di Adele Elisabetta Granieri
Ci si può imbattere in deboli tonalità ramate o più intensi rosa shocking, in delicate tonalità cipria che strizzano l’occhio alla Provenza, fino ai quasi rossi abruzzesi: in Italia il rosato si declina in diverse sfumature. Ciò che accomuna questa tipologia, però, è la diffusa considerazione che si tratti di un vino divertente, fresco, immediato, adatto ai momenti di svago e ai palati meno esigenti, una sorta di ibrido tra bianco e rosso scelto prevalentemente dalle donne e bevuto rigorosamente d’annata e solo d’estate, preferibilmente ghiacciato. Anche nei ristoranti più blasonati non è raro imbattersi in carte dei vini con centinaia di referenze di ogni provenienza, ma quasi prive di rosé. Ma perché i rosati vengono così snobbati in Italia? Una delle ragioni dell’insuccesso va sicuramente ricondotta a quei tanti (troppi) produttori che decidono di fare rosato semplicemente per completare una gamma, come scelta aziendale, con un’uva qualunque, in territorio qualunque, con uno stile qualunque, basta che abbia un colore accattivante e che sia fresco e fruttato.
Eppure il rosato, quando realizzato con cognizione di causa – cosa assai rara e complicata -, è un vino di grande carattere e fortemente identitario, che ricopre una posizione assolutamente propria e definita nella scelta a tavola. L’innegabile versatilità che lo contraddistingue consente abbinamenti estremamente centrati e interessanti: basti pensare a certe tipologie di pizze, al pollame, al coniglio, ai pesci grassi o in guazzetto, ai salumi e ad alcune preparazioni a base di ortaggi o legumi.
Ecco 10 rosè “comme il faut”, con cui non si corre il rischio che ne resti il giorno dopo per sfumare il pesce:
– La Prevostura, “Corinna”: Prodotto da uve Nebbiolo vinificate nel territorio di Lessona, profuma di rosa, fragoline di bosco e mentuccia, con un bel sorso intenso, fresco e sapido. Prezzo: circa 11 euro
– Stefano Amerighi, “Syrosa”: Sulle pittoresche colline di Cortona, nasce questo Syrah luminoso e profondo, dalle note speziate ed il sorso invitante e polposo. Da bere anche dopo qualche anno. Prezzo: circa 13 euro
– Torre dei Beati, “Rosa-ae” Cerasuolo d’Abruzzo: Da uve Montepulciano, un Cerasuolo che profuma di fiori di campo, melograno ed erba fresca, succoso e saporito. Prezzo: circa 10 euro
– Tiberio, Cerasuolo d’Abruzzo: Ancora uve Montepulciano e ancora un Cerasuolo, che sa di lamponi e salvia, con un sottofondo di rabarbaro e genziana ed un sorso vivace e fragrante. Prezzo: circa 12.50
– Reale, “Getis” Costa d’Amalfi rosato: Da uve Piedirosso e Tintore, coltivate sulle colline di Tramonti, a ridosso del mare della Costiera Amalfitana, viene prodotto questo vino dai profumi di frutti di bosco e macchia mediterranea, dal sorso intenso e dalla bevibilità estremamente gradevole. Prezzo: circa 18 euro
– Apicella, Costa d’Amalfi rosato: Ancora Tramonti, ma stavolta uve Piedirosso e Sciascinoso, dai profumi di frutti di bosco e arancia rossa ed una bella nota minerale a dare profondità. In bocca è fresco, invitante e croccante. Prezzo: circa 12 euro
– Michele Calò e Figli, “Mijere”: Da vinificazione tradizionale “a lacrima” si ottiene questo Negroamaro dai profumi di amarena, fiori ed erbe aromatiche, dal sorso pieno e succoso. Prezzo: circa 10 euro
– ‘A Vita, rosato: Calabrese, da uve Gaglioppo, profuma di frutti rossi, rosa canina e timo, con una delicata nota iodata di sottofondo ed un sorso fresco, dal netto finale sapido. Prezzo: circa 14 euro
– Graci, Etna rosato: Da uve Nerello Mascalese, un rosato etneo dai sentori di agrumi, frutti rossi ed un’intrigante nota di cenere. In bocca è vivace e saporito, con un’elegante chiusura salina. Prezzo: circa 16 euro
– Bonavita, rosato: Ancora Sicilia, ma stavolta Faro e da un blend di Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Nocera. Un vino dalle note di scorza d’arancia, mirto e genziana e dal sorso fresco, minerale, di grande bevibilità, anche dopo qualche anno. Prezzo: circa 15 euro
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