Abbiamo assistito tutti alle scuse di Dolce & Gabbana alla Cina e ai cinesi per il loro spot ritenuti, a torto o a ragione, offensivi.
La globalizzazione avvicina società lontane ma le allontana dalla curiosità e le predispone a muoversi come eserciti sui mercati: Trump, Xi Jinping e Putin sono lo stesso volto di quello che ci aspetta con il tramonto della democrazia e dell’egualitarismo illuminista.
Ma siccome siamo solo un piccolo blog di enogastronomia, lasciamo ai profondi editorialisti dei salotti tv queste ed altre considerazioni per ricordare invece come Dolce&Gabbana, stilisti che fanno onore all’Italia, reagirono ad un articolo di Camilla Baresani sul Sole 24 nel quale pacamente si criticava la cotoletta alla milanese del loro ristorante umilmente chiamato Gold.
Ecco la storia del 2007 raccontata da Camilla Baresani: “Nella realtà dei fatti, dopo la mia recensione negativa del ristorante di D&G, il critico del Sole 24 ore (e consulente di food&beverage) Davide Paolini scrisse una recensione riparatoria che permise al giornale di sventare la minaccia fatta dai due stilisti. Io non mi sono mai sognata di “provare a scrivere un pezzo riparatore sul ristorante”, e anzi sono entrata conflitto con chi l’ha scritta, Paolini, un conflitto cruento che al cambio di direttore ha portato a togliermi la rubrica”.
In sostanza dopo la recensione negativa sulla cotoletta (!) di Gold, i famosi stilisti minacciarono di ritirare ogni loro campagna pubblicitaria dal giornale allora diretto da Ferruccio De Bortoli che difese la scrittrice. La vicenda in questi giorni è stata ricordata solo da Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano.
Oggi, dopo undici anni, Dolce&Gabbana sono rimasti vittima del loro stesso atteggiamento censorio.
E’ vero, il primo istinto quando ascoltiamo o leggiamo cose che non ci piacciono è quello di censurare, cancellare. Ma le idee sono come l’aria, impossibile contenerle se non con altre idee.
Dolce&Gabbana secondo me hanno fatto bene a chiedere scusa a chi rappresenta oltre un quinto dell’umanità, ma sarebbe carino da parte loro chiedere scusa undici anni dopo anche a Camilla Baresani per la loro spropositata reazione a un pezzo che in realtà attirava e non allontava i clienti dal loro ristorante. Perché, nel loro piccolo, hanno agito proprio come Xi Jinping.
Per due motivi
Non c’è niente di meglio che reagire in positivo a una critica.
Secondo, le critiche in realtà non sono altro che elogi che contribuiscono ad alimentare il brand. Solo gli sfigati non vengono mai criticati.
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