piacevole ritrovarselo nel calice. Un abbinamento assolutamente ineccepibile può essere con il capretto stufato, ma qui vale tranquillamente la legge “tutto purchè non machi di colesterolo”.
Questa scheda è di Angelo Di Costanzo
Sede a Campomarino. Contrada Ramitelli, 4. Tel. 0875.57208, fax 0875.57379. www.dimajonorante.com Enologo: Riccardo Cotarella. Bottiglie prodotte: 800.000. Ettari di proprietà: 85. Vitigni: tintilia, falanghina, montepulciano, aglianico, moscato reale.