Don Alfonso 1890: pranzo a chiusura di una stagione strepitosa

di Albert Sapere

Negli ultimi anni, per fortuna, si parla sempre di più di ristoranti del Sud e dei relativi interpreti di cucina e sala. Una cucina quella del Sud in grande fermento, con tanti protagonisti, che spesso a prezzi davvero convenienti propongono la propria idea di buono, spesso raccontando nei piatti i loro territori.

Se oggi parliamo di gastronomia del Sud, un grazie lo dobbiamo tutti a Livia ed Alfonso Iaccarino.  I grandi ristoranti nascono nel Nord Italia negli anni del boom economico, i favolosi anni  ’60 dove tutto sembrava possibile e una nascente borghesia si avvicinava sempre di più ad una cucina d’autore.

Verso la fine degli anni ’70 questa borghesia ricercò il ristorante di qualità anche nei luoghi della vacanza. Da qui parte la storia di Livia e Alfonso Iaccarino e della loro casa.

Questa è una premessa, dovuta, per riconoscere a Livia ed Alfonso la “visione” del Don Alfonso, il grande ristorante anche al Sud, tanti artigiani e prodotti da valorizzare, su tutti i due grandi ingredienti della Campania: limoni e pomodori, che sono stati una piccola grande rivoluzione nella cucina d’autore negli ultimi venti anni.

La casa del Don Alfonso, si casa, perché così la chiamano loro: “abbiamo ancora ospiti in casa…oggi pranzano parecchi ospiti in casa…” rende l’idea di quello che è questo luogo. Un posto curato nei minimi dettagli, vissuto con familiarità,  una di quelle bellissime dimore patronali del Sud dove c’è gente che viene e va e tutti vengono accolti come amici di vecchia data.

Ernesto e Mario, uno in cucina e l’altro in sala, sono la nuova generazione che oramai da qualche anno porta avanti la tradizione familiare, mentre Alfonso si dedica all’azienda agricola “Le Peracciole”, serbatoio di tanti prodotti per il ristorante, tra cui il magnifico olio che abbiamo provato durate il pranzo.

Su tutti la signora Livia, un vulcano. Accoglie gli ospiti, ci racconta del lavoro del marito nell’azienda agricola, ci racconta i piatti di Ernesto, un sorriso ad ogni ospite, non si ferma mai.

Un pranzo prima dellae chiusura invernale, attenderemo il mese di marzo per ricominciare a godere di questa meravigliosa ospitalità, figlia dei decenni di esperienza, e che vede Ernesto saldamente al timone della sua cucina.

Il piatto del viaggio è stato l’agnello laticauda con battuto di erbe fresche del Mediterraneo, una carne “vera”, cottura millimetrica, le erbe ben dosate rinfrescano, e allungano i piatti.

Per il resto vi lasciamo godere delle foto del pranzo e dei due grandi vini provati nel racconto di Marina Alaimo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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