Ruinart ci tiene a questa etichetta di mezzo secolo e decide di lanciarla in Italia in abbinamento ad un breakfast curato dal talentuoso cuoco Eugenio Boer che ha dimostrato di saper interpretare alla grande un’annata che si preannuncia straordinaria, sboccata nel marzo 2008 dopo nove anni di affinamento. Grande annata perché regolare in tutti i suoi elementi tranne che per un particolare: il 40 per cento in meno di pioggia. Insomma, state asciutta ma con temperature in media: due fattori che uniti alle escursioni termiche, hanno creato uno Champagne di assoluta personalità, dai sentori agrumati concentrati ma anche da una freschezza assoluta. Ecco allora il Dom Ruinart Blanc de Blancs 2009, l’ultimo nato della più antica maison della Champagne, presentato dallo chef de cave Frédéric Panaïotis. Le uve che hanno raggiunto una bella maturità sono state raccolte durante l’estate del 2009. Nonostante l’estrema siccità estiva, il clima rimane temperato e le uve maturano in condizioni ideali, libere da malattie. Questo è ciò che permette all’annata di conservare note di intensa freschezza oltre che di profondità.
Questo piccolo gand capolavoro è realizzato a Chardonnay Grands Crus, per l’82% dalla Côte des Blancs (Cramant (novità), Avize, Chouilly & Le Mesnil-sur-Oger) e per il 18% dal versante settentrionale della Montagne de Reims (Sillery), il vino attenderà 9 anni nelle profondità delle fosse di gesso della Ruinart House, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Secondo l’azienda l’annata 2009 rappresenta in modo eloquente le conseguenze del mutamento climatico sulla vinificazione. “Tra burrasche, grandinate, forti piogge (60% in più rispetto ad una media di dieci anni) e ondate di freddo durante il periodo di crescita, l’inizio del ciclo vegetativo si è rivelato, a dir poco, complicato!”, spiega Frédéric Panaïotis, lo chef de cave.
Ma l’equilibrio finale è stato ben centrato e questa etichetta celebra dunque il mezzo secolo di vita nel migliore dei modi possibili, un cult nei prossimi anni.
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