Uva: aglianico e piedirosso
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
E notarelle sul Pittacium 2006
Questo vino nasce da una vigna alle pendici del Monte Massico, ubicata a circa 200 metri sul livello del mare di proprietà della famiglia Capizzi. Il vino riporta il nome del capostipite, Gennaro Capizzi, bancario, che andato in pensione ha voluto dedicarsi ai suoi possedimenti. Un’attenzione voluta dal figlio Rino, medico neo-laureato, che gestisce, invece, gli aspetti della cantina con la consulenza dell’enologo Nicola Trabucco.
Giovani vigne piantate nel 2000 su portainnesti 420/A e SO4 con una densità d’impianto di 5.200 ceppi per ettaro su terreni calcareo-argillosi. Le uve vengono vinificate in acciaio; il vino, effettua il proprio affinamento, variabile a seconda dell’annata, in barrique nuove.
Il colore è un rubino carico dai toni purpurei. Il naso è immediato, ben calibrato, con in evidenza una nota di frutta schietta, prugna “aglianicosa” e sentori d’incenso. Nel tempo e con l’ossigenazione aggiunge echi floreali, funghi porcini, una note di carcadé, caffè e salvia. Il palato è altrettanto schietto, di buona dinamica gustativa, ma con un tannino ancora molto presente, leggermente rustico secca le fauci e ne delinea il profilo. Da ricordarsi su tavolate abbondanti e amichevoli quando arriveranno i primi freddi autunnali.
Quanto al Pittacium 2006, l’altro vino dell’azienda, chiariamo subito l’etimo del nome: con il termine pittacium s’indicavano, ai tempi dei romani, le informazioni che venivano applicate sulle anfore contenenti vino. Una sorta di etichetta ante litteram che indicava la zona di provenienza. Nel caso dell’Ager Falernum, l’indicazione di provenienza tra Caucinum, Faustianum e Gauranum.
Le uve provengono dall’altra vigna di proprietà della famiglia Capizzi, posta a circa un centinaio di metri d’altitudine. Le vigne sono allevate a spalliera e potate a guyot, la vinificazione delle uve avviene in acciaio, mentre, l’affinamento avviene in barrique di secondo e terzo passaggio, i caratelli che avevano visto passare il Don Gennaro. Le altre informazioni di natura tecnica, circa i portainnesti, l’età delle piante e il tipo di terreno ricalcano quelle che ho indicato precedentemente, quanto al prezzo si colloca anche esso tra i cinque e i dieci euro più i.v.a.
Più cupo e viscerale del Don Gennaro ne ricalca le tonalità rubino purpuree. Cenere, sottobosco, terra e spezie ne delineano il quadro olfattivo dove si nasconde sullo sfondo la frutta. Al sorso è cordiale, con tannino ancora leggermente astringente e un ritorno caloroso. Un po’ troppo, caloroso.
Da abbinare alla visione di Memento, di Christopher Nolan.
Sede a Piedimonte di Sessa Aurunca (ce), via Messicani, 9
Tel. e Fax 0823 701186
Sito: http://www.cantinacapizzi.com
Email: info@cantinacapizzi.com
Enologo: Nicola Trabucco
Bottiglie prodotte: 15.000
Ettari: 2 di proprietà
Vitigni: aglianico e piedirosso
Dai un'occhiata anche a:
- Caedicia Campania Falanghina 2019 – Tenute Bianchino
- Masseria Felicia, Ioposso Piedirosso Igt Roccamonfina 2016: un riuscito esperimento tra solidarietà e territorio
- Antonio Papa | Memoriae – Falerno del Massico bianco
- Vini Tenuta Fontana – Nuove annate
- Terra di Lavoro Campania Igp 2015 – Galardi
- Falerno del Massico Bianco Vigna Caracci 2014 Villa Matilde Avallone
- Paradosso: il vino bianco da uve rosse della Cantina Trabucco
- I Cacciagalli a Teano presentano i loro due nuovi spumanti