TERRE DEI RE
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Con note sulle degustazioni di Slow Food a Paestum sul Vulture e la Calabria
Durante i due giorni trascorsi con il gruppo di degustatori Slow Food per valutare i vini che entreranno nella guida ai vini slow, a mio parer sono emersi con forza e determinazione gli aglianico del Vulture.
La nobile semplicità della terra del Vulture, scenario fervido di suggestioni, di bellezza e di interrogativi, ha saputo valorizzare con ampio successo l’Aglianico, ormai fiore all’occhiello nella produzione vitivinicola nazionale. Le scuole di pensiero intorno alla produzione dell’aglianico del Vulture vanno da quelle fondamentaliste ancorate alla tradizione a quelle innovative delle nuove generazioni che con grande fermento ritornano all’attività di famiglia.
Quest’ultima interpretazione mi sembra abbia apportato grande giovamento ed una ventata di gioiosa positività intorno al vulcano spento, per la capacità di esprimere l’antico vitigno con fedeltà al territorio vestita di grande eleganza ed armonia. Nel turbinio frenetico di bicchieri, bottiglie, forse più di 300, mi colpisce l’aglianico del Vulture Divinus dell’azienda Terra dei Re, e non certo per il nome accattivante visto che la degustazione è alla cieca, ma per la complessità di profumi e l’eleganza espressa al palato.
Terra dei Re possiede 31 ettari di vigneto, nell’agro di Barile, precisamente nelle contrade di Piano di Cerro, Macarico, Calata delle Brecce, Colignelli e Sologna del Principe, su terreno di natura vulcanica, argilloso tufaceo. La densità di impianto è di 9000 ceppi per ettaro, la resa è di 40 q. per ettaro, l’altitudine è di circa 400 metri s.l.m., l’età dei vigneti oscilla intorno ai quarant’anni. L’aglianico utilizzato per la produzione del Divinus proviene dal vigneto di Piano di Carro e Macarico.
Nel bicchiere è rosso rubino intenso, al naso è complesso ed elegante nel susseguirsi armonico dei sentori fruttati di ciliegia croccante e mora, poi balsamici di resina, in fine gli speziati di ginepro, pepe e cioccolato. In bocca è piacevolmente austero, con tannini fitti e compatti, acidità graffiante, il corpo è avvolgente e snello allo stesso tempo, lungo il finale battuto sulle note fruttate e balsamiche.
Nella magica batteria di aglianico del Vulture capitata in degustazione alla mia squadra sono piacevolmente emersi anche Roinos di Eubea, Vultur, sempre di Terra dei Re, Basilisco di Basilisco, Covo dei Briganti di Eubea, Titolo di Elena Fucci. Con sommesso piacere tutto personale ha fatto dei notevoli passi avanti anche il territorio vesuviano, purtroppo però dovuti all’impegno di poche aziende, anche in questo caso spinte in salita dalle nuove generazioni, libere dalla mentalità del commerciante di vini che ha caratterizzato per troppo tempo le aziende di quest’area, ma orgogliose di lavorare con attaccamento al territorio e ansiose di esprimersi al meglio.
Altro settore assolutamente vincente nel caos di vino è stato quello dei greco di tufo che hanno mantenuto alta la partita quasi sempre. Nel campo dei rosati si sono distinti quelli di Calabria, ottimi quelli delle aziende Ceraudo, San francesco, Malaspina, Santa Venere, Senatore.
Questa scheda è di Marina Alaimo
Sede a Rionero in Vulture. Via Monticchio SS 167 km 2,700
Tel. 0972.725116
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terradeire@terradeire.com
Enologo: Sergio Paternoster
Bottiglie prodotte: 180.000
Ettari: 31 di proprietà
Vitigni: aglianico