Don Alfonso al San Barbato Resort di Lavello
S.S. 93, km 56,300 – Lavello
Tel. 0972 816011
Aperto la sera dal lunedì al sabato
Il Vulture è una zona meravigliosa: castelli federiciani di Lagopesole, Venosa e Melfi, borghi e chiese, natura incontaminata, i laghi di Monticchio. E poi l’Aglianico del Vulture, l’olio, la biodiversità dei formaggi. Ma in questo polmone verde proprio al centro fra Campania e Puglia, facilmente raggiungibile uscendo a Candela dalla Napoli Bari, il turismo non è mai decollato.
Il motivo, comune all’Irpinia, al Cilento e in parte al Sannio dove però adesso c’è il complesso di Aquapetra a Telese, è che non ci sono mai stati grandi alberghi come in Penisola Sorrentina o a Taormina. E’ il turismo forestiero, non il fuoriporta, che ti sostiene le imprese gastronomiche e questo non arriva se non ci sono strutture dotate dei comfort che investono in queste settore.
Una proprietà molto solida ha ripreso questa struttura alle porte di Lavello, nomen omen, ne ha fatto un resort di lusso con campo da golf avviando la gestione con tre partner: il Don Alfonso, Clarins per la Spa e Bellavista.
Al piano terra ci sono le sale per la banchettistica, al primo il ristorante Don Alfonso e a meno uno il laboratorio di cucina e la cantina oltre che la Spa.
Chiariamo subito che non si tratta di una consulenza, ma proprio del Don Alfonso che si è trasferito, come come a Macao o a Marrakesh. E il fatto che questo accada nel Vulture per me è un segnale davvero importante: siamo a un’ora da Foggia, a ridosso di Canosa, Trani, Corato e Barletta, ossia della parte più ricca della Puglia, molto ben collegata. Oltre che a tre quarti d’ora da Potenza ovviamente.
Mario Iaccarino ogni settimana è qui a seguire l’andamento mentre la brigata di cucina coordinata da Andrea Astone è di ben dieci elementi e cura il gourmet e la Terrazza Bellavista per le colazioni e il light lunch. Alla colazione sovrintende il pastry chef Tommaso Foglia. A parte il direttore della struttura, Canio Sabia, la sala è gestita da un maitre di lunga esperienza internazionale, Antonio Nicolò, che noi abbiao conosciuto una decina di anni fa alla mitica Locanda delle Monache di Maratea.
Direbbe Totò: abbiamo detto tutto. Parlando con Alfonso Iaccarino, mi ha subito detto di essere rimasto colpito dalla ricchezza della materia prima del territorio. Una virtù che esplode in alcuni piatti fantastici come il dentice con fave, asparagi, fagiolini e cavoletti verdi o con l’agnello laticauda perfettamente eseguito. Oppure anche nei crudi di mare che qui è esattamente a 35 chilometri.
Ora guardatevi i piatti e poi leggete le conclusioni.
CONCLUSIONI
In questo Paese intossicato sui social dall’invidia e dalla gelosia ovviamente ci erano piovute addosso più le critiche preventive che il dato concreto. Che non era il vero Don Alfonso, che si tratta di uno specchietto delle allodole per fare banchettistica, etc etc etc. Io che il Don Alfonso lo conosco da almeno 25 anni vi posso assicurare invece che qui trovate tutto il rigore, il disegno estetico, la ricerca delle materie prime, la filosofia gastronomica e la capacità di estrazione del sapore del Don Alfonso e della cucina di Ernesto Iaccarino. Con un grande vantaggio su Sant’Agata. Anzi due: è più facilmente raggiungibile ed è aperto tutto l’anno! Anzi tre: il menu degustazione è a 95 euro (in arrivo anche uno di 75), decisamente più economico! Lo svantaggio è che non c’è la stessa cantina, ma è una buona occasione per conoscere bene Basilicata e Puglia tanto per cominciare anche se ovviamente non mancano Champagne e vini importanti di altre regioni.
Che un grande brand del Sud raddoppi al Sud grazie alla volontà e all’impegno di un grande imprenditore credo sia una cosa significativa, un segnale importante. Un segnale di bellezza e di attaccamento alle radici. Quindi io ho due consigli da darvi: a chi abita nel raggio di cento chilometri di farsi una scappata qui, appassionati e operatori del settore. A chi è forestiero di trascorrere un bel week end nel Vulture dove scoprirete un mondo ancora incantato e incontaminato.
Da vedere, da bere e da mangiare!
Provare per credere.
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