di Adele Elisabetta Granieri
Considerati da molti espressioni enologiche “old style”, è da un po’ di anni che i vini dolci non vanno più così di moda, e anzi sembra che vengano spesso prodotti quasi per personale soddisfazione del vignaiolo e di pochi suoi clienti affezionati. Eppure per questa tipologia in Italia possiamo fregiarci di antiche tradizioni e indiscutibili talenti, diffusi in ogni angolo della nostra penisola enoica. Iniziamo con il rifuggire l’idea di vini “da dessert”: chi l’ha detto che siano bottiglie da stappare solo con i dolci? Lasciamo che questi preziosi nettari di gioia allietino le nostre tavole dei giorni di festa, senza remore né pregiudizi, prendendo ispirazione dai consigli di alcuni giovani e talentuosi sommelier italiani. Già, questa volta saranno loro a consigliarci la loro etichetta preferita, o semplicemente del cuore, per chiudere in dolcezza i pasti di queste festività.
Qualcuno gioca in casa, come Manuele Menghini, sommelier di Lido 84 a Gardone Riviera: «Il mio vino per le feste è Sole di Dario dell’azienda Cantrina, di Bedizzole in Valtènesi. È un blend di Sauvignon, Semillon e Riesling in cui i profumi di albicocca, dattero e agrumi si fondono alle note speziate, che creano la suggestione di un viaggio verso luoghi lontani e si elevano in un sorso di grande freschezza ed equilibrio gustativo. È un vino a cui sono particolarmente legato, che possiede per me il potere evocativo della tavola imbandita e del calore umano».
Ha origini bulgare e trascorsi tedeschi, Alksandar Valentino Nikolaev, sommelier di Locanda Margon a Trento, ma da qualche anno a questa parte sembra legato indissolubilmente al Trentino: «La mia scelta ricade sul Vino Santo di Cantina Toblino, azienda che stimo molto per il valore aggregativo che ha per il territorio. Si tratta di una rara interpretazione di Nosiola, lasciata appassire sulle tradizionali arele fino all’inizio della settimana santa. È un vino dall’impianto olfattivo complesso, che spazia dai profumi di miele e nocciole tostate, fino alle note di fiori secchi e spezie, con un sorso vivace ed energico, mai stucchevole».
Resta nella sua terra Emanuele Izzo, sommelier di Piazzetta Milù a Castellammare di Stabia: «La mia idea di vino da portare a tavola per le feste fa leva sulla versatilità e la bevibilità, motivo per cui ho pensato al Lambiccato dell’azienda Chiara Morra di Castel San Lorenzo. Un vino dolce di tradizione antichissima, che si ottiene da uve Moscato vinificate attraverso uno speciale alambicco di iuta, fino ad ottenere un nettare d’uva di bassa gradazione alcolica, in cui i richiami floreali si susseguono alle note di miele d’acacia. Un vino gustoso, da sorseggiare senza remore, visto anche l’ottimo rapporto qualità-prezzo!”
Le suggestioni “familiari” guidano anche la scelta di Luca Caruso, manager di sala e cantina del Signum di Salina: «È la Malvasia delle Lipari di Nino Caravaglio il mio vino delle feste, un calice che ha fatto battere il cuore a tanti appassionati del buon bere. I grappoli selezionati vengono lasciati ad appassire al sole sui tipici cannizzi e poi vinificati per dar vita ad un vino dalle sfumature di ambra appena accennate, in cui le percezioni agrumate si fondono ai richiami di spezie del Maghreb e a delicati sbuffi iodati, che anticipano il sorso elegante e salino».
Dal cuore pulsante della capitale, Matteo Zappile, head sommelier e restaurant manager de Il Pagliaccio, si fa guidare nella scelta dal richiamo delle colline moreniche del Garda: «Per i giorni di festa scelgo un vino particolarmente evocativo del piacere dei sensi, il Moscato Giallo passito Duecuori dell’azienda Le Vigne di San Pietro. Un calice ricco di fascino e dalle prospettive sinuose, in cui i leggiadri richiami floreali si intersecano alle note dolci e accattivanti dell’uva sultanina e gli agrumi di Sicilia, facendo da preludio ad un sorso voluttuoso e saporito».
Walter Meccia, head sommelier del Four Seasons di Firenze si lascia ispirare da un fine pasto non necessariamente dolce per chiudere in alleggerimento: «Per concludere il pranzo festivo, che in aggiunta ai tradizionali dolci tipici può contemplare anche un bel piatto di formaggi, il mio consiglio è Calcaia di Barberani, un vino da uve Grechetto e Trebbiano appassite da muffa nobile. I sentori di albicocca e pesca si arricchiscono di profondi richiami di miele e propoli e di delicati soffi di zafferano e fanno da preludio ad un sorso pieno e suadente».
Non abbandona la Toscana Natascia Santandrea, sommelier e propretaria de La Tenda Rossa di Cerbaia, in Val di Pesa, e sceglie un passito dell’Isola d’Elba: «Alea Ludendo di Fattoria delle Ripalte viene prodotto da uve Aleatico raccolte nella prima settimana di Settembre e lasciate appassire su graticci per una settimana, a sole diretto. È un vino di grande complessità sia al naso che alla bocca, con ricordi di fiori, frutta e confettura. Oltre ai classici dolci al cioccolato e pasticceria secca, l’Aleatico trova nei formaggi piccanti, erborinati e non, un connubio straordinario».
Freschezza e grande bevibilità sono caratteristiche imprescindibili per la bottiglia consigliata da Pascal Tinari, sommelier e restaurant manager di Villa Maiella a Gurdiagrele. «La mia bottiglia della tavola festiva è il Moscato d’Asti di Massolino, un vino che esce un po’ fuori dalle righe per quanto riguarda la zona di produzione, ma che si caratterizza per grande equilibrio e vivacità gustativa, che donano dinamismo al sorso. Perfetto anche miscelato ad una birra lambic come la Kriek Boon, per creare un aperitivo inconsueto».
Da napoletano trapiantato al Nord ha ancora un pezzo di cuore che batte per il meridione, Antonio Casillo, sommelier de I Tigli in Theoria a Como: «Il Passito Rosso di Vitedaovest è un inno al sud Italia e ai dolci tradizionali a base di mosto cotto e cioccolato fondente. Un vino a base di Cabernet Sauvignon, Nero d’Avola e Nerello Mascalese, dai sentori di amarene sotto spirito e confettura di more, con delicati richiami balsamici ed un sorso succoso e saporito».
Per concludere, il consiglio di chi scrive: El Aziz delle Cantine Fina di Marsala, una vendemmia tardiva di uve Grillo dai profumi di fico d’India, scorza d’arancia e spezie mediorientali ed un sorso sinuoso ed avvolgente, ma al tempo stesso di grande vivacità e freschezza, con un piacevole finale ammandorlato. Un inno al Mediterraneo!
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