DITIRAMBO Roma
Piazza della Cancelleria, 74 (Campo de’ Fiori)
Tel: +39 06 6871626
Aperto tutti i giorni a pranzo e a cena
ditiramboristorante.it
di Virginia Di Falco
Dal sito di Slow Food leggiamo che cosa sono i Presidi: «Sono comunità che lavorano ogni giorno per salvare dall’estinzione razze autoctone». Ecco. Se giochiamo a sostituire razze con piazze, possiamo definire presidi Slow Food due osterie che da sempre predicano il verbo di Carlin Petrini, in una delle piazze storiche più centrali della Capitale: piazza della Cancelleria a due passi da Campo de’ Fiori.
Il Grappolo d’Oro (insignita della Chiocciola da diversi anni) e Ditirambo condividono infatti l’opera doppiamente meritoria di offrire una cucina e un’atmosfera da osteria, con prezzi piuttosto calmierati, in una zona overturistica trasformata ormai da anni in una sorta di mangificio a cielo aperto.
Ditirambo è il locale di Dado Micozzi, tre salette arredate in stile rustico, con tanti cimeli da vecchia trattoria a partire dal banco all’ingresso. Piccoli tavoli all’esterno nella bella stagione, un servizio competente, attento, compenetrato nel ruolo: si raccontano i piatti, la provenienza dei prodotti, si chiacchiera, si suggerisce cosa bere da una carta aggiornata e vivace.
Nel menu, tutta la filosofia del cibo lento: si apre con gli aperitivi, poi ci sono i piatti definiti “di mezzo” per indugiare tra antipasti e primi di pasta secca o fresca (quest’ultima fatta in proprio, con sfoglia da 40 tuorli) e, infine, una bella selezione di ricette italiane, non solo romane. Se, infatti, non mancano i classici romaneschi, la presenza di un cuoco piemontese non fa mai mancare vitello tonnato o il bonet a fine pasto. Tanti anche i prodotti tipici caseari regionali, da Puglia e Campania in primis.
Insomma. Si mangia, certo. Ma si può anche solo spizzicare, bere, godersi in pace la tavola. Il cestino del pane è da bonus, con focaccia fatta in casa e una pagnotta ai cereali del forno Garage di Fabrizio Franco e Franco Palermo: semplicemente strepitosa.
Conserviamo un bel ricordo della parmigiana di zucchine, un vero e proprio tuffo nella Campania terragna, e della pasta ripiena, sfoglia tenace e farcia golosa, tanto nei cappellacci di gamberi e zucchine che nella mezzaluna alla Norma. Fatte bene anche le polpette di melanzane.
Secondi soprattutto di carne, anche qui con piatti classici, e tanti contorni di verdure.
Una cucina concreta, solida, senza fronzoli che attinge con convinzione dal repertorio delle ricette e dei prodotti regionali, da Nord a Sud.
Si chiude con dolci di storia e sostanza, come il bonet o la tarte tatin di fichi.
Conto finale che riesce a stare entro i 50 euro.
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