DI MEO
Uva: aglianico (75%), piedirosso e altri vitigni a bacca nera
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Forse è meglio cominciare dalla frutta: i vigneti sono stati piantati tra i 550 e i 650 metri, siamo ai limiti della viticoltura di montagna, in quella fetta di terroir più vocata per l’aglianico, ossia tra Montemarano e Salza Irpina dove ha sede la storica azienda. L’altezza e il freddo subìto dalle viti sommerse dalla neve spiegano evidentemente la vocazione all’eleganza del vino, bilanciata dall’obiettivo della concentrazione su cui Roberto si è messo al lavoro segnando proprio nel 2000 la svolta anche con il Taurasi: il colore è rosso rubino cupo, niente unghia aranciata nonostante il passare degli anni che rivelano anzi la vigoria ben conosciuta del vitigno principale picchiato dalla barrique in cui ha sostato per oltre un anno, ammorbidito dal piedirosso secondo il classico blend contadino della Campania, elevato dalla bottiglia per altri sei mesi e spazzolato dal tempo, visto che cinque anni non sono poi un tempo breve. Nonostante tutti questi fattori l’aglianico emerge con prepotenza ben equilibrata: al naso, intenso e persistente, ancora sentori di frutta, confettura di amarenza, un pizzico di tabacco, pepe nero, liquirizia, un po’ di vaniglia. In bocca abbiamo un ingresso sontuoso, vellutato, caldo, abbastanza morbido, sapido, con note minerali in sotto fondo, il vino si irraggia ovunque con una progressione inarrestabile preparando ad un finale molto lungo. Il confronto, all’Osteria della Spina Santa di Giffoni Valle Piana, è stato fatto con un classico cileno, il Los Vascos 2000 ove ancora una volta abbiamo potuto verificare la banale bontà del cabernet sauvignon in un vino di stoffa internazionale collaudato. Il Cabernet esagerato sicuramente piace ma alla lunga stanca sempre le papille mentre l’Aglianico discreto, pur partendo un po’ più indietro, recupera rapidamente già al naso dopo il primo impatto affermandosi per la complessità superando poi nel palato il concorrente per distanziarlo nel finale in cui non c’è paragone: la bocca del Cabernet ha sempre residui eccessivi, stanca, mentre quella dell’Aglianico ripulisce con la tipica frustatina amarognola. Il Don Generoso, nonno di Erminia, Roberto e Generoso, si iscrive di ufficio tra i grandi rossi del Mezzogiorno, capace di affrontare di buona lena i piatti più strutturati e saporiti, oppure i formaggi stagionati. La firma di una grande azienda irpina, fuori dai riflettori mediatici ma capace di entrare negli ambienti giusti grazie all’estro di Generoso, l’oculatezza di Erminia e la bravura di Roberto.
Sede a Salza Irpina, Contrada Coccovoni. Tel. 0825.981419. Sito: www.dimeo.it. Enologo: Roberto Di Meo. Ettari: 25 di proprietà. Bottiglie prodotte: 500.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, fiano di Avellino, Greco di Tufo, coda di volpe e falanghina.
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