Distillerie Aragonesi a Ischia
Via Nicola Mazzella, 27
Tel. 320 183 5472
Sempre aperte
www.distilleriearagonesi.com
Di Carmen Autuori
E’ il Mediterraneo il genius loci da cui trae linfa vitale il progetto che ruota intorno ai profumi, all’immensa biodiversità, all’artigianato dell’isola d’Ischia. Protagonisti sono due giovani poco più che trentenni, Alessandro ed Anna Buono. Lui da sempre appassionato di vini e di distillati, una solida formazione nel mondo della ristorazione che gli deriva anche dall’impresa di famiglia, lei talentuoso architetto con la passione del restauro formatasi presso accreditati studi europei di respiro internazionale. Per quegli strani giri del destino, pur essendo un’affiatatissima coppia nella vita e nel lavoro, per pura omonimia portano lo stesso cognome, Buono appunto. Ad Ischia li chiamano i ‘Buonissimi’ e non solo per il loro cognome, come vedremo.
Alessandro ed Anna dal 2016 rincorrono un sogno: portare nell’ isola verde l’arte della distillazione artigianale. Nel 2021 inaugurano Distillerie Aragonesi nel centro storico di Ischia Ponte che, con i suoi 35 mq destinati alla produzione, si candida ad essere la distilleria più piccola del mondo. Dal locale destinato alla vendita si possono seguire le fasi della produzioni ed accedere ad una vecchia cisterna sotterranea adibita a locale d’invecchiamento. Il tutto ai piedi del Castello Aragonese in un edificio appartenuto ai monaci agostiniani. La scelta del centro storico non è casuale, come ci racconta Alessandro. E’da lì che parte la consapevolezza della propria identità in quanto, da sempre, i borghi si sono sviluppati intorno alle botteghe artigiane e dunque è necessario ridare ad essi la giusta centralità prima per gli autoctoni e poi per il turismo che diventa, in questo modo, esso stesso strumento per preservare il territorio. Alle pareti i dipinti di Marco Cecchi, artista ischitano che ha curato anche le etichette dei distillati. Su un lato del locale si può ammirare la riproduzione del Castello Aragonese, dall’altro la mappa del Mediterraneo, una sorta di monito a guardare sempre oltre i propri confini sia territoriali che mentali, perché la vera ricchezza è la diversità di tradizioni e di saperi.
Per comprendere appieno il pensiero su cui poggia Distillerie Aragonesi è necessario, però, fare un passo indietro partendo dal Portogallo dove l’arte dei distillati, soprattutto quelli di frutta, è di casa. E’da lì che ha preso forma il progetto di Alessandro ed Anna.
“Abbiamo iniziato dai fichi. Il mio grande desiderio era quello di realizzare un distillato a base di questo frutto che guarda al Mediterraneo. Nel mio lungo viaggiare avevo trovato delle realtà che producevano qualche distillato con questo ingrediente, ma il gusto era deludente, forse perché la produzione era eccessivamente industrializzata oppure per la materia prima. La folgorazione è avvenuta grazie all’incontro con don Luis, un anziano artigiano, nel sud del Portogallo, precisamente in Algarve – ci racconta Alessandro – . Qui ho subito ritrovato gli stessi profumi dei fichi e degli agrumi onnipresenti nella mia isola ed, in particolare, nel giardino dei miei nonni. E grazie a lui ho appreso la maggior parte di quello che so sulla distillazione tramandate da secoli nel suo paese. Per questo, quando ci siamo sposati nel 2016 è nato il progetto. Saperi così preziosi non potevano cadere nell’oblio”.
Il liquore era ottenuto dalla fermentazione spontanea di fichi autoctoni bianchi essiccati al sole a cui, in secondo momento, venivano aggiunti dei fichi violacei, sempre autoctoni a dare dolcezza. Il risultato era un liquore con una gradazione alcolica di 18°data dalla fermentazione del fico stesso, che ricorda i vini della Spagna meridionale, ottimo in accoppiamento ai formaggi ed ai dolci: era nato Figaro, il primo liquore della distilleria. I “Buonissimi” decidono di supportare questa realtà producendo lì la loro creatura (come avviene ancora oggi), divulgandola e distribuendola con immediato riscontro di pubblico. Il distillato è presente in circa 15 ristoranti stellati, nei bar dei grandi alberghi italiani, inglesi e portoghesi.
Dopo aver restituito a Figaro il valore che meritava, Alessandro continua nell’accurata ricerca di produttori artigiani quanto più prossimi al suo territorio e delle loro tecniche che rappresentano l’essenza della tradizione, una ricchezza dal valore inestimabile.
“Sebbene sia risaputo che il sud Italia non sia una terra particolarmente vocata alla distillazione, la storia c’insegna che, per l’esigenza di produrre alcol, sono sempre esistite piccole realtà, spesso a carattere familiare, che si dedicavano a quest’attività. Ad Ischia, ad esempio, fino ad ottanta anni fa si costruivano alambicchi, nell’ottica di un’economia poco rivolta agli scambi. In sintesi si distillava vino (spesso quello andato a male) che però conservava uno spettro aromatico vastissimo, dato dai vari vitigni presenti sull’isola. E dunque sarebbe stato molto interessante recuperare questa antica arte liquoristica ischitana”, tiene a precisare Alessandro.
I distillati di Distillerie Aragonesi a Ischia
Nel frattempo i ‘Buonissimi’ sono tornati a casa ed è allora che entra in scena “madame” carruba. Elemento simbolo dell’isola con la quale mantiene un legame antichissimo (era il cibo dei legionari romani), diventa ingrediente principe di Sciuscella, un delicato liquore realizzato con l’antico sistema di vinificazione detto in gergo “caurara”che consiste nell’arricchire il mosto con carrube, fichi e mele cotogne brevemente bolliti in una grande pentola, la caurara appunto, e di ‘On Carrubo, un amaro a base di genziana, arance, mela annurca, carrube, distillato di Falanghina. Sciuscella, liquore particolarmente adatto al palato femminile, vuole ricordare Sophia Loren mentre ‘On Carrubo, Vittorio De Sica, protagonisti di quegli anni Cinquanta che segnano, però, anche il declino della carruba.
Molto affascinante la storia di Frescura. Si tratta di un digestivo a base di miele, fiori, foglie di fico, erbe spontanee che Alessandro raccoglie all’alba in primavera, lasciandosi guidare unicamente dall’olfatto. E forse dalla memoria dei profumi del giardino dei nonni.
Non poteva mancare Purtuall che è, allo stesso tempo, omaggio all’amato Portogallo, terra d’origine del frutto, e ai magnifici aranceti ischitani. Le prime arance furono importate proprio dai portoghesi nel XV secolo. Molto spesso accadeva che i frutti cominciassero a fermentare nelle stive delle navi. E Purtual non è altro che vino d’arancia fortificato ed aromatizzato, anche in questo caso, da foglie profumate. Un esperienza olfattiva che ci riporta nelle stive quelle navi che solcavano il Mediterraneo.
L’ultimo nato è Gerone, il brandy d’Ischia, presentato con grande successo ad Ischia Safari 2022. La scelta del nome è indicativa di un nuovo inizio della distillazione ischitana, così come Gerone, il tiranno di Siracusa, pose le prime pietre del Castello aragonese.
Si tratta di un distillato di vino al 42% invecchiato con i tannini della carruba ed affinato in anfora di terracotta. E’ un distillato dalla grande complessità aromatica: si avvertono note di ciliegie, cacao, noce, vaniglia. Al palato le calde note del legno sono date dalla carruba che vanno a sostituire quelle del classico affinamento in botte. Un fine pasto che si differenzia dai classici brandy, in grado di essere apprezzato sia dagli amanti del rum, per le sue note dolci, che da quelli del whisky per i sentori di affumicato. Grazie alle sue originali caratteristiche, Gerone, il brandy d’Ischia si candida ad essere uno dei protagonisti nel mondo dell’alta miscelazione.
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