di Tommaso Esposito
“Che tempo fa?” domanda che risuona sovente fin dal mattino, quando uno si alza e va alla finestra per osservare il cielo..
E. Bianchi, Il pane di ieri,p.15
Il risveglio degli ultimi giorni è sempre mattiniero.
Il tempo dell’ozio ti ha rapito e lentamente ti rilascia.
Ricominci a menare i ritmi della quotidiana follia urbana.
Oggi il cielo tende al sereno. Poche nuvole e il sole ne approfitta.
Via, giù verso Santa Maria al Bagno, la stazione balneare dei leccesi “in” d’una volta quelli che soggiornavano gran parte dell’anno, dalla tarda primavera all’autunno, nelle ville delle Cenante per sorvegliare le viti e gli ulivi.
All’edicola per il giornale.
E al gran bar, quello sulla piazza che mira il mare della piccola baia urbana, quasi un’enclave.
Un ridente cappuccino e cornetto per chi mi fa compagnia.
Per me un semplice caffè e “il pasticciotto”, of course.
Questa del pasticciotto leccese è una gran bella storia.
Su net leggerete che “il pasticciotto nasce nel 1745 a Galatina nella bottega pasticciera della famiglia Ascalone durante le festività diSan Paolo, guaritore delle tarantate. Nicola Ascalone si arrovella per inventare una novità che possa risollevare la critica situazione economica della bottega e tra una torta e un dolce si ritrova un impasto e un po’ di crema che non sono sufficienti per cuocere un’altra torta. Decide allora di utilizzare questi resti ponendoli in un piccolo recipiente di rame facendone una piccolissima torta di crema che lui stesso definisce un pasticcio. Mette ugualmente il pasticcio nel forno e lo regala ancora caldo a un passante. I complimenti e le lodi si sprecano. Il pasticcio è veramente ottimo e l’uomo ne vuole qualcuno da portare in famiglia. Nasce così il “pasticciotto de Lu Scalone”.
Non ho con me i sacri testi di Luigi Sada, che di gastronomia pugliese scriveva, per controllare quanto di vero abbia questa leggenda.
Ma frugando nella memoria questo dolce mi conduce al bocconotto e a tutte le sue varianti regionali.
Compresa quella napoletana con crema e amarena: https://www.lucianopignataro.it/a/bocchinotti-allamarena-ricetta-del-cavalcanti/5159/
E quella salace e licenziosa evocata da Peppe Barra quando interpreta “I Fantasmi di Monsignor Perrelli”.
Avevo un prozio pasticcere che non appena mi vedeva mi faceva assaggiare il suo bocconotto farcito di crema e ricotta aromatizzate intensamente al limone.
Questo pasticciotto salentino è fatto soltanto di pasta frolla e crema pasticcera. Nessun aroma se non quello delle uova e forse un po’ di vaniglia.La fragranza dello strutto, che nella ricetta tradizionale è d’obbligo al posto dell’ orrida margarina, lo rende friabile e gustoso al palato.
Null’altro.
Ah, cè poi l’accorto marketing pugliese che lo ha reso dolce tipico del Salento e fatto inserire nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali.
La buona politica e Il buon giorno si vedono dal mattino.
Diario del Salento-1-I pomodori secchi
Diario del Saletno -2. Suggestioni di arrivo
Diario del Salento- 3. Patù, pasticceria Picci
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